Una mia riflessione sull’anno che abbiamo davanti

𝗟’𝗮𝗻𝗻𝗼 𝗰𝗵𝗲 𝘃𝗲𝗿𝗿𝗮̀
Il 2020 è arrivato al termine. Il peggior anno di sempre: “il settimanale americano Time saluta così, senza alcun rimpianto, il 2020 segnato dall’incubo della pandemia.” Il peggior anno di sempre per chi non ha conosciuto la prima guerra mondiale, la spagnola del 1918 o la seconda guerra mondiale. Per chi è nato dopo il 1945, il 2020 è l’anno peggiore non vi è dubbio. Un virus che ha colpito le famiglie, non ha fatto distinzione tra paesi ricchi e paesi poveri, ha colpito duramente l’economia. Abbiamo conosciuto parole che pensavamo esistere solo nei film dell’horror. Questo il 2020.
In tanti dicono “nulla sarà come prima”. È un leitmotiv affermare che “nulla sarà come prima”. Condivido questa affermazione non solo nel suo aspetto scaramantico, auspicando che il virus non compaia più, ma ci dobbiamo chiedere cosa dovrà cambiare per essere diversi da “prima”.
Siamo in un mondo globale, sempre detto, ma ora ne abbiamo la consapevolezza totale. Un virus non conosce confini e paesi. Non era un problema cinese, non era un problema italiano, ma un problema globale.
La pandemia ci ha colpito al cuore e ha messo a nudo la fragilità dell’umanità e l’inadeguatezza dei governi sovrani, incapaci di far fronte da soli. Problemi comuni richiedono soluzioni comuni. L’Europa gioca un ruolo strategico, non solo per le opportunità racchiuse nel Next Generation EU, ma soprattutto per le politiche comuni che è capace ad esprimere. La salvaguardia del pianeta richiede misure sovranazionale più incisivi di quelle attuali.
“Nulla sarà come prima” per tante politiche chi ci riguardano da vicino.
Provo ad affrontare alcuni aspetti che ritengo strategici:
– SANITA’. E’ finito il tempo dei tagli ai finanziamenti alla sanità pubblica, anche nelle Regioni dove lo standard viene considerato buono come la nostra. Serve investire con ancora maggiore convinzione sul personale sociosanitario, sulla ricerca, sull’implementazione della sanità territoriale e sul concetto di prossimità. Più medici, più paramedici, più servizi territoriali e case della salute. Bisognerà mettere in campo una programmazione seria nei prossimi mesi, che al contempo ridia slancio al ruolo dei medici di base.
– DIGITALIZZAZIONE. La pandemia ha messo in risalto tutti i problemi che ha l’Italia e il nostro territorio. La classifica “iCity Rank 2020” sulla digitalizzazione delle città italiane posiziona Rimini al 26esimo posto. Siamo dietro alle altre province della pegione. Per un territorio che ha fatto dei servizi alle imprese e alle persone un punto di eccellenza non possiamo essere soddisfatti di questa classifica. Inoltre, ci sono ancora troppi luoghi scarsamente coperti da banda per internet. E non mi riferisco solo alle zone interne, ma anche ad alcune frazioni del capoluogo. Serve dunque un intervento più efficace da parte degli enti pubblici per assicurare a tutti l’accesso alle tecnologie dell’informazione. Senza banda larga si è “fuori dal mondo”.
– TURISMO. È il settore economico più colpito al mondo. Il motore dell’economia mondiale si è fermato. Il comparto del turismo ha perso tra il 50 e il 70% dei fatturati nel 2020. Le migliori previsioni parlano del 2022 per ritornare a livelli accettabili. Il 2021 sarà un anno di transizione con l’auspicio che i vaccini diano più certezze per la prossima estate. Sta di fatto che le imprese turistiche stanno faticando a rimanere sul mercato. Tante strutture alberghiere non riapriranno. Il commercio è allo stremo, in una morsa tra lockdown ed e-commerce. In questo caso la frase “nulla sarà come prima” è nei fatti.
– Per ridare slancio al settore è fondamentale non stare fermi. Tanti operatori del settore si lamentano per le poche risorse previste nei programmi per la NEXT GENERATION EU. 3 miliardi di euro per turismo e cultura, in effetti, sono pochi. Ma sarebbe un errore soffermarsi solo sul singolo capitolo di spesa. La “RIVOLUZIONE VERDE e TRANSIZIONE ECOLOGIA” vale oltre 74 miliardi. L’industria del turismo che conosciamo è energivora. Quale migliore occasione per promuovere un programma per l’innovazione delle nostre aziende turistiche?
Una quota a fondo perduto, una parte a prestito a lungo termine per chi vuole innovare. È indispensabile discuterne con le categorie economiche e il governo per un grande progetto nazionale che dia vita a una politica industriale del turismo ambiziosa e competitiva. Per il nostro territorio significa meno strutture ricettive per ridurre la densità nelle aree ad alta concentrazione, servizi più qualificati, alberghi innovativi, ecosostenibili ed antisismici. È questa la vera sfida. Servono strumenti urbanistici di nuova generazione con alla base una conoscenza puntuale del territorio e norme snelle ed efficaci. Solo in questo modo possiamo affrontare un reale processo di innovazione turistica che vada oltre l’arredo urbano. Il 2021 dovrà essere l’anno della soluzione delle concessioni sulla spiaggia. La politica deve assumersi le sue responsabilità. In questi anni si è solo rinviata la soluzione. Il risultato? Pochissimi investimenti sulla spiaggia.
– Ripensare ed innovare le AREE PRODUTTIVE, più sinergia con l’università, Industrie ad alto contenuto innovativo e tecnologico, assecondando ed incentivando questi processi.
Ma lasciatemi dire, da donna impegnata nelle istituzioni che “nulla dovrà essere come prima” per un ruolo più deciso delle DONNE nei processi produttivi e decisionali, per un senso di comunità più profondo che faccia emergere passioni, idee e voglia di mettersi in gioco e che, necessariamente, deve mettere ai margini l’Io sostituendolo con il Noi.
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