Riordino istituzionale: la giunta approva tre nuove fusioni di Comuni

La Giunta regionale (il 26 febbraio 2018) ha approvato tre progetti di legge per la nascita di altrettanti nuovi Comuni unici al posto di sei attuali in provincia di Bologna e di Ferrara. I centri coinvolti sono Castenaso e Granarolo nell’Emilia nel bolognese, Berra e Ro nonché Formignana e Tresigallo nel Ferrarese.
I progetti di legge regionale saranno ora presentati all’Assemblea legislativa per l’indizione di un referendum consultivo tra i residenti interessati, che potranno scegliere anche il nome del nuovo Comune unico.
I tre nuovi Comuni, una volta istituiti, potranno contare su contributi regionali e statali. Oltre a ciò, non saranno applicati vincoli per assunzioni di personale a tempo determinato nel nuovo Comune nato da fusione e questo potrà, al contrario, utilizzare eventuali margini di indebitamento precedentemente consentiti anche a uno solo dei Comuni originari. Infine, nei dieci anni successivi alla sua costituzione, il nuovo Ente unico potrebbe avere priorità nei programmi e nei provvedimenti regionali che prevedessero contributi a favore degli Enti locali.
Le fusioni sono previste a partire dal 1 gennaio 2019, solo dopo aver tenuto il referendum consultivo nel 2018. Le elezioni degli organi degli eventuali nuovi Comuni potranno avvenire solo nella primavera 2019, mentre gli attuali organi decadranno dal 1 gennaio 2019. Nei primi mesi del 2019 il Comune nascente da fusione dovrebbe essere retto da un Commissario prefettizio.
Castenaso e Granarolo nell’Emilia (Bologna)
Nella Città metropolitana di Bologna i Comuni che hanno presentato istanza congiunta per la fusione (il 12 gennaio scorso) sono Castenaso e Granarolo nell’Emilia, che hanno deliberato il progetto di fusione nei rispettivi Consigli comunali alla fine del 2017. Il Comune di Castenaso alla data del 1 gennaio 2017 registrava 15.200 abitanti (e una superficie complessiva di 35,73 chilometri quadrati). Granarolo nell’Emilia, alla stessa data, contava 11.971 abitanti (superficie di 34,37 chilometri quadrati. Per quanto riguarda i contributi finanziari, regionali e statali, di cui questa eventuale fusione potrà godere constano di 2 milioni 218 mila euro per ogni anno per 10 anni (22 milioni e 18 mila euro, 2 da fondi regionali e 20 milioni dallo Stato).
Berra e Ro (Ferrara)
Nel ferrarese la fusione riguarda Berra e Ro ed è stata presentata a gennaio di quest’anno. Berra all’1 gennaio 2017 aveva 4.780 abitanti su 68,64 chilometri quadrati di superficie, mentre Ro 3.250 abitanti su 43,20 chilometri quadrati. Nell’arco di dieci anni i contributi finanziari in caso di fusione ammontano a 15 milioni e 683 mila euro (oltre un milione della Regione e 14,6 dallo Stato).
Formignana e Tresigallo (Ferrara)
Sempre in provincia di Ferrara si va verso la fusione di Formignana e Tresigallo, la cui richiesta è stata avanzata all’inizio del 2018. Al 31 gennaio 2017 Formignana aveva 2.733 abitanti su 22,43 chilometri quadrati di superficie, mentre Tresigallo conta 4.434 residenti su 20,62 chilometri quadrati. I contributi finanziari di cui questa eventuale fusione potrà godere sono pari a 12 milioni di euro in dieci anni (11,3 dello Stato e 674 mila dalla Regione).
Le fusioni in Emilia-Romagna
Dall’entrata in vigore della Legge regionale di riordino territoriale (21/2012), sono stati, a partire dal 2014, 10 i processi di fusione che hanno determinato in Emilia-Romagna la nascita di altrettanti Comuni unici al posto dei 27 preesistenti. Dal 1° gennaio 2018 il numero dei Comuni in Emilia-Romagna è sceso a 331.
L’assessora al Riordino Istituzionale Emma Petitti commenta: “Procede il lavoro della Giunta regionale per accogliere le istanze dei Comuni in vista di ipotesi di fusione tra gli stessi. Sono 10 finora i nuovi Comuni nati da fusioni effettuate dal 2014 ad oggi, per un totale di 27 enti soppressi. La Regione come sempre intende mettere a disposizione tutti gli strumenti per cercare di favorire questo percorso di partecipazione; il nostro obiettivo è sempre quello di fornire i migliori servizi, cercando di mantenere, ove possibili, costi sostenibili. Ciò che intendo sempre ribadire all’inizio di tali iter è che alla fine del percorso prevarrà la strada scelta dai cittadini attraverso il referendum democratico”.

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