La mia intervisto al Resto del Carlino di Bologna sui temi politici regionali
Emma Petitti, esponente del Pd romagnolo e presidente dell’assemblea legislativa regionale, cosa ne pensa dell’idea di Matteo Lepore, sindaco di Bologna, di lanciare una ‘Fabbrica del programma’ verso le prossime urne per viale Aldo Moro?
“È importante che ci si concentri sulle idee prima che sui nomi. In Emilia-Romagna è nato l’Ulivo di Prodi e la segretaria nazionale, Elly Schlein, da qui ha rilanciato l’idea di un nuovo Pd in un centrosinistra più ampio. Solo confrontandosi sui contenuti si trovano i punti di incontro”.
È giusto che Bologna abbia la regìa del post Bonaccini?
“Bologna è il capoluogo della nostra Regione. Ritengo che non si possa prescindere dal proprio capoluogo per costruire una prospettiva nuova”.
E la sua Romagna?
“La Romagna è un territorio ricco socialmente, economicamente e culturalmente. I romagnoli hanno dimostrando la propria resilienza con l’alluvione del maggio 2023, come fecero gli emiliani dopo il terremoto. Questa Regione contribuisce tanto al Pil nazionale e deve mantenere una propria centralità ed un proprio protagonismo”.
Quando sarà il momento di una donna per la presidenza della Regione?
“Ho sempre lavorato per affermare l’autonomia delle donne. Ritengo che le donne possano, se vogliono, prendersi il proprio spazio, ma che a differenza degli uomini sanno salvaguardare anche un quadro unitario, a volte con sacrificio. Credo serva prima costruire la sintesi sui contenuti, poi verrà naturale trovarne gli interpreti”.
Per ora però si parla soltanto di nomi maschili: Colla, De Pascale, Delrio. Cosa ne pensa?
“Il Pd esprime nomi rappresentativi di esperienze di governo. Tuttavia manca ancora tempo alle Regionali. Usiamolo in termini proficui e non per dividerci sui nomi. Sport inutile e improduttivo. Quando indossiamo le magliette di posizionamento e di schieramento siamo respingenti e non parliamo agli elettori. Dobbiamo essere tutti e tutte a disposizione del partito anche quando non tocca a uno di noi”.
Bonaccini ha fatto bene a candidarsi alle Europee o avrebbe dovuto finire il mandato?
“Penso potesse essere una tra le possibilità dopo l’esperienza da governatore. Stiamo parlando di una legislatura che volge al suo naturale termine”.
Come vedrebbe delle primarie per decidere il candidato?
“Le primarie sono una possibilità quando non si trova la sintesi. Dipende sempre come le si utilizza o ci si arriva. Possono tuttavia lasciare degli strascichi. Sta alla responsabilità di ciascuno di noi non abusarne”.
Lei intende ricandidarsi?
“Farò la mia parte come fa ogni emiliano-romagnolo ogni giorno. Penso che l’ambiente, la transizione ecologica, la sanità, i trasporti, la scuola, la casa siano alcuni dei temi su cui dobbiamo misurarci. E penso che l’Emilia-Romagna sia diversa da tutto ciò che rappresenta oggi la Destra che candida il generale Vannacci alle Europee. Siamo accoglienti, solidali, aperti e competitivi economicamente proprio perché difendiamo le libertà economiche e civili. Affermare e difendere la coesione sociale ci ha reso forti e affidabili. Dobbiamo proseguire così e con la stessa determinazione”.
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