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Nuovo percorso di fusione nel modenese, Lama Mocogno e Montecreto verso il Comune unico

La Giunta regionale ha approvato oggi il progetto di legge per l’istituzione di uno nuovo Comune che potrebbe nascere dalla fusione dei municipi di Lama Mocogno e Montecreto, nella provincia di Modena.
La decisione della Giunta regionale fa seguito all’istanza congiunta del 21 maggio scorso con la quale i sindaci di Lama Mocogno e Montecreto hanno chiesto alla Giunta regionale di presentare un progetto di legge per la loro fusione.
La fusione è prevista con decorrenza dal 1 gennaio 2019, previo espletamento di un referendum consultivo che si prevede di organizzare nel mese di ottobre. Le elezioni degli organi del nuovo Comune potranno avvenire solo nella primavera 2019, mentre gli attuali organi comunali decadranno dal 1 gennaio 2019. Pertanto i primi mesi del 2019 il Comune nascente da fusione dovrebbe essere retto da un Commissario prefettizio.
“La Regione- commenta l’assessora al Riordino istituzionale Emma Petitti- come sempre intende mettere a disposizione tutti gli strumenti per cercare di favorire questo percorso di partecipazione, con l’obiettivo di fornire i migliori servizi, cercando di mantenere, ove possibili, costi sostenibili. Alla fine del percorso prevarrà la strada scelta dai cittadini attraverso un referendum democratico”.

Lamo Mocogno e Montecreto in cifre
Nel Comune di Lama Mocogno all’1 gennaio 2017 risultavano 2.716 abitanti su una superficie di 63,75 chilometri quadrati, mentre a Montecreto i residenti, alla stessa data erano 931 su una superficie di 31,15 chilometri quadrati.
I due Comuni fanno parte dell‘Unione del Frignano, istituita nel 2014 a seguito della soppressione della Comunità montana, alla quale hanno conferito diverse funzioni tra le quali lo Sportello unico attività produttive, i Servizi informatici, la Polizia municipale, i Servizi sociali e la Protezione civile. Sono tra loro vicini e ricompresi nel distretto socio-sanitario “Pavullo nel Frignano” e nell’Ambito Territoriale del Frignano.
La superficie complessiva derivante dalla possibile fusione risulterà di circa 95 kmq per un totale di 3.647 abitanti e il Comune che potrebbe nascere potrà contare su contributi regionali e statali. Nel caso specifico, quelli regionali ammonterebbero a 56.195 euro all’anno (561.950 in dieci anni) e quelli statali a 723.110 l’anno (7.231.100 in dieci anni) per un totale annuo di 779.3005 euro (7.793.050 euro nell’arco di dieci anni).

Unioni dei Comuni e come sostenerle. Ne abbiamo parlato a Forlì

 

A Forlì, al convegno organizzato dal centro studi Melandri, con il sindaco Davide Drei, il presidente dell’Unione Giorgio Frassineti e la vice Rosaria Tassinari. Un interessante confronto tra amministratori locali sul tema delle Unioni: come sostenerle per le integrazioni delle politiche territoriali e l’azione amministrativa dei nostri Comuni.

Verso il nuovo Programma di riordino territoriale, incontro coi presidenti delle Unioni di Comuni

Criteri e obiettivi per sostenere e incentivare la gestione associata delle funzioni e dei servizi in capo ai Comuni. E’ il nuovo Programma di riordino territoriale (Prt), che è stato presentato questo pomeriggio nella sede regionale di viale Aldo Moro 50, a Bologna, ai presidenti delle Unioni dei Comuni dell’Emilia-Romagna. Una tappa del percorso in vista dell’approvazione in Giunta del Prt 2018-2020, prevista nelle prossime settimane.

Attualmente in Emilia-Romagna sono presenti 43 Unioni, che coinvolgono 280 Comuni sui 331 presenti. Nel corso del 2018 sono state inoltre presentate sei istanze di fusione che interessano dodici municipi: Formignana e Tresigallo (Ferrara); Berra e Ro (Ferrara); Castenaso e Granarolo (Bologna); Baricella e Malalbergo (Bologna); Colorno e Torrile (Parma); Sorbolo e Mezzani (Parma). I referendum nei Comuni interessati si svolgeranno in autunno.

“Il Programma di riordino territoriale è frutto di un percorso partecipato con gli interlocutori istituzionali e di un lavoro di analisi e approfondimento condiviso con i rappresentanti delle Unioni, Anci e Uncem- ha dettol’assessora al Bilancio e Riordino istituzionale Emma Petitti-.In questo contesto è stata importante l’azione della Regione come motore fondamentale dell’integrazione territoriale, volta alla gestione dei servizi ma anche culturale e sociale. Il Prt è un tassello di un disegno di riordino istituzionale e territoriale complessivo che la Regione Emilia-Romagna sta definendo e portando avanti nell’ambito del piano delle riforme istituzionali, oggetto di concertazione con lo Stato per l’ottenimento dell’autonomia regionale differenziata (ex art. 116 Costituzione). In questo quadro, abbiamo l’obbligo e il dovere di guardare avanti e di essere lungimiranti sulle scelte che oggi siamo chiamati a fare con interventi, non solo normativi, che consentano agli enti locali di governare le nuove sfide e di continuare, come territorio emiliano-romagnolo, a essere competitivi e attrattivi dal punto di vista economico”.