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Autonomia differenziata: la nostra proposta consegnata alla ministra Stefani

Al Ministero per gli Affari Regionali con la ministra Erika Stefani per consegnare la nostra proposta sull’autonomia differenziata. 15 materie condivise con l’Assemblea legislativa e con le forze sociali, economiche ed istituzionali del nostro sistema regionale. Ambiti che riguardano le politiche strategiche dell’Emilia Romagna, per continuare a crescere ed essere competitivi.

“L’incontro è andato davvero molto bene, con la piena e reciproca volontà di collaborare insieme per arrivare all’obiettivo comune, che per quanto ci riguarda è la maggiore autonomia per l’Emilia-Romagna. Con l’auspicio, ribadisco, che ci sia il via libera del Parlamento entro l’anno”. Il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, esprime tutta la sua soddisfazione al termine della riunione avuta nel pomeriggio a Roma con la ministra per gli Affari regionali, Erika Stefani, alla quale ha consegnato il progetto per ottenere un regionalismo differenziato per l’Emilia-Romagna, con la proposta, illustrata ieri in Assemblea legislativa e in precedenza alle parti sociali riunite nel Patto per il Lavoro, di un aumento delle competenze di cui la Regione chiede la gestione diretta. Alle 12 già definite, infatti, si aggiungonoagricoltura, acquacoltura, protezione della fauna e attività venatoria;cultura e spettacoloesport: in totale 15, tutte nell’ambito di aree strategiche comepolitiche per il lavoro,istruzione,sanità,tutela dell’ambiente e dell’ecosistema,relazioni internazionali e rapporti con la Ue.

“Ci sono le condizioni per accelerare- prosegue Bonaccini, affiancato nella delegazione regionale dall’assessore al Riordino istituzionale, Emma Petitti-. Infatti, possono già partire i tavoli tecnici di approfondimento sulle singole materie. Nel frattempo, la Regione perfezionerà la sua proposta anche sulle nuove materie presentate ieri in Aula: abbiamo intenzione di proseguire con il pieno coinvolgimento dei Gruppi consiliari e dell’Assemblea legislativa come fin qui accaduto, nonché con le rappresentanze sociali e istituzionali. Un aspetto- sottolinea-, quello della maggior condivisione possibile con la società regionale, molto apprezzato dal Governo”.

Prima dell’incontro, in Conferenza delle Regioni sempre sul tema del regionalismo differenziato Bonaccini e Stefani hanno condiviso, in positivo, altri due elementi: “Anzitutto altre Regioni stanno decidendo di intraprendere la strada che per primi come Emilia-Romagna abbiamo battuto, e questo ci conforta sulla bontà della scelta fatta. In secondo luogo, come si è visto anche nel dibattito in assemblea ieri, tutte le forze politiche condividono la scelta di fondo. Certo- precisa il presidente della Regione- ciascuno con la propria sensibilità e il proprio punto di vista, ma è estremamente importante e positivo che questo nuovo processo riformatore avvenga senza strappi e contrapposizioni”.

Infine, “abbiamo posto una questione di metodo sia in Conferenza delle Regioni, sia con la ministra, su cui abbiamo registrato consenso: affinché il percorso sia lineare, trasparente e non conflittuale, è importante individuare uno strumento normativo uguale per tutte le Regioni. È legittimo avere opinioni diverse su quale sia lo strumento preferibile. Noi abbiamo fatto le nostre proposte, e cioè una proposta di legge governativa sulla base dell’intesa definitiva con le Regioni, approvata dalle Camere a maggioranza qualificata, e ci confronteremo. Certamente non faremo barricate e non abbiamo preclusioni, purché si trovi la soluzione più efficace e condivisa per fare in fretta e bene. Ma alla fine- chiude Bonaccini- servirà una scelta comune e mi conforta aver trovato condivisione anche su questo”.

A Bergamo, al convegno nazionale di Upi, per affrontare il rilancio del sistema istituzionale

A Bergamo con il Presidente Stefano Bonaccini all’Assemblea nazionale di Upi per affrontare il rilancio del Sistema Istituzionale in una nuova fase politica del Paese. La Regione Emilia-Romagna porta al confronto la propria esperienza, avviata dopo l’esito della riforma costituzionale e un processo di riforma istituzionale restato incompiuto a livello nazionale. Autonomia differenziata per un nuovo regionalismo e per rafforzare la governance delle autonomie territoriali oltre che le politiche strategiche della nostra Regione finalizzate ad aumentare competitività dell’intero sistema economico e sociale. Gli enti provinciali vanno ripensati con legislazione nazionale per recuperare soprattutto i luoghi di presidio politico, oltre che organizzativo, delle funzioni fondamentali quali pianificazione territoriale e strategica, ambiente, viabilità. Le Unioni dei Comuni vanno incentivate, sostenute per tutti i servizi di prossimità ai cittadini e imprese soprattutto per i piccoli comuni della nostra Regione. Serve un disegno strategico che tenga insieme l’intero sistema Paese e garantisca semplificazione, competitività e innovazione delle nostre Istituzioni.

