La mia lettera al quotidiano ‘Avvenire’ per il 30° compleanno di Patrick Zaki

Caro direttore,
oggi Patrick Zaki compie trent’anni. Dovrebbe essere un giorno di festa, se non fosse che è rinchiuso in una cella del carcere di Tora, in Egitto, da più di un anno, in chissà quali condizioni. Ancora non abbiamo potuto assistere ad un processo reale nei suoi confronti, ancora non abbiamo un briciolo di speranza in più rispetto a quel drammatico “giorno zero” del febbraio dello scorso anno in cui venne sbattuto dietro le sbarre come fosse un criminale. Oggi è il giorno del suo compleanno e, come rappresentante della Regione Emilia-Romagna, terra dei suoi studi universitari e dell’ateneo in cui con passione conduceva il suo master, sento addosso un profondo senso di disagio mescolato ad angoscia.
Penso al buio della prigionia, all’ingiustizia della violenza che sta subendo, all’umiliazione della galera. Patrick è rinchiuso in uno spazio di pochi metri quadri da oltre 15 mesi e quello che fa più male è che dall’inizio di questo calvario sembra non essere cambiato nulla. Persino a un diplomatico italiano è stata vietata recentemente la possibilità di assistere alle udienze in tribunale. Stesso trattamento per l’avvocato dell’Unione Europea e per gli ambasciatori.
Sono state frantumate le fondamenta di qualsiasi forma di giustizia e imparzialità, a favore di un accanimento giudiziario e del potere che fa rabbrividire.
Ci troviamo di fronte a una snervante reiterazione della custodia cautelare che procede ormai linearmente, a cadenza fissa.
“Altri 45 giorni”, “altre due settimane”: sono sempre e solo queste le parole che sentiamo quando riceviamo aggiornamenti sulla sua detenzione.
Sono stata nominata Presidente dell’Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna il 28 febbraio dello scorso e nel mio discorso di insediamento avevo ricordato l’importanza di portare avanti iniziative istituzionali per accelerare la liberazione di Patrick Zaki e non lasciarlo solo: Patrick è figlio di questa terra, come tutte le persone che nascono qui, decidono di trascorrervi dei periodi della loro vita o semplicemente sono affezionati all’Emilia-Romagna.
Siamo una terra che rappresenta la libertà delle idee, di espressione, di pensiero, di parola, di insegnamento. Libertà è la parola più bella che custodiamo nel dizionario italiano e che caratterizza la storia di questa regione. E proprio per questo ci batteremo con tutte le nostre forze, insieme e accanto a Amnesty International Italia per mantenere accesa l’attenzione sulla vicenda.
In virtù del ruolo che ricopro, avevo inviato una lettera all’Ambasciatore italiano in Egitto per avere notizie sullo stato fisico e psicologico di Patrick e per sollecitarne una celere scarcerazione; ho inviato una seconda lettera al Ministro degli Esteri per insistere sulla necessità da parte dello Stato italiano di prevedere un ripensamento dei rapporti commerciali e istituzionali con il Governo egiziano. In collaborazione con la Giunta regionale, abbiamo affisso un ritratto raffigurante il volto di Patrick all’ingresso della sede dell’Assemblea, in modo tale da inviare un messaggio simbolico di vicinanza a Patrick e alla sua famiglia e, soprattutto, per fare in modo che ogni persona che entra in Regione si ricordi i soprusi che stanno calpestando la dignità di questo giovane ragazzo. Nel frattempo il Senato ha dato il via libera per il conferimento della cittadinanza italiana a Zaki. E’ un bel segnale contro l’indifferenza, come è successo con la cittadinanza onoraria che tanti comuni gli hanno riconosciuto.
Ma ora serve di più e a questo punto la strada dell’inasprimento delle relazioni diplomatiche, insieme allo stop della vendita di armi all’Egitto, mi sembrano le uniche strade perseguibili per fare pressione e vedere una luce in fondo al tunnel di questa triste storia.
Combattere per la libertà di Zaki è un nostro dovere come istituzioni, ed è un messaggio di riscatto anche per i tanti, troppi, prigionieri di coscienza come Patrick, ingiustamente spogliati di ogni diritto fondamentale. Vogliamo rivedere Patrick al più presto tra i banchi dell’Alma Mater Studiorum, nella sua città, nella sua regione. Vogliamo festeggiare Zaki in Italia.
0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *