Una mia riflessione sul futuro del Museo della Città di Rimini

EMMA PETITTI PENSA AL FUTURO DEL MUSEO DELLA CITTÀ DI RIMINI:
“UN DIRETTORE E UN MUSEO DEL TURISMO BALNEARE EUROPEO”

Rimini – In questi anni ultimi vent’anni, in cui l’investimento nelle infrastrutture della città ha cambiato il suo volto e ha ridato ai riminesi l’orgoglio di vivere non solo in una città viva, ma anche in una città bella e attraente, il ruolo del Museo Comunale – nonostante le acquisizioni e gli allargamenti degli spazi, o la straordinaria scoperta e musealizzazione della Domus del Chirurgo – ha bisogno di guardare al futuro e diventare parte attiva sia di una crescita culturale e umanistico dell’intero territorio sia di uno sviluppo economico e turistico del territorio riminese.

A me piace immaginare un Museo sempre più innovativo, all’avanguardia, dotato di tutte quelle infrastrutture e competenze capaci di renderlo un luogo dove i riminesi possano incontrarsi, fermarsi qualche ora, andarci anche tutti i giorni, perché deve essere un luogo bello e fruibile, un punto di interazione capace di dialogare con la città e i turisti. Un contenitore di bellezze, saperi, contenuti. E anche un crocevia di persone e di relazioni, forgiando una identità cittadina dal respiro internazionale. Il nostro Museo ha la possibilità di diventare un centro di straordinaria apertura grazie anche alla qualità espressa dai professionisti che vi lavorano e dagli intellettuali che animano la nostra città.

Ecco alcune delle mie proposte.

  1. Ci vuole un Direttore dei Musei assunto con bando Europeo: dobbiamo portare a Rimini le migliori competenze. Al tempo stesso occorre valorizzare gli operatori che lavorano all’interno del Museo, figure fondamentali che attraverso la loro esperienza e la loro professionalità rendono fruibile questo spazio culturale.
  2. Il Museo non è più solo “la stanza degli ospiti” della città, come in certe case di una volta si riservava una camera decorata appositamente per parenti o amici in visita. Deve diventare una nuova piazza della città, un nuovo spazio d’incontro. Come fanno a Londra, a Parigi e nel resto delle città più avanti. Un luogo che diventi caro e consueto a tutti i riminesi perché sempre nuovo, con nuove proposte ogni settimana, perché c’è uno spazio gradevole nel quale sedersi, chiacchierare, bere un tè, nel mezzo della bellezza e della storia.
  3. Deve diventare la piattaforma di sviluppo culturale ed economico della città: questo lo si fa permettendo a tutte le associazioni e aziende riminesi di poter diventare partner del museo, non semplici donatori. Lo si fa digitalizzando tutto il suo contenuto e mettendolo su internet, permettendo a tutto il mondo di studiarlo, di fare proposte, di raccogliere idee. Lo si fa riprendendo in mano tutta la struttura, sia dal punto di vista infrastrutturale sia dal punto di vista espositivo, e ricostruisci spazi, percorsi, collezioni in mostra (come quella Dinz Rialto).
  4. Deve diventare il centro di uno sviluppo economico, capace di generare turismo. E come il Turiseum di Merano è il Museo del TUrismo alpino, Rimini ha di certo la primazia e le carte in regola per aprire il proprio Museo del Turismo Balneare europeo, con tutte le funzioni proprie di un museo, dal fund raising alla ricerca, e alla protezione della storia, e della nostra storia.

Sono proposte ambiziose ma necessarie per rendere il nostro Museo uno spazio sempre più a servizio dei riminesi, di divulgazione culturale, di difesa e studio delle nostre radici, di diffusione di cultura e di attrazione di nuovo turismo di grande qualità.

 

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