A Roma dalla ministra Stefani per proseguire il percorso sull’autonomia dell’Emilia-Romagna

 

 

Maggiore autonomia per l’Emilia-Romagna già entro la fine dell’anno, con la legge approvata dal Parlamento. E’ l’obiettivo che il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, indica al termine dell’incontro con la ministra per gli Affari regionali, Erika Stefani, che sancisce l’avvio del negoziato col nuovo Governo sul progetto di autonomia rinforzata, nell’ambito del percorso previsto dall’articolo 116, terzo comma, della Costituzione e dopo l’Accordo preliminare firmato con l’Esecutivo precedente insieme a Lombardia e Veneto lo scorso 28 febbraio. La Regione Emilia-Romagna punta ad avere la gestione diretta, e con risorse certe, di numerose competenze in aree strategiche come politiche per il lavoro, istruzione, sanità, tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, relazioni internazionali e rapporti con la Ue.

“Sull’ottenimento di una maggiore autonomia per l’Emilia-Romagna facciamo sul serio”, afferma il presidente Bonaccini al termine dell’incontro, avvenuto nella sede del Dicastero e al quale era presente anche l’assessore al Riordino istituzionale, Emma Petitti. “Ringrazio la ministra Stefani per la disponibilità e le parole improntate alla massima collaborazione- prosegue-, per aver ribadito che questo è uno degli obiettivi del Governo, oltre ad aver apprezzato che poche settimane dopo l’insediamento vi sia già stato l’incontro con le tre Regioni firmatarie di un Accordo preliminare storico con il precedente Esecutivo. E io ho ribadito che vogliamo fare bene e velocemente. L’obiettivo è quello di arrivare a chiudere il percorso legislativo già entro l’anno, con l’approvazione della legge e la maggiore autonomia per l’Emilia-Romagna che diventa realtà. E l’auspicio è che tale percorso si chiuda insieme a Lombardia e Veneto, che accogliemmo al tavolo del negoziato dopo aver iniziato per primi il confronto, e questo perché, come ho sempre detto, rappresenterebbe un risultato storico che andrebbe a beneficio dei nostri territori e dei nostri concittadini al di là delle appartenenze politiche. Ed entro fine luglio, come ho detto alla ministra Stefani, intendo portare in Assemblea legislativa il documento, da condividere insieme ai Gruppi consiliari, che fissi definitivamente le competenze che chiediamo, che potranno aumentare rispetto alle 12 già individuate, per portarlo all’attenzione del Governo”.

“Non chiediamo una Regione a Statuto speciale- prosegue il presidente della Giunta- bensì l’autonomia rinforzata, così come previsto dalla Costituzione e nell’ambito dell’unità nazionale, per noi intoccabile, per vedere premiati territori virtuosi e con i conti in ordine, e l’Emilia-Romagna lo è. Attraverso l’autonomia rinforzata siamo convinti che l’Emilia-Romagna abbia la possibilità di continuare a crescere, creare sviluppo e buona occupazione, aumentando l’attrattività della nostra regione, continuando a potenziare e innovare il welfare e la sanità regionali, aiutando chi ha bisogno. E voglio sottolineare come l’Emilia-Romagna sia arrivata fin qui attraverso un percorso ampiamente partecipato fin dall’inizio, attraverso la condivisione del progetto con tutte le parti sociali – sindacati, imprese, rappresentanze economiche -, gli enti locali e i territori, le università e le associazioni del Terzo settore riunite nel Patto per il Lavoro. Insieme- chiude Bonaccini– abbiamo deciso e scritto i documenti con le competenze richieste, poi modificato e integrato in Assemblea legislativa regionale, da cui ho ricevuto il mandato al negoziato col Governo e alla firma dell’Accordo preliminare senza alcun voto contrario, con il via libera della maggioranza e l’astensione della minoranza”.

Via al negoziato

L’articolo 116 della Carta costituzionale, al terzo comma prevede l’attribuzione alle Regioni a statuto ordinario di ulteriori “forme e condizioni particolari di autonomia” attraverso una legge dello Stato approvata a maggioranza assoluta, sulla base di un’intesa fra il Governo e la Regione interessata.

Il confronto riparte dunque sulla base dell’Accordo preliminare sulla autonomia rinforzata firmato con il Governo lo scorso 28 febbraio. Le competenze di cui l’Emilia-Romagna richiede la gestione diretta rientrano in materie strategiche per continuare a crescere secondo un modello di sviluppo sostenibile, oltre a rafforzare e innovare i servizi di cura e sostegno alle persone. Questo attraverso risorse certe ottenute con la compartecipazione al gettito dei tributi erariali generato sul territorio regionale, o riserva di aliquota, e adottando il criterio dei fabbisogni standard, superando così quello della spesa storica: si passa cioè dai trasferimenti alle Regioni sulla base di quanto speso dall’amministrazione regionale l’anno precedente, con costi per lo stesso servizio spesso molto diversi da territorio a territorio, a quelli definiti prendendo a riferimento la Regione più virtuosa, ovvero al costo di un servizio determinato nelle migliori condizioni di efficienza e appropriatezza.

