A cura di Emma Petitti, Assessora regionale al Riordino istituzionale
In questi ultimi mesi si sente parlare spesso di autonomia regionale, a proposito di tre iter amministrativi avviati da alcune regioni italiane: Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto.
Vorrei cogliere l’occasione per entrare nel merito del significato di questa scelta per la nostra regione, soffermandomi più su quello politico rispetto a quello tecnico, che spesso rischia di divenire incomprensibile ai non addetti ai lavori.
L’articolo 116 comma terzo della Costituzione italiana consente l’attribuzione alle Regioni a statuto ordinario di prevedere “forme e condizioni particolari di autonomia” attraverso una legge dello Stato approvata a maggioranza assoluta, sulla base di un’intesa fra il Governo e la Regione interessata; si tratta di fatto di una forma di autonomia rinforzata con cui migliorare i già alti standard di rendimento delle istituzioni regionali e locali a beneficio dell’intera comunità emiliano-romagnola (cittadini, imprese, enti territoriali, associazioni, agenzie formative), attuare modelli organizzativi sempre più innovativi e portare sempre più vicino ai territori funzioni rilevanti.
Quale obiettivo ci poniamo….
La nostra iniziativa non punta a far nascere una nuova Regione a statuto speciale, bensì a valorizzare le vocazioni territoriali e la capacità di governo che la Regione e il sistema delle autonomie dell’Emilia-Romagna possono ulteriormente esprimere, fermi restando i capisaldi dell’ordinamento costituzionale, rappresentati dall’unità giuridica, economica e finanziaria della Nazione e dall’assoluta conferma del principio perequativo e dei valori solidaristici e cooperativi sui quali è fondata la fiscalità nazionale. Proprio nel contesto nazionale, la Regione Emilia-Romagna può mettere in campo un modello di autonomia rafforzata col quale contribuire alla crescita di tutto il Paese, incrementando gli standard di rendimento delle istituzioni, concorrendo alla riorganizzazione concreta delle politiche territoriali e, più in generale, all’ammodernamento dello Stato e alla razionalizzazione della spesa pubblica.
… e su quali competenze
4 aree strategiche: politiche del lavoro, istruzione, tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, salute 12 materie di cui la Regione chiede la gestione diretta: rapporti internazionali e con l’Unione Europea delle Regioni, tutela e sicurezza del lavoro, istruzione (salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche), commercio con l’estero, ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all’innovazione per i settori produttivi, governo del territorio, protezione civile, coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, tutela della salute, norme generali sull’istruzione,
tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali, giustizia di pace. Alle quattro aree strategiche si accompagnano poi il coordinamento della finanza pubblica, la partecipazione alla formazione e all’attuazione del diritto dell’Unione Europea, nonché alla governance istituzionale.
Come abbiamo deciso di procedere
Per realizzare il progetto, la Regione Emilia-Romagna intende presentarsi al negoziato col Governo forte di una proposta condivisa con l’intera comunità regionale. Consideriamo essenziale fare rete, agendo insieme a città e territori, parti sociali e organizzazioni economiche, università, Terzo settore. Attraverso il confronto e la partecipazione puntiamo alla condivisione dell’idea di sviluppo fondata su una forte coesione ed equità sociale, che metta ancor più l’Emilia-Romagna nelle condizioni di competere con le aree più avanzate in Europa e nel Mondo, di attrarre investimenti, saperi e competenze e, allo stesso tempo, di non lasciare indietro nessuno.
L’iter tecnico procedurale è il seguente:
1) approvazione da parte della Giunta regionale del Documento di indirizzi per l’avvio
del percorso finalizzato all’acquisizione di ulteriori forme e condizioni particolari di
autonomia ai sensi dell’articolo 116, comma terzo, della Costituzione;
2) confronto in Assemblea legislativa e adozione di una risoluzione da parte dell’Aula;
3) svolgimento del negoziato e sottoscrizione dell’intesa con il Governo;
4) presentazione del disegno di legge governativo alle Camere che recepisce l’accordo
raggiunto con la Regione Emilia-Romagna;
5) esame e approvazione a maggioranza assoluta in Parlamento del disegno di legge.
