In questa crisi globale dovuta all’emergenza sanitaria, non si può correre il rischio di una nuova guerra nel Nordafrica. Chiediamo alla comunità internazionale di non restare a guardare.
Con grande amarezza, insieme ad Elly Schlein, ho appreso che dopo 29 anni di cessate il fuoco è ripreso il conflitto nel Sahara Occidentale, tra il popolo Saharawi e il regno del Marocco.
Una tragedia che non deve passare sotto silenzio.
Non vogliamo un’altra guerra.
L’impegno dell’Assemblea e della Regione a fianco del popolo del Saharawi è tra quelli più radicati nel tempo.
Pensiamo alle tante associazioni emiliano-romagnole che hanno avviato progetti di cooperazione per migliorare le condizioni di vita nei campi profughi Saharawi nelle scuole, per il lavoro, per le donne e in campo sanitario. Penso ai nostri cittadini che hanno ospitato i bambini, i ‘piccoli ambasciatori di pace’, nelle loro case d’estate quando nel deserto la temperatura era troppo alta per viverci. Pensiamo all’intergruppo di Amicizia dell’Assemblea legislativa che dal 2015 sta portando avanti con atti e risoluzioni l’impegno di solidarietà e l’appello per favorire la ripresa dei negoziati tra Regno del Marocco e Fronte Polisario.
Qualche passo in avanti era stato fatto dopo la sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea del 2018.
Ma non è bastato.
Ci uniamo all’appello della rappresentante del Fronte Polisario per chiedere un calendario chiaro che porti al referendum per l’autodeterminazione del Sahara Occidentale.
In questa crisi globale dovuta all’emergenza sanitaria, non si può correre il rischio di una nuova guerra nel Nordafrica.
Chiediamo alla comunità internazionale, all’Europa e al Ministero degli Esteri Luigi Di Maio di non restare a guardare.
https://emmapetitti.it/wp-content/uploads/2020/11/saha.jpg526526Fabio Gallihttps://emmapetitti.it/wp-content/uploads/2024/10/logo-petitti-300x76.pngFabio Galli2020-11-18 13:13:422020-11-18 13:13:42La nostra preoccupazione per la ripresa del conflitto nel Sahara Occidentale
1commento
Yassine Belkassem dice:
APPELLO. NON LASCIAMO SOLA LA POPOLAZIONE #SAHARAWI SEQUESTRATA NEI CAMPI ALGERINI
Il diritto alla pace e alla libertà della popolazione sequestrata nei campi di Tindouf in Algeria detta Saharawi anche se non è stata mai intervistata, identificata e registrata dall’HCR è sempre in pericolo.
Dopo 45 anni dalla deportazione e sequestro sul territorio algerino, e dopo 29 anni dal cessate-il-fuoco si sono riaperte le ostilità da parte del gruppo Polisario basato in Algeria con un blocco della strada internazionale che collega Marocco alla Mauritania nel valico Guergarat.
Davanti ai ripetuti e vani richiami, per liberare la strada dalle bande armate, richiami indirizzati dall’ONU ai separatisti del Polisario mandati dall’esercito algerino, il banditismo del Polisario diventato arrogante mettendo in pericolo la vita dei viaggiatori e merci per oltre due settimane.
Si dice in Toscana “la pazienza ha limiti” e così il Marocco non aveva un’altra scelta dopo aver segnalato il caso all’ONU ha reagito come fanno tutti i paesi sovrani: le Forze Armate Reali (FAR) sono intervenute in modo professionale e pacifico senza contatto con gli elementi delle bande (60 persone) costruendo un cordone e hanno ripristinato la situazione in 34 minuti con zero morti e zero feriti. E così le bande hanno bruciato le loro tende e hanno abbandonato la zona.
Ora il flusso stradale rientrato alla normalità, i lavori sono in corso per ricostruire le strade danneggiate dai vandali del Polisario. Regna il calmo e i conducenti marocchini e stranieri sono molto soddisfatti.
I veri Saharawi dei campi che rappresentano una minoranza nei campi per noi sono per sempre sono nostri fratelli marocchini, è il momento per ritornare alla Patria. Per le altre persone di origini algerine, maliane, mauritane e del resto d’Africa sono nell’imbarazzo e dovrebbero avere risposte risolutive dall’Algeria e dai rispettivi paesi di provenienza.
Per questo ci uniamo all’appello delle tante associazioni, da sempre impegnate nelle iniziative di dialogo, solidarietà e cooperazione, affinché le istituzioni, dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale all’Europa, si attivino subito affinchè le bande non mettono più piede a Guergarat e nelle zone vietate dall’ONU per la circolazione secondo l’accordo del cessate-il-fuoco siglato separatamente dal Marocco e dal gruppo Polisario con la missione dell’ONU.
Lo dobbiamo a una popolazione che da decenni vive in campi algerini senza carta di rifugiato HCR, senza identificazione, senza diritto di lavoro, sanità, giustizia, proprietà, espressione.. quella popolazione diventata una risorsa economica preziosa per il Polisario nel dirottamento degli aiuti umanitari internazionali e per Algeria che pretende 5% dagli stessi aiuti concessi generosamente anche dall’Italia. L’UE è allarmata.
Alcuni “volontari” in Italia teleguidati d’Algeri, dopo la chiusura del rubinetto renditizioso in nome del finto “popolo saharawi”, si trovano in difficoltà economica aggravata anche dal Covid-19. Ma ora stanno chiedendo soldi per inutili progetti nei campi.
Lo dobbiamo inoltre ai tanti bambini dei campi detti “Saharawi” che da anni portati durante l’estate ai nostri comuni, nella nostra regione in una flagrante strumentalizzazione politica proprio come sono usati nei campi come Bimbo Soldato purtroppo.