 

L’autonomia regionale, un nuovo traguardo per l’Emilia-Romagna

A cura di Emma Petitti, Assessora regionale al Riordino istituzionale

 

In questi ultimi mesi si sente parlare spesso di autonomia regionale, a proposito di tre iter amministrativi avviati da alcune regioni italiane: Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto.

Vorrei cogliere l’occasione per entrare nel merito del significato di questa scelta per la nostra regione, soffermandomi più su quello politico rispetto a quello tecnico, che spesso rischia di divenire incomprensibile ai non addetti ai lavori.

L’articolo 116 comma terzo della Costituzione italiana consente l’attribuzione alle Regioni a statuto ordinario di prevedere “forme e condizioni particolari di autonomia” attraverso una legge dello Stato approvata a maggioranza assoluta, sulla base di un’intesa fra il Governo e la Regione interessata; si tratta di fatto di una forma di autonomia rinforzata con cui migliorare i già alti standard di rendimento delle istituzioni regionali e locali a beneficio dell’intera comunità emiliano-romagnola (cittadini, imprese, enti territoriali, associazioni, agenzie formative), attuare modelli organizzativi sempre più innovativi e portare sempre più vicino ai territori funzioni rilevanti.

 

Quale obiettivo ci poniamo….

La nostra iniziativa non punta a far nascere una nuova Regione a statuto speciale, bensì a valorizzare le vocazioni territoriali e la capacità di governo che la Regione e il sistema delle autonomie dell’Emilia-Romagna possono ulteriormente esprimere, fermi restando i capisaldi dell’ordinamento costituzionale, rappresentati dall’unità giuridica, economica e finanziaria della Nazione e dall’assoluta conferma del principio perequativo e dei valori solidaristici e cooperativi sui quali è fondata la fiscalità nazionale. Proprio nel contesto nazionale, la Regione Emilia-Romagna può mettere in campo un modello di autonomia rafforzata col quale contribuire alla crescita di tutto il Paese, incrementando gli standard di rendimento delle istituzioni, concorrendo alla riorganizzazione concreta delle politiche territoriali e, più in generale, all’ammodernamento dello Stato e alla razionalizzazione della spesa pubblica.

… e su quali competenze

4 aree strategiche: politiche del lavoro, istruzione, tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, salute 12 materie di cui la Regione chiede la gestione diretta: rapporti internazionali e con l’Unione Europea delle Regioni, tutela e sicurezza del lavoro, istruzione (salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche), commercio con l’estero, ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all’innovazione per i settori produttivi, governo del territorio, protezione civile, coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, tutela della salute, norme generali sull’istruzione,

tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali, giustizia di pace. Alle quattro aree strategiche si accompagnano poi il coordinamento della finanza pubblica, la partecipazione alla formazione e all’attuazione del diritto dell’Unione Europea, nonché alla governance istituzionale.

 

Come abbiamo deciso di procedere

Per realizzare il progetto, la Regione Emilia-Romagna intende presentarsi al negoziato col Governo forte di una proposta condivisa con l’intera comunità regionale. Consideriamo essenziale fare rete, agendo insieme a città e territori, parti sociali e organizzazioni economiche, università, Terzo settore. Attraverso il confronto e la partecipazione puntiamo alla condivisione dell’idea di sviluppo fondata su una forte coesione ed equità sociale, che metta ancor più l’Emilia-Romagna nelle condizioni di competere con le aree più avanzate in Europa e nel Mondo, di attrarre investimenti, saperi e competenze e, allo stesso tempo, di non lasciare indietro nessuno.

 

L’iter tecnico procedurale è il seguente:

1) approvazione da parte della Giunta regionale del Documento di indirizzi per l’avvio

del percorso finalizzato all’acquisizione di ulteriori forme e condizioni particolari di

autonomia ai sensi dell’articolo 116, comma terzo, della Costituzione;

2) confronto in Assemblea legislativa e adozione di una risoluzione da parte dell’Aula;

3) svolgimento del negoziato e sottoscrizione dell’intesa con il Governo;

4) presentazione del disegno di legge governativo alle Camere che recepisce l’accordo

raggiunto con la Regione Emilia-Romagna;

5) esame e approvazione a maggioranza assoluta in Parlamento del disegno di legge.

