La mia posizione sul referendum costituzionale del 20-21 settembre

Voterò Sì al referendum costituzionale del 20 e 21 settembre sul taglio dei parlamentari. Non è una riforma perfetta, è vero. Ma è il primo pezzetto di un mosaico. 

Come centrosinistra, abbiamo sempre ragionato – e ci siamo sempre prefissati l’obiettivo – di agire per una riduzione del numero dei parlamentari. Una riduzione che non deve essere fine a se stessa, fatta per il gusto di tagliare, ma che, ovviamente, deve essere accompagnata da una riforma strutturale e dei correttivi che servano a rendere il Parlamento più veloce, snello ed efficiente.

È quello per cui il Partito Democratico lavorerà nei prossimi mesi, in modo tale da inserire tale decurtazione all’interno di un quadro compiuto e più ampio, che segni l’avvio di un’intensa stagione di riforme. Serve appunto pensare a un disegno complessivo per il dopo che guardi a un assetto che superi il bicameralismo perfetto, permettendo di abbreviare la lunga staffetta tra Camera e Senato, al fine di poter contare su iter legislativi più rapidi e semplici. Fondamentale sarà distinguere la funzione delle Camere, riformare i regolamenti, rivedere la composizione dell’assemblea che elegge il Presidente della Repubblica e approvare una legge elettorale proporzionale con soglia di sbarramento.

Il mio Sì vuole rappresentare una partenza, una sorta di monito a lavorare per un processo che chiami in causa un ripensamento e un miglioramento dell’attuale sistema. Bloccare oggi questa riforma rischia di porre dei paletti a un percorso di trasformazioni e modifiche che vogliamo e chiediamo da tempo, con il rischio di rimanere poi fermi. 

Ci tengo a precisare due punti: non si tratta di parlare di risparmi (esigui) o di soffiare sul vento dell’antipoltica e anticasta, facendo passare il pericoloso messaggio che i parlamentari siano espressione di una élite di privilegiati che non serve a nulla, ma di una questione di merito. 

L’ultima votazione a riguardo è stata sostenuta dal 95% dei parlamentari del Partito Democratico, poi c’è chi ha cambiato idea. È quindi, a mio avviso, anche un tema di coerenza e serietà davanti agli elettori. 

Avevo votato Sì al referendum costituzionale del 2016. Voteró Sì anche questa volta, nella convinzione che tagliare il numero dei parlamentari sia l’inizio di un tragitto più lungo che punti all’efficientamento del nostro Parlamento“.

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