La mia intervista sul Corriere Romagna sui temi legati al turismo
Presidente Petitti, la stagione turistica è partita col freno tirato e Regione e Comuni sono intervenuti per rafforzare la macchina promozionale.
L’inizio è stato molto complicato per via del maltempo e dell’alluvione che ha colpito la Romagna, non solo dal punto di vista meteorologico ma anche da quello delle presenze turistiche. Da Pasqua in poi, fino alla chiusura delle scuole, la riviera è solitamente mèta di turisti italiani in ogni week end; su questo siamo stati penalizzati. Ma le motivazioni a mio avviso vanno ricercate anche in altri fattori, diversamente sbaglieremmo l’analisi.
Meglio non sbagliare. Dica lei.
Nell’anno della pandemia e fino alla stagione scorsa abbiamo goduto del vantaggio relativo al fatto che i turisti hanno scelto località di prossimità come la riviera romagnola; osservando i dati si può vedere che questa dinamica ha riguardato anche i turisti stranieri provenienti da paesi come Germani, Svizzera e Olanda.
Ora tornano a guardare con interesse ad altre mète estere nostre concorrenti; se a questo aggiungiamo un certo timore per gli effetti ambientali dell’alluvione e la crisi del potere d’acquisto (innalzamento dei mutui e dell’inflazione in maniera preoccupante) che ha colpito il nostro paese, ecco che il mix rischia di diventare letale per noi. Io credo che non sia nemmeno più il tempo dei convegni, delle analisi e delle riflessioni: occorre agire e anche in fretta.
A questo punto però si apre il capitolo delle “cose da fare” che spesso rimangono parole sulla carta. Agire in fretta, ma come?
Rilanciando fortemente le due grandi leve che hanno storicamente rappresentato la forza della nostra riviera: le politiche pubbliche e gli investimenti privati.
In questi anni gli enti locali non sono stati con le mani in mano. La stessa regione Emilia-Romagna ha supportato fortemente i comuni costieri nella realizzazione di infrastrutture legate alla riqualificazione ambientale e alla rigenerazione urbana, penso in primis ai lungomari. Qualche settimana fa è stato inaugurato l’ultimo tratto di quello di Misano Adriatico, bellissimo; martedì scorso ho avuto modo di vedere quello di Cattolica, che ha ridisegnato la cartolina del waterfront della Regina. Senza dimenticare il Parco del Mare di Rimini e il lungomare Riccione, primo comune ad inizio anni 2000 ad averci creduto.
Il sindaco di Rimini e altri prima di lui hanno richiamato i privati alle proprie responsabilità.
E’ antipatico dire agli altri ciò che devono fare, ma a fronte di uno sforzo immane delle amministrazioni nel fare investimenti ed organizzare eventi, occorre una risposta adeguata anche da parte degli operatori. Coloro che sono più all’avanguardia lo sanno e lo fanno.
Per altri è più complicato e lo comprendo.
Occorre davvero fare scelte definitive su strutture marginali che in riviera sono tante, provando a mettere insieme nel ragionamento anche un impegno pubblico di riqualificazione di aree ad oggi degradate. La qualità dele nostre strutture ricettive va innalzata, diversamente temo che il declino sarà inesorabile.
Credo fortemente negli investimenti infrastrutturali, sia pubblici che privati, perché restano nel tempo e danno i loro frutti. Pensiamo a cosa sarebbe oggi la riviera senza la nuova fiera e i palazzi dei congressi; oppure senza le strutture sportive che ci permettono di totalizzare migliaia di presenze anche in bassa stagione.
Le diranno: si, ma con quali soldi?
Credo che siano da riproporre incentivi pubblici. La riqualificazione alberghiera non si fa senza politiche urbanistiche innovative e incentivi finanziari pubblici. D’altra parte tutta l’industria italiana si è sempre innovata grazie ad importanti interventi pubblici