 

A che punto siamo e cos’è stato fatto fino ad oggi

28/8/2017 – la Giunta regionale ha approvato il documento di cui al punto 1

3/10/2017 – adozione di una risoluzione da parte dell’Assemblea legislativa con la quale si dà mandato al Presidente Bonaccini di avviare il negoziato con il Governo

18/10/2017 – a Roma, a Palazzo Chigi, il Presidente del Consiglio Gentiloni e il Presidente Bonaccini firmano la Dichiarazione di intenti per l’avvio del negoziato

9/11/2017 – a Roma, nella sede del Dipartimento per gli Affari regionali, si insedia formalmente il tavolo trilaterale di confronto che vede insieme il Governo, la Regione Emilia-Romagna e la Regione Lombardia. Il Governo prende atto delle aree e delle materie sulle quali i Consigli regionali avevano impegnato i rispettivi presidenti ai fini del negoziato

14/11/2017 – seconda risoluzione votata all’unanimità dall’Assemblea legislativa nella quale si rafforza il mandato al Presidente Bonaccini a proseguire il confronto avviato col Governo al tavolo condiviso con la Regione Lombardia, portando avanti nelle Commissioni consiliari il confronto sulle competenze di cui si chiede la gestione diretta

17/11/2017 – la Giunta regionale aggiorna il documento di cui al punto 1

Novembre 2017/Gennaio 2018 – incontri tecnici tra Ministeri e delegazioni regionali sulle varie materie

16/1/2018 – Assemblea legislativa nella quale il Presidente Bonaccini aggiorna l’Aula

sull’andamento del negoziato con il Governo.

12/2/2018 – Il Presidente della Regione ha ricevuto dall’Assemblea legislativa il mandato a sottoscrivere con il Governo l’Intesa-Quadro per la concessione di una maggior autonomia dell’Emilia-Romagna, oltre all’autorizzazione a proseguire il negoziato con il Governo che si insedierà dopo le elezioni del 4 marzo su ulteriori materie da gestire direttamente.

28/2/2018 – A Roma, a Palazzo Chigi, il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, ha firmato col Sottosegretario agli Affari regionali, Gianclaudio Bressa, delegato dal presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, l’Accordo preliminare tra Governo e Regione Emilia-Romagna sull’autonomia rinforzata, rispettando le indicazioni e il mandato conferito dall’Assemblea legislativa regionale e dalle rappresentanze economiche, sociali e istituzionali dell’Emilia-Romagna riunite nel Patto per il Lavoro.

 

Oltre al presidente Bonaccini, hanno firmato un accordo analogo col Governo, relativo alle loro Regioni, anche i presidenti della Lombardia e del Veneto, che hanno condiviso con l’Emilia-Romagna il Tavolo di negoziato con l’esecutivo nazionale.

 

Le risorse

A copertura delle funzioni richieste, la Regione Emilia-Romagna intende proporre la propria compartecipazione al gettito dei tributi erariali riferibili al suo territorio, da definire in sede di negoziato con il Governo. Non intendiamo aumentare la spesa pubblica complessiva bensì massimizzare le opportunità di investimento sul territorio regionale rispetto a risorse già presenti, senza oneri aggiuntivi sul

bilancio regionale e riducendo il non utilizzo di risorse destinate agli investimenti stessi. Vogliamo disporre di maggiore autonomia e di risorse per poterla esercitare avendo poi ricadute positive sulla crescita, con l’aumento del PIL negli anni futuri e ulteriori effetti positivi sulla fiscalità generale.

(Dal punto di vista normativo, la copertura finanziaria è prevista dall’articolo 14 della legge delega n. 42/2009 “Federalismo Fiscale”, dove si legge: “Con la legge con cui si attribuiscono, ai sensi dell’art. 116, terzo comma, della Costituzione, forme e condizioni particolari di autonomia ad una o più regioni, si provvede altresì all’assegnazione delle necessarie risorse finanziarie in conformità all’articolo 119 della Costituzione e ai principi della presente legge”).

E’ di fondamentale importanza sottolineare che le linee di indirizzo con le quali stiamo sviluppando il progetto per arrivare a una maggiore autonomia sono condivise in sede di Patto per il Lavoro, sottoscritto dalla Regione nel luglio 2015, a pochi mesi dall’inizio della legislatura, con 50 firmatari – sindacati e imprese, associazioni, Camere di commercio, atenei, Ufficio scolastico regionale, Province, Città metropolitana di Bologna e Comuni capoluogo -, per attuare politiche condivise finalizzate a una priorità assoluta: creare sviluppo e buona occupazione.

Ora siamo all’alba di una nuova legislatura parlamentare e prossimi all’insediamento di un nuovo Governo; ciò significa che probabilmente occorrerà riprendere il filo del ragionamento nelle prossime settimane, consapevoli però del lavoro svolto fin qui. Ci conforta in tal senso la volontà espressa anche dal nuovo presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, che ha dichiarato di voler chiedere tempi celeri per l’approvazione del disegno di legge; non può che trovarci d’accordo.

