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Riordino istituzionale: firmato l’accordo tra Regione, Città metropolitana e sindacati

E’ stato firmato oggi a Palazzo Malvezzi dal sindaco metropolitano Virginio Merola, dall’assessore regionale al Bilancio, Risorse Umane e Riordino istituzionale Emma Petitti, e dai rappresentati delle Organizzazioni Sindacali CGIL, CISL e UIL regionali e metropolitane, di Bologna e Imola, l’Accordo sulla “Verifica del percorso di attuazione dell’Intesa generale quadro tra la Regione Emilia-Romagna e la Città metropolitana di Bologna, sottoscritta il 13 gennaio 2016” e sull’attuazione del riordino istituzionale.
“Le parti – si legge nell’accordo – hanno condiviso la necessità di proseguire un percorso di riflessione e di approfondimento congiunto sui temi della governance istituzionale, convenendo in particolare che un sistema di governance efficace ed efficiente, che persegua obiettivi generali come il benessere della comunità, la piena e buona occupazione, la tutela dell’ambiente, lo sviluppo sostenibile, riconosce nella partecipazione, la cooperazione interistituzionale e la relazione con i soggetti sociali intermedi, elementi fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi contenuti sia nel Patto Regionale per il Lavoro che nel Patto Metropolitano per il Lavoro”.
Per ribadire l’importanza di una continuità nelle relazioni sindacali con le categorie del pubblico impiego, nell’accordo le parti convengono inoltre “sull’esigenza di consolidare maggiormente, in via permanente, il metodo del confronto con le rappresentanze sindacali, relativamente agli atti che verranno via via definiti, condividendo, sin da subito, la necessità di incontrarsi, almeno una volta all’anno, per svolgere puntuali verifiche e un monitoraggio costante sullo stato di avanzamento del processo di riordino istituzionale”.
Infine nell’accordo si condivide l’importanza dell’unità di intenti tra Regione e Città metropolitana per dare attuazione ai contenuti ed alle previsioni del Piano Strategico Metropolitano 2.0, che sarà approvato nei prossimi giorni, e la prosecuzione del “confronto e l’aggiornamento reciproco in merito alla proposta della Regione Emilia-Romagna volta ad ottenere ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, ai sensi dell’articolo 116, comma terzo della Costituzione” che nelle prossime settimane proseguirà anche nel rapporto con il nuovo Governo.
La nuova governance maturata ad esito dell’approvazione della legge 13 e dell’Intesa generale quadro tra Regione e Città metropolitana garantirà la prosecuzione del lavoro finalizzato alla valorizzazione della relazione interistituzionale tra Regione e Città metropolitana funzionale allo sviluppo dell’intero territorio regionale.

Inoltre l’accordo prevede il rafforzamento del ruolo delle Unioni dei Comuni all’interno della Città metropolitana; l’incremento delle funzioni comunali da esercitare in Unione, meccanismi disincentivanti all’uscita dei Comuni dalle Unioni e stabilisce un metodo di coinvolgimento permanente delle parti sociali nella prosecuzione del processo di riordino istituzionale.

In Città Metropolitana per fare il punto sull’Intesa quadro con la Regione

In città metropolitana di Bologna con il Sindaco Virginio Merola e le rappresentanze sindacali per fare il punto sullo stato di attuazione dell’Intesa generale quadro tra Regione e Città metropolitana.

“Bologna-Firenze, andata e ritorno”, facciamo il punto sulle Città metropolitane

“Bologna – Firenze, andata e ritorno”. Oggi a Loiano, cuore dell’Appennino Tosco-Emiliano, con Dario Nardella, Fausto Tinti, Vittorio Bugli e tanti amministratori per fare il punto sulle Città metropolitane di Bologna e Firenze, una giornata di discussione e progettazione sugli obiettivi del protocollo firmato a novembre dai sindaci Merola e Nardella.

Innanzitutto, occorre fare una riflessione introduttiva sul tema degli enti intermedi, perché è in questo contesto che ci troviamo ad operare.

Ci sono virtuosismi che possiamo mettere in campo, ma ci sono stati anche problemi che abbiamo dovuto risolvere in seguito alla riforma degli enti intermedi avviata dalla Legge Delrio, rispetto ai quali siamo intervenuti, in Emilia-Romagna, con l’approvazione della Legge Regionale 13.

Ad esempio, abbiamo dovuto gestire la mobilità di oltre 1.600 persone, che oggi lavorano in regione grazie agli accordi che abbiamo fatto con tutti i Presidenti delle Province e con i Sindacati. Abbiamo provato a dare risposte senza pregiudicare l’operatività amministrativa delle strutture coinvolte, tutelando al tempo stesso l’occupazione dei lavoratori degli enti provinciali coinvolti dal processo di riforma, dovendo gestire anche diversi problemi alla funzionalità del sistema, che in regioni avanzate come la nostra, non è stato facile superare.

La risposta che abbiamo inteso dare non ha previsto percorsi imposti dall’alto, ma passaggi di condivisione dal basso che sono stati attuati anche grazie alla preziosa collaborazione delle rappresentanze sindacali.