Chiediamo all’Algeria di bloccare i miliziani armati e le bande criminali di non mettere più piede in queste zone per una pace duratura, che potrà concretizzarsi solo attraverso il rispetto dell’ultima risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’ONU. Altrimenti le Forze Armate Reali del Marocco saranno costrette a difendersi e contrastare ogni invasione o attività in questi territori.
Chiediamo all’Algeria di mettersi a fianco del Marocco e degli altri paesi di questa popolazione e con l’ONU per disarmare le milizie del Polisario, rimpatriare tutti e smantellare i campi definitivamente.
Primi firmatari
Federazione Africana in Toscana (FAT), la Rete delle Associazioni della Comunità Marocchina in Italia (RACMI), lo Spazio Marocchino Italiano per la Solidarietà (SMIS), il Forum Italo Marocchino per le Relazioni Bilaterali, La Solidarietà Italo-Marocchina per lo Sviluppo e la Partecipazione (S.I.M.S.P.), Euromed Ability Onlus, Daawa.odv.
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APPELLO. NON LASCIAMO SOLA LA POPOLAZIONE #SAHARAWI SEQUESTRATA NEI CAMPI ALGERINI
Il diritto alla pace e alla libertà della popolazione sequestrata nei campi di Tindouf in Algeria detta Saharawi anche se non è stata mai intervistata, identificata e registrata dall’HCR è sempre in pericolo.
Dopo 45 anni dalla deportazione e sequestro sul territorio algerino, e dopo 29 anni dal cessate-il-fuoco si sono riaperte le ostilità da parte del gruppo Polisario basato in Algeria con un blocco della strada internazionale che collega Marocco alla Mauritania nel valico Guergarat.
Davanti ai ripetuti e vani richiami, per liberare la strada dalle bande armate, richiami indirizzati dall’ONU ai separatisti del Polisario mandati dall’esercito algerino, il banditismo del Polisario diventato arrogante mettendo in pericolo la vita dei viaggiatori e merci per oltre due settimane.
Si dice in Toscana “la pazienza ha limiti” e così il Marocco non aveva un’altra scelta dopo aver segnalato il caso all’ONU ha reagito come fanno tutti i paesi sovrani: le Forze Armate Reali (FAR) sono intervenute in modo professionale e pacifico senza contatto con gli elementi delle bande (60 persone) costruendo un cordone e hanno ripristinato la situazione in 34 minuti con zero morti e zero feriti. E così le bande hanno bruciato le loro tende e hanno abbandonato la zona.
Ora il flusso stradale rientrato alla normalità, i lavori sono in corso per ricostruire le strade danneggiate dai vandali del Polisario. Regna il calmo e i conducenti marocchini e stranieri sono molto soddisfatti.
I veri Saharawi dei campi che rappresentano una minoranza nei campi per noi sono per sempre sono nostri fratelli marocchini, è il momento per ritornare alla Patria. Per le altre persone di origini algerine, maliane, mauritane e del resto d’Africa sono nell’imbarazzo e dovrebbero avere risposte risolutive dall’Algeria e dai rispettivi paesi di provenienza.
Per questo ci uniamo all’appello delle tante associazioni, da sempre impegnate nelle iniziative di dialogo, solidarietà e cooperazione, affinché le istituzioni, dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale all’Europa, si attivino subito affinchè le bande non mettono più piede a Guergarat e nelle zone vietate dall’ONU per la circolazione secondo l’accordo del cessate-il-fuoco siglato separatamente dal Marocco e dal gruppo Polisario con la missione dell’ONU.
Lo dobbiamo a una popolazione che da decenni vive in campi algerini senza carta di rifugiato HCR, senza identificazione, senza diritto di lavoro, sanità, giustizia, proprietà, espressione.. quella popolazione diventata una risorsa economica preziosa per il Polisario nel dirottamento degli aiuti umanitari internazionali e per Algeria che pretende 5% dagli stessi aiuti concessi generosamente anche dall’Italia. L’UE è allarmata.
Alcuni “volontari” in Italia teleguidati d’Algeri, dopo la chiusura del rubinetto renditizioso in nome del finto “popolo saharawi”, si trovano in difficoltà economica aggravata anche dal Covid-19. Ma ora stanno chiedendo soldi per inutili progetti nei campi.
Lo dobbiamo inoltre ai tanti bambini dei campi detti “Saharawi” che da anni portati durante l’estate ai nostri comuni, nella nostra regione in una flagrante strumentalizzazione politica proprio come sono usati nei campi come Bimbo Soldato purtroppo.
Chiediamo all’Algeria di bloccare i miliziani armati e le bande criminali di non mettere più piede in queste zone per una pace duratura, che potrà concretizzarsi solo attraverso il rispetto dell’ultima risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’ONU. Altrimenti le Forze Armate Reali del Marocco saranno costrette a difendersi e contrastare ogni invasione o attività in questi territori.
Chiediamo all’Algeria di mettersi a fianco del Marocco e degli altri paesi di questa popolazione e con l’ONU per disarmare le milizie del Polisario, rimpatriare tutti e smantellare i campi definitivamente.
Primi firmatari
Federazione Africana in Toscana (FAT), la Rete delle Associazioni della Comunità Marocchina in Italia (RACMI), lo Spazio Marocchino Italiano per la Solidarietà (SMIS), il Forum Italo Marocchino per le Relazioni Bilaterali, La Solidarietà Italo-Marocchina per lo Sviluppo e la Partecipazione (S.I.M.S.P.), Euromed Ability Onlus, Daawa.odv.