Un’impostazione pragmatica quindi, attraverso la quale vogliamo arrivare all’obiettivo finale entro la fine dell’attuale legislatura regionale, per dare al nostro territorio un ulteriore strumento di sviluppo e di crescita per tutta la sua comunità.

Firmata a Roma la pre-intesa per una maggiore autonomia dell’Emilia-Romagna

Una firma storica, per la maggiore autonomia dell’Emilia-Romagna. Un accordo che, per la prima volta in Italia, riconosce a un territorio virtuoso e a una Regione con i conti in ordine la possibilità di gestire direttamente – con nuovi strumenti normativi, amministrativi ed economici – numerose competenze su lavoro, istruzione, salute, ambiente e territorio, rapporti internazionali e con l’Unione europea, materie strategiche per continuare a crescere secondo un modello di sviluppo sostenibile, oltre a rafforzare e innovare i servizi di cura e sostegno alle persone. Questo attraverso risorse certe ottenute con la compartecipazione al gettito dei tributi erariali generato sul territorio regionale, o riserva di aliquota, e adottando il criterio dei fabbisogni standard, superando così quello della spesa storica: si passa cioè dai trasferimenti alle Regioni sulla base di quanto speso dall’amministrazione regionale l’anno precedente, con costi per lo stesso servizio spesso molto diversi da territorio a territorio, a quelli definiti prendendo a riferimento la Regione più virtuosa, ovvero al costo di un servizio determinato nelle migliori condizioni di efficienza e appropriatezza.
Oggi, 28 febbraio 2018, a Roma, a Palazzo Chigi, il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, ha siglato col Sottosegretario agli Affari regionali, Gianclaudio Bressa, delegato dal presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, l’Accordo preliminare tra Governo e Regione Emilia-Romagna sull’autonomia rinforzata, prevista dalla Costituzione, rispettando le indicazioni e il mandato conferito dall’Assemblea legislativa regionale e dalle rappresentanze economiche, sociali e istituzionali dell’Emilia-Romagna riunite nel Patto per il Lavoro. Presente alla firma anche l’assessore regionale al riordino istituzionale, Emma Petitti.
L’articolo 116 della Carta costituzionale, al terzo comma prevede l’attribuzione alle Regioni a statuto ordinario di ulteriori “forme e condizioni particolari di autonomia” attraverso una legge dello Stato approvata a maggioranza assoluta, sulla base di un’intesa fra il Governo e la Regione interessata. L’intesa firmata oggi ha durata decennale e può essere modificata di comune accordo tra Stato e Regione, integrata e completata prima della presentazione del disegno di legge del Governo alle Camere. I contenuti dell’accordo potranno quindi essere estesi a ulteriori materie, individuate nelle indicazioni approvate dai rispettivi organi assembleari.
Nella Capitale, oltre al presidente Bonaccini hanno firmato un accordo analogo col Governo, relativo alle loro Regioni, anche i presidenti della Lombardia e del Veneto, rispettivamente Roberto Maroni e Luca Zaia. Alle intese si arriva infatti al termine di un negoziato con l’esecutivo nazionale condiviso insieme dalle tre Regioni, dopo che all’Emilia-Romagna, la prima pronta a partire col confronto, venne chiesto dal Governo di allargare il Tavolo alla Lombardia, negoziato al quale successivamente si è unito anche il Veneto.
I contenuti dell’intesa: le nuove competenze
L’Accordo firmato dalla Regione Emilia-Romagna fissa appunto la durata, 10 anni, la possibilità di ampliare il numero di competenze di cui si chiede la gestione diretta, modificando l’intesa prima che il testo definitivo diventi proposta di legge alle Camere, i meccanismi e i criteri per stabilire quali saranno le risorse destinate alla Regione per attuare l’autonomia rinforzata, con cui migliorare i già alti standard di rendimento delle istituzioni regionali e locali a beneficio dell’intera comunità emiliano-romagnola (cittadini, imprese, enti territoriali, associazioni, agenzie formative), attuare modelli organizzativi sempre più innovativi e portare sempre più vicino ai territori funzioni rilevanti. Vi sono poi quattro allegati relativi alle materie all’interno delle quali vengono definiti i nuovi poteri della Regione: Politiche del lavoro, Istruzione, Salute, Tutela dell’ambiente e dell’ecosistema. E un addendum sui rapporti internazionali e con l’Unione europea.
Rilevanti le competenze riconosciute all’Emilia-Romagna: l’autonomia legislativa e organizzativa in materia di politiche attive per il lavoro (dalla nuova occupazione all’orientamento di base e specialistico, passando per la qualificazione professionale, la certificazione delle competenze e il supporto all’inserimento lavorativo e all’inclusione sociale di soggetti fragili e vulnerabili), per aumentare i controlli sulla sicurezza e la vigilanza, a partire dai tirocini, in raccordo con l’Ispettorato territoriale del lavoro, e per aumentare l’efficacia delle politiche regionali rispetto a quelle passive erogate dallo Stato (ammortizzatori sociali).