A che punto siamo e cos’è stato fatto fino ad oggi
28/8/2017 – la Giunta regionale ha approvato il documento di cui al punto 1
3/10/2017 – adozione di una risoluzione da parte dell’Assemblea legislativa con la quale si dà mandato al Presidente Bonaccini di avviare il negoziato con il Governo
18/10/2017 – a Roma, a Palazzo Chigi, il Presidente del Consiglio Gentiloni e il Presidente Bonaccini firmano la Dichiarazione di intenti per l’avvio del negoziato
9/11/2017 – a Roma, nella sede del Dipartimento per gli Affari regionali, si insedia formalmente il tavolo trilaterale di confronto che vede insieme il Governo, la Regione Emilia-Romagna e la Regione Lombardia. Il Governo prende atto delle aree e delle materie sulle quali i Consigli regionali avevano impegnato i rispettivi presidenti ai fini del negoziato
14/11/2017 – seconda risoluzione votata all’unanimità dall’Assemblea legislativa nella quale si rafforza il mandato al Presidente Bonaccini a proseguire il confronto avviato col Governo al tavolo condiviso con la Regione Lombardia, portando avanti nelle Commissioni consiliari il confronto sulle competenze di cui si chiede la gestione diretta
17/11/2017 – la Giunta regionale aggiorna il documento di cui al punto 1
Novembre 2017/Gennaio 2018 – incontri tecnici tra Ministeri e delegazioni regionali sulle varie materie
16/1/2018 – Assemblea legislativa nella quale il Presidente Bonaccini aggiorna l’Aula
sull’andamento del negoziato con il Governo.
12/2/2018 – Il Presidente della Regione ha ricevuto dall’Assemblea legislativa il mandato a sottoscrivere con il Governo l’Intesa-Quadro per la concessione di una maggior autonomia dell’Emilia-Romagna, oltre all’autorizzazione a proseguire il negoziato con il Governo che si insedierà dopo le elezioni del 4 marzo su ulteriori materie da gestire direttamente.
28/2/2018 – A Roma, a Palazzo Chigi, il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, ha firmato col Sottosegretario agli Affari regionali, Gianclaudio Bressa, delegato dal presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, l’Accordo preliminare tra Governo e Regione Emilia-Romagna sull’autonomia rinforzata, rispettando le indicazioni e il mandato conferito dall’Assemblea legislativa regionale e dalle rappresentanze economiche, sociali e istituzionali dell’Emilia-Romagna riunite nel Patto per il Lavoro.
Oltre al presidente Bonaccini, hanno firmato un accordo analogo col Governo, relativo alle loro Regioni, anche i presidenti della Lombardia e del Veneto, che hanno condiviso con l’Emilia-Romagna il Tavolo di negoziato con l’esecutivo nazionale.
Le risorse
A copertura delle funzioni richieste, la Regione Emilia-Romagna intende proporre la propria compartecipazione al gettito dei tributi erariali riferibili al suo territorio, da definire in sede di negoziato con il Governo. Non intendiamo aumentare la spesa pubblica complessiva bensì massimizzare le opportunità di investimento sul territorio regionale rispetto a risorse già presenti, senza oneri aggiuntivi sul
bilancio regionale e riducendo il non utilizzo di risorse destinate agli investimenti stessi. Vogliamo disporre di maggiore autonomia e di risorse per poterla esercitare avendo poi ricadute positive sulla crescita, con l’aumento del PIL negli anni futuri e ulteriori effetti positivi sulla fiscalità generale.
(Dal punto di vista normativo, la copertura finanziaria è prevista dall’articolo 14 della legge delega n. 42/2009 “Federalismo Fiscale”, dove si legge: “Con la legge con cui si attribuiscono, ai sensi dell’art. 116, terzo comma, della Costituzione, forme e condizioni particolari di autonomia ad una o più regioni, si provvede altresì all’assegnazione delle necessarie risorse finanziarie in conformità all’articolo 119 della Costituzione e ai principi della presente legge”).
E’ di fondamentale importanza sottolineare che le linee di indirizzo con le quali stiamo sviluppando il progetto per arrivare a una maggiore autonomia sono condivise in sede di Patto per il Lavoro, sottoscritto dalla Regione nel luglio 2015, a pochi mesi dall’inizio della legislatura, con 50 firmatari – sindacati e imprese, associazioni, Camere di commercio, atenei, Ufficio scolastico regionale, Province, Città metropolitana di Bologna e Comuni capoluogo -, per attuare politiche condivise finalizzate a una priorità assoluta: creare sviluppo e buona occupazione.
Ora siamo all’alba di una nuova legislatura parlamentare e prossimi all’insediamento di un nuovo Governo; ciò significa che probabilmente occorrerà riprendere il filo del ragionamento nelle prossime settimane, consapevoli però del lavoro svolto fin qui. Ci conforta in tal senso la volontà espressa anche dal nuovo presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, che ha dichiarato di voler chiedere tempi celeri per l’approvazione del disegno di legge; non può che trovarci d’accordo.
Un’impostazione pragmatica quindi, attraverso la quale vogliamo arrivare all’obiettivo finale entro la fine dell’attuale legislatura regionale, per dare al nostro territorio un ulteriore strumento di sviluppo e di crescita per tutta la sua comunità.