Un mio articolo su ‘Ecoterre’, magazine riminese che si occupa di ambiente
“Un passo avanti”. È stato questo lo slogan utilizzato dal Presidente Stefano Bonaccini durante la campagna delle elezioni regionali di gennaio. Penso sia una frase molto azzeccata. Da un lato indica l’attitudine della nostra Regione ad essere all’avanguardia, dall’altro rappresenta un monito per il futuro. Mi vorrei soffermare su quest’ultimo aspetto. Cosa significa, oggi, essere un territorio innovativo, all’avanguardia, “un passo avanti”? Io credo che la risposta la possiamo trovare da quello che ci chiedono i giovani e l’Europa: spazi verdi, mobilità sostenibile, efficienza energetica e grande impegno nella transizione green. Rimini, la “mia”, la nostra città, è una terra che ha saputo risollevarsi dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale rinnovata, ricostruita, con fiducia nel futuro. Così dovrà essere anche domani, post pandemia, facendo della sfida ambientale il nostro nuovo trampolino di lancio, di crescita e di sviluppo. Oggi vivere una città con un’alta qualità della vita significa investire sull’ambiente, sulla sostenibilità, stimolare un circolo virtuoso di innovazione e di contaminazione di idee, mettendo in discussione schemi consolidati e facendo largo a soluzione inedite e creative.
La futura amministrazione comunale dovrà porre Rimini all’interno di un network di città moderne, anticipatrici, capaci di interpretare qualsiasi sfida del futuro – economica, industriale e sociale – in termini sostenibili, accelerando i processi volti alla transizione ecologica.
Uno dei primi impegni da prendere dev’essere quello di candidare Rimini ad essere la prima città turistica in Europa a neutralità climatica entro il 2030, prendendo parte al progetto lanciato della Commissione europea. Questo è uno dei miei desideri: Rimini Capitale della Neutralità climatica, un traguardo che implica un enorme lavoro da fare da parte delle istituzioni, insieme alle varie voci del territorio, e che avrebbe dei risvolti davvero molto positivi su tanti fronti. Penso agli effetti sulla qualità di vita, sulla salute, sull’economia, sul sistema di welfare, sulla modernizzazione della nostra offerta turistica. In base a sondaggi di Eurobarometro, oltre il 90% dei cittadini europei considera il cambiamento climatico un problema serio, su cui è urgente intervenire. È un dato che parla chiaro e che ci chiede di proiettarci in una prospettiva sostenibile, osservando il mondo con gli occhi delle giovani generazioni, per un futuro a impatto zero.
Per raggiungere questa “missione” serve procedere lungo diversi binari, che qui provo a elencare. In primis, le energie rinnovabili. Queste dovranno essere oggetto di investimenti sempre più corposi, perché diventino la spina dorsale di un graduale processo di de-carbonizzazione urbana, che per una città dalla vocazione turistica come la nostra significa porci davanti al mondo come una realtà davvero al passo coi tempi e all’avanguardia nei servizi e nei risultati, in grado di compensare la corsa alle fossili del secolo scorso. La chiave per un futuro energetico pulito è senza dubbio quella di una maggiore diffusione dei pannelli fotovoltaici sui nostri tetti e un sempre più convinto utilizzo dell’idrogeno verde, che può diventare anche il vettore energetico per gli alberghi, i cui consumi di elettricità sono destinati a crescere, e delle attività industriali più energivore. Inoltre, dobbiamo essere un laboratorio a cielo aperto sul versante della mobilità elettrica, il che necessita un lavoro di ampliamento delle infrastrutture di ricarica per i veicoli a zero emissioni. E poi ancora più ciclabili, servizi di sharing, un rafforzamento del sistema Metromare.
Un ruolo centrale nella Rimini del domani sarà affidato anche alle periferie, che, nel post Covid, devono tornare ad essere sempre più luoghi di vita, come spiega bene anche l’architetto Stefano Boeri nella sua analisi sulle “Città arcipelago” in cui si presuppone una rivitalizzazione delle zone più marginali capace di rafforzare la sinergia tra quartieri e centro urbano, mediante una facilitazione dei collegamenti e un rafforzando dei legami. Ciascun quartiere deve essere ben fornito, dotato di servizi di prossimità e ben collegato con il resto della città da connettori quali piste ciclabili, corridoi verdi ed ecologici. Le attività su cui i borghi, per esempio, sono più competitivi, entreranno a far parte della città e viceversa. Un modello in cui ogni quartiere tende a una spiccata polifunzionalità e al mescolamento tra abitazioni, uffici, servizi. Per fare questo, bisogna senza dubbio investire sulla banda larga, che deve coprire integralmente il nostro territorio, e sull’accessibilità.
A tutto ciò, deve aggiungersi un ampliamento degli spazi verdi per combattere la cappa di smog, attraverso, magari, ulteriori progetti ad hoc di piantumazione degli alberi. Ho guardato con fiducia inoltre fin dall’inizio le grandi opportunità offerte da misure come il sisma bonus e l’eco bonus, utili per riqualificare il nostro parco edifici all’insegna della messa in sicurezza sismica e dell’efficientamento energetico. Ora è necessario allargare una misura simile anche alle strutture alberghiere e ricettive, si tratterebbe di un grande motore per dare un nuovo volto al nostro prodotto turistico, verniciandolo di innovazione.
Le sfide da abbracciare sono davvero numerose, impossibili da riassumere in poche righe, anche per il semplice fatto che ogni intervento richiama a sua volta altre operazioni. Spesso quando sentiamo parlare di “sviluppo sostenibile” pensiamo subito a un concetto astratto, un orpello per bei discorsi, ma così non è. È un concetto molto autentico, che richiama a sé un processo articolato fatto di progetti concreti, strategie, investimenti, nonché nuovi paradigmi di gestione e produzione in grado di coniugare gli obiettivi di miglioramento ambientale con risultati di vantaggio economico, aprendo la strada a nuovi ambiti di sviluppo. Il vocabolario della Rimini del futuro deve fare dell’ambiente la sua nuova parola d’ordine che anima le nostre politiche e smuove le nostre coscienze. Riuscire ad anticipare i tempi della neutralità climatica previsti dall’Europa di venti anni, dal 2050 al 2030 è davvero la nostra sfida più grande, per cogliere le opportunità che si nascondono dietro la crisi che stiamo attraversando e per rinascere realmente rinnovati.
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!