Per quanto riguarda l’istruzione, la definizione dell’offerta di istruzione regionale attraverso un Piano pluriennale condiviso con l’Ufficio scolastico regionale, con la possibilità di incidere sulla dotazione degli organici. Lo stesso potrà avvenire nella creazione di un Sistema integrato di istruzione professionale e di istruzione e formazione professionale. L’autonomia servirà poi a definire l’organizzazione delle Fondazioni ITS, per qualificare l’offerta di istruzione professionale e di istruzione e formazione professionale, innalzare le competenze dei giovani in coerenza con le opportunità occupazionali del territorio e rispondere alla domanda di competenze e professionalità del sistema delle imprese. Obiettivo primario, rafforzare la formazione tecnica post-diploma rispondendo alla domanda di tecnici specializzati del sistema economico-produttivo locale. D’intesa con la Conferenza Regioni-Università si potranno poi mettere in campo nuovi percorsi universitari per favorire lo sviluppo tecnologico, economico e sociale del territorio, con anche un Fondo integrativo pluriennale regionale a favore della ricerca e dello sviluppo della Terza missione perseguito dagli atenei, ovvero l’applicazione diretta, la valorizzazione e l’impiego della conoscenza per contribuire allo sviluppo sociale, culturale ed economico della collettività. Infine, un Piano pluriennale per l’edilizia scolastica che metta al primo posto l’adeguamento e il miglioramento sismico delle strutture, oltre a laboratori e a nuovi spazi per la didattica.
Capitolo salute. Fatto salvo il rispetto dell’equilibrio dei conti del sistema sanitario regionale, si potranno rimuovere i vincoli di spesa specifici per migliorare ulteriormente il livello dei servizi e valorizzare le risorse umane. Stipulare specifici accordi con le Università per rendere più coerente rispetto alle esigenze del territorio il sistema di formazione dei futuri, nuovi medici e l’acceso alle scuole di specializzazione. Per i soli assistiti residenti in Emilia-Romagna, la Regione gestirà il sistema tariffario, di rimborso, di remunerazione e di compartecipazione alla spesa per i servizi forniti, così come potrà definire il sistema di governance delle Aziende e degli Enti del Servizio sanitario regionale, anche passando per forme di integrazione. E anche in questo caso, un Piano pluriennale di investimenti per l’edilizia sanitaria, con tempi certi e risorse adeguate.
Corposo l’insieme delle competenze su tutela dell’ambiente e dell’ecosistema. La Regione definirà infatti una programmazione triennale degli interventi di difesa del suolo e della costa regionali; bonifica dei siti contaminati di interesse regionale, nonché di rimozione dell’amianto; conservazione e valorizzazione delle aree protette regionali; tutela delle acque; risanamento della qualità dell’aria. Inoltre, individuerà gli ambiti territoriali ottimali per il superamento della frammentazione della gestione integrata dei rifiuti urbani.
Governo e Regione si impegnano a rafforzare le forme di partecipazione delle autonomie territoriali al consolidamento dell’Unione europea e all’intensificazione delle relazioni e cooperazione transfrontaliere. Maggiore sostegno alla Regione nella politica europea, supportandola nel suo ruolo di autorità capofila nello sviluppo della regione EUSAIR, la macroregione adriatico e ionica. Tra gli obiettivi anche quello di favorire il processo di integrazione europea e di sviluppo della regione euro-mediterranea.
Le risorse
Le modalità per l’attribuzione delle risorse finanziarie, umane e strumentali necessarie, trasferite o assegnate dallo Stato alla Regione, saranno determinate da un’apposita Commissione paritetica Stato-Regione in termini di compartecipazione o riserva di aliquota al gettito di uno o più tributi erariali maturati nel territorio regionale, per consentire la gestione delle competenze trasferite o assegnate, e di fabbisogni standard, criterio che supera quello della spesa storica sostenuta dallo Stato nella Regione e riferita alle funzioni trasferite o assegnate negli anni passati. I fabbisogni standard dovranno essere determinati entro un anno dall’approvazione dell’intesa e, progressivamente, entro cinque anni, proprio nell’ottica del superamento della spesa storica, dovranno diventare il termine di riferimento, in relazione alla popolazione residente e al gettito dei tributi maturati sul territorio regionale, salvaguardando gli attuali livelli di erogazione dei servizi.