Venendo più da vicino al tema di oggi, come ben sapete, sin dall’approvazione della Legge 13 abbiamo lavorato, da subito, alla costituzione della Città Metropolitana; che ad oggi, come risulta da molti recenti studi, è una delle poche città metropolitane che opera realmente seguendo la sua mission di “motore dello sviluppo regionale”.

L’obiettivo è quello di rafforzare ulteriormente la sinergia tra tutti i territori provinciali della regione assegnando alla Città Metropolitana di Bologna, con lo strumento dell’Intesa generale Quadro, il ruolo di hub regionale, per usare un termine adoperato in materia aeroportuale.

Di recente La Città Metropolitana ha approvato una Convenzione con le province di Modena e Ferrara, per la realizzazione di politiche in area vasta.

Non bisogna nemmeno dimenticare le altre convenzioni di Area vasta, come quelle approvate dalle Province della Romagna, da Parma e Piacenza (aperta all’adesione di Reggio Emilia), partecipando attivamente all’elaborazione del nuovo Piano strategico metropolitano 2.0.

 

Le intese di area vasta sono il frutto di un lavoro tenace dei nostri amministratori capaci, in qualche modo, di raccogliere la sfida lanciata dalla Regione sul tema delle riforme.

L’obiettivo che ci siamo assegnati è quello di stimolare al massimo la capacità dei territori di essere “area vasta” per programmare e svolgere servizi aldilà dei confini amministrativi.

Le sinergie tra sistemi economici, produttivi, sociali e culturali permetteranno, nei prossimi anni, di cogliere sfide sempre più difficili su cui la Regione sta investendo.

Il fatto che le Amministrazioni, insieme alle rappresentanze sociali e imprenditoriali, si siano impegnate a condividere visioni unitarie di sviluppo, ritengo sia una cosa fondamentale. Solo condividendo diverse modalità di promozione degli investimenti e definendo politiche educative connesse con quelle di sostegno al lavoro, riusciremo a compiere il percorso di sviluppo perseguito dalla Regione in questa legislatura.

Altro elemento che la legge 13 ha affrontato, ma che svilupperemo meglio nel prossimo PTR, è quello relativo all’incentivazione e allo stimolo delle Unioni di Comuni, da tanti anni riconosciute come soggetti in grado di far crescere e sviluppare, a livello locale, le politiche di carattere sociale, assistenziale e di sviluppo; elevare la contrattazione a livello di Unione e di Distretto, stimolare lo sviluppo di nuovi percorsi di Fusione di Comuni sono solo alcuni degli obiettivi del nuovo PTR.

Anche in questo caso abbiamo deciso di svolgere un percorso partecipato costruito partendo dalla creazione di gruppi di lavoro settoriali che hanno analizzato, per singolo ambito funzionale, pregi e difetti dello stare “insieme” in Unione.

Come saprete, siamo anche arrivati ad una tappa importante del percorso che come Regione stiamo facendo sul tema del regionalismo differenziato, ai sensi dell’art. 116 comma terzo della Costituzione, quella che comunemente viene definita ‘autonomia regionale’.

Lo scorso 28 febbraio A Roma, a Palazzo Chigi, insieme al presidente della Regione Bonaccini, abbiamo firmato col Sottosegretario agli Affari regionali Bressa, l’Accordo preliminare tra Governo e Regione Emilia-Romagna sull’autonomia rinforzata. Oltre al presidente Bonaccini, hanno firmato un accordo analogo col Governo, relativo alle loro Regioni, anche i presidenti della Lombardia e del Veneto, che hanno condiviso con l’Emilia-Romagna il Tavolo di negoziato con l’esecutivo nazionale. Ora la palla passa al nuovo Parlamento e al nuovo Governo, in quanto quest’ultimo dovrà presentare il disegno di legge governativo alle Camere, alle quali spetterà l’approvazione finale.

È indubitabile che l’iniziativa dell’Emilia-Romagna, insieme a quelle di Lombardia e Veneto, hanno avuto il pregio di riaprire il dibattito sul futuro del regionalismo italiano, in quanto è necessario rinnovare percorsi e programmi anche sul tema che riteniamo cruciale, quello delle politiche istituzionali a partire proprio dalle autonomie territoriali.

Questa può essere l’occasione sia per sperimentare un nuovo sistema di valorizzazione delle peculiarità dei territori accompagnato a nuove modalità e nuovi paradigmi per il finanziamento delle funzioni territoriali.

La logica di questa azione deve comunque concretizzarsi avendo a mente la prospettiva, ben più ampia, che si è sviluppata con la proposta dell’Emilia-Romagna.

La centralità che tornano ad assumere i temi delle autonomie territoriali è efficacemente testimoniata, del resto, dalla rapida diffusione di iniziative analoghe in altri contesti regionali. Non mi riferisco solamente alle iniziative di Lombardia e Veneto, precedute, come ben sappiamo, da importanti consultazioni referendarie, ma anche a quelle, recentissime, intraprese da Liguria e Piemonte.