Cresce l’Emilia-Romagna, cresce l’Italia
La maggiore autonomia regionale si inserisce in un contesto di crescita e sviluppo dell’intero territorio nazionale. L’Accordo prevede infatti chelo Stato e la Regione,per consentire una programmazione certa dello sviluppo degli investimenti, potranno determinare insieme lemodalità per assegnare risorse da attingersi da fondi finalizzati allo sviluppo infrastrutturale del Paese, mediante meccanismi di compartecipazione o riserva di aliquota.
Il percorso
Al traguardo di oggi, l’Emilia-Romagna arriva dopo un percorso avviato il 28 agosto 2017, quando la Giunta regionale approva il Documento di indirizzi per l’avvio del percorso finalizzato all’acquisizione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia ai sensi dell’articolo 116, comma terzo, della Costituzione, arricchito dei contributi prevenuti dai firmatari del Patto per il lavoro(sindacati, imprese, enti locali, università, associazioni). Dopo poco più di un mese, il 3 ottobre, via al confronto in Assemblea legislativa con l’adozione di una risoluzione da parte dell’Aula: in essa si dà mandato al presidente della Regione di avviare il negoziato con il Governo. Cosa che avvieneil 18 ottobre, con la firma a Roma della dichiarazione di intenti da parte dello stesso presidente della Regione col presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni. Il 9 novembre nella Capitale si insedia formalmente il Tavolo del negoziato, allargato alla Regione Lombardia. Seguiranno le due prime riunioni: il 17 novembre a Bologna e il 21 novembre a Milano. Il 1^ dicembre si unisce al negoziato anche la Regione Veneto. Dopo ulteriori settimane di lavoro, il 12 febbraio scorso il presidente della Regione, Bonaccini, riceve dall’Assemblea legislativa regionale il mandato a sottoscrivere l’intesa col Governo, contenuto in una specifica risoluzione approvata dall’Aula senza nessun voto contrario. Oltre a ciò, l’Aula conferisce l’autorizzazione a proseguire il negoziato con l’Esecutivo nazionale che si insedierà dopo le elezioni del 4 marzo, su ulteriori materie da gestire direttamente, portando avanti parallelamente il confronto nelle commissioni consiliari competenti.
Le dichiarazioni dell’assessora al Bilancio e Riordino istituzionale Emma Petitti:
“Da oggi consegniamo al nostro territorio un ulteriore strumento di sviluppo e di crescita per tutta la sua comunità. Con la firma della pre-intesa tra Governo e Regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto, siamo ancora più vicini al traguardo: ottenere maggiore autonomia secondo quanto previsto dall’articolo 116 della Costituzione. Un risultato importante, frutto di un lavoro partecipato. La legge che sancirà l’autonomia della nostra Regione verrà approntata dal nuovo Parlamento e siamo fiduciosi che entro la fine del mandato regionale avremo raggiunto l’obiettivo.
Maggiore autonomia regionale, comporterà vantaggi concreti per i cittadini. Penso ad esempio alla sanità: si potranno rimuovere i vincoli di spesa per migliorare il livello dei servizi e valorizzare le risorse umane. Per i soli assistiti residenti in Emilia-Romagna, la Regione potrà gestire, inoltre, il sistema tariffario e di rimborso.
Su istruzione e lavoro si punterà a rafforzare la formazione rispondendo alla domanda del sistema economico-produttivo locale.
Per realizzare questo progetto, la Regione Emilia-Romagna ha presentato una proposta condivisa con l’intera comunità regionale. Perché consideriamo essenziale fare rete, agendo insieme a città e territori, parti sociali e organizzazioni economiche, università, Terzo settore. Attraverso il confronto e la partecipazione puntiamo alla condivisione dell’idea di sviluppo fondata su una forte coesione ed equità sociale, che metta ancor più l’Emilia-Romagna nelle condizioni di competere con le aree più avanzate in Europa e nel mondo. Il tutto valorizzando le vocazioni territoriali e la capacità di governo che la Regione e il sistema delle autonomie dell’Emilia-Romagna possono ulteriormente esprimere, fermi restando i capisaldi dell’ordinamento costituzionale.
Con questa iniziativa il Governo, l’Emilia-Romagna, la Lombardia e il Veneto aprono una stagione di riforma che dovrà aprire la strada al rilancio del regionalismo in Italia.
L’obiettivo dovrà essere, in definitiva, un significativo ammodernamento dello Stato e di tutte le sue articolazioni. Un nuovo regionalismo efficace e in grado di evolversi e cogliere le sempre più complesse esigenze dei cittadini, dei sistemi produttivi e le complessità delle sfide industriali e ambientali. Regioni più forti in un sistema paese più coeso”.