Si tratta, in ogni caso, di Regioni, queste, che al di là delle diverse tradizioni politiche, esprimono con forza l’esigenza di superare il disagio che le forme di centralismo statale, prodotte nell’ultimo decennio dalla c.d. legislazione di crisi, hanno generato anche nei contesti regionali più “virtuosi” e nei relativi sistemi delle autonomie territoriali.

 

A proposito di politiche virtuose, abbiamo salutato molto positivamente la sottoscrizione del protocollo tra le Città Metropolitane di Bologna e Firenze perché mi pare chiaro che attraverso questo strumento si intendono individuare gli ambiti di interesse comune su cui sviluppare, nel quadro delle politiche regionali e di area vasta, una piattaforma di progetti condivisi.

È stato a questo scopo predisposto il protocollo d’intesa tra le due Città, con la previsione di lavorare insieme per l’attuazione di aspetti comuni dei rispettivi Piani strategici, sui rapporti internazionali, per la progettazione europea, lo sviluppo sostenibile e l’economia, il turismo, la cultura e l’innovazione amministrativa e urbana; cosa importante, viene individuato l’Appennino tosco-emiliano come cerniera e collegamento tra sistemi ambientali che sono omogenei, che hanno valori culturali comuni, unitamente a storia e paesaggio.
C’è attenzione anche alla cooperazione istituzionale tra le due Città, come ambiti di innovazione nelle politiche nazionali e come titolari di un ruolo ben preciso che è previsto dalle politiche di coesione dei fondi dell’Unione Europea.

Va ricordato, che parliamo delle uniche Città metropolitane confinanti in Italia, collegate da una velocissima infrastruttura ferroviaria e da una nuova infrastruttura autostradale che negli ultimi anni hanno ridotto enormemente la distanza tra i due capoluoghi. Ma non solo. I punti che accomunano Bologna e Firenze sono tanti, ne cito solo alcuni:

– le Regioni Emilia-Romagna e Toscana identificano nei rispettivi sistemi metropolitani gli ambiti territoriali in grado di contribuire in modo decisivo al posizionamento dei propri sistemi tra le regioni europee più avanzate;

– parliamo di due aree che assommano circa 2 milioni di abitanti, pertanto fondamentali dal punto di vista sociale ed economico nel sistema-paese;

– sono due territori col tasso di disoccupazione tra i più bassi in Italia;

– dal punto di vista commerciale, siamo in presenza di territori con la capacità di esportazione tra le più alte del paese.

 

 

Città Metropolitana e lavoro pubblico. A convegno con la Cgil

Lavoro pubblico, riforme del sistema regionale e locale e della Città metropolitana e infine il percorso di regionalismo differenziato che è al centro del dibattito politico e istituzionale delle ultime settimane. Sono gli argomenti affrontati questa mattina a Bologna all’iniziativa organizzata dalla Cgil sul tema “Città Metropolitana e lavoro pubblico”.

Sottoscritta l’intesa di “area vasta” tra Bologna, Modena e Ferrara

Mercoledì 29 novembre è stata sottoscritta l’intesa di area vasta tra la città metropolitana di #Bologna e le province di #Modena e #Ferrara, frutto di un lavoro tenace dei nostri amministratori e capace di raccogliere la sfida della nostra Regione sul tema delle riforme, un traguardo importate che riguarda tutto il tessuto sociale ed economico dei nostri territori. La capacità del territorio emiliano di essere area vasta aldilà dei confini amministrativi. Le sinergie tra sistemi economici, produttivi e culturali permetteranno nei prossimi anni di cogliere sfide sempre più competitive su cui la Regione sta investendo. L’obiettivo è rafforzare ulteriormente la sinergia tra i territori provinciali dell’Emilia centrale in un’ottica di area vasta, con il ruolo di hub dell’intero territorio regionale assegnato alla Città Metropolitana dalla legge nazionale prima e confermato poi dalla legge regionale e dall’Intesa generale Quadro (prima ed unica in Italia, sottoscritta dalla Regione con la stessa Città Metropolitana). La ricerca di nuove sinergie funzionali allo sviluppo socio economico di quella porzione di territorio nasce dalla presenza di numerosi elementi di omogeneità a partire da quelli storici e culturali: presenza di un sistema museale, il ricorrere di caratteristiche architettoniche omogenee dei centri storici e degli edifici religiosi (città d’arte), così come comuni sono il sistema ambientale, il paesaggistico rurale e la forte tradizione eno-gastronomica (food valley). Ulteriori aspetti di forte interesse per lo sviluppo di tali connessioni sono dati dalla presenza delle tre Università e da una rete per la ricerca, strettamente connessa con il sistema produttivo insediati in quell’area. Altri elementi di connessione sono dati dalla presenza di un sistema fieristico integrato, da forti connessioni dei sistemi di mobilità e delle piattaforme logistiche oltre che dalla presenza di uno scalo aeroportuale di livello internazionale, e infine dalle forti relazioni date dalle vocazioni turistiche e dai relativi prodotti (“città d’arte”, “food valley”, “motor valley”).