Via libera dell’Assemblea al documento di pre-intesa per una maggiore autonomia

La Regione Emilia-Romagna va verso la firma di un accordo col Governo per ottenere maggiore autonomia. Nella mattinata di lunedì 12 febbraio l’Assemblea legislativa ha dato il via libera al documento di pre-intesa sull’autonomia rafforzata, frutto del negoziato istituzionale con il Governo. Il testo contiene le linee d’indirizzo dell’accordo e conferisce il mandato politico al presidente della Regione per la sottoscrizione dell’intesa-quadro sull’autonomia rafforzata, preludio all’accordo finale prima del passaggio parlamentare.
Dato politico rilevante, oltre al voto favorevole della maggioranza, è stata l’astensione delle minoranze. “Il via libera di oggi segna una tappa fondamentale del percorso per ottenere maggiore autonomia per la nostra Regione. Un lavoro di squadra, tra Giunta, assemblea regionale e tavolo del Patto per il lavoro, un intreccio virtuoso che ha portato a condividere tutti i passaggi procedurali e a migliorare una proposta importante”, sottolinea l’assessora al Riordino istituzionale e Bilancio Emma Petitti.
“Come ricordato nella seduta del 16 gennaio – afferma Petitti – a seguito della sottoscrizione della “Dichiarazione di intenti” da parte del presidente Bonaccini con il presidente Gentiloni dello scorso 18 ottobre, abbiamo formalizzato la volontà di avviare il percorso di negoziato tra Emilia-Romagna e Governo”.
Subito dopo, al percorso hanno aderito anche Lombardia e Veneto.
“Il merito principale dell’iniziativa della Regione Emilia-Romagna – aggiunge Petitti – è quello di aver dimostrato che attraverso gli strumenti messi a disposizione dalla Costituzione possono emergere le specificità e le capacità di un determinato territorio”.
Il mandato consente al presidente della Regione di concludere questa prima fase con la sottoscrizione di un’intesa-quadro che, dopo una premessa di carattere generale, definisce i criteri per la quantificazione delle risorse finanziarie connesse all’attribuzione di maggiori competenze legislative e amministrative differenziate nonché le quattro aree strategiche – politiche del lavoro; istruzione; tutela dell’ambiente e dell’ecosistema; salute – in cui rientrano le 12 le materie per le quali la Regione chiede la gestione diretta: rapporti internazionali e con l’Unione Europea delle Regioni; tutela e sicurezza del lavoro; istruzione, salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche; commercio con l’estero; ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all’innovazione per i settori produttivi; governo del territorio; protezione civile; coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; tutela della salute; norme generali sull’istruzione; tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali; giustizia di pace.
Alle quattro aree strategiche si accompagnano poi il coordinamento della finanza pubblica, la partecipazione alla formazione e all’attuazione del diritto dell’Unione Europea nonché alla governance istituzionale.
Per quanto riguarda le risorse, l’intesa punta all’individuazione di criteri e parametri, anche inediti, per l’attribuzione di tutte le risorse umane, finanziarie e strumentali necessarie ad implementare politiche nuove su base territoriale. Si potrà quindi fare ricorso a meccanismi di compartecipazione, o riserva di aliquota, al gettito dei tributi erariali maturati sul territorio regionale, ovvero al criterio dei così detti fabbisogni standard.

Verso l’autonomia, aggiornamento con gli attori del Patto per il lavoro

A Bologna, con gli attori del Patto per il lavoro per riferire gli aggiornamenti sul percorso finalizzato a ottenere una maggiore autonomia della Regione Emilia-Romagna secondo quanto previsto dall’articolo 116 della Costituzione. Punto fondamentale, il passaggio legato alla pre-intesa con il Governo che permetterà di arrivare all’approdo finale di questo percorso, fortemente voluto, per il quale impegneremo anche l’esecutivo che verrà eletto con le prossime elezioni.

Autonomia della Regione Emilia-Romagna. Aggiornamento in Assemblea

Avanti con il percorso per una maggiore autonomia della Regione Emilia-Romagna secondo quanto previsto dall’articolo 116 della Costituzione. Un percorso che anche altre Regioni ora stanno seguendo. Oggi, a Bologna, l’aggiornamento in Assemblea.

116: aggiornamento del percorso per ottenere maggiore autonomia regionale

 

Oggi a Bologna si è tenuto l’aggiornamento del percorso per ottenere una maggiore autonomia della Regione Emilia-Romagna, secondo quanto previsto dall’articolo 116 della Costituzione, con tutti gli attori del Patto per il lavoro.

A Castel Bolognese per palare di riordino istituzionale e autonomia regionale

Questa sera al Teatrino del Vecchio Mercato (via Rondanini, 19) si parla di riordino istituzionale. Una bella iniziativa organizzata dal Partito democratico di Castel Bolognese per affrontare insieme tutte le tematiche, i dubbi e le domande della questione. Analizzeremo l’Unione dei comuni e discuteremo del superamento delle province che tocca da vicino la richiesta di maggiore autonomia avanzata dalla Regione Emilia-Romagna. Con me ci sarà l’onorevole Marco Di Maio. Una bella occasione per poter capire meglio i cambiamenti delle istituzioni che riguardano il nostro territorio, confrontandosi con le associazioni di categoria e le realtà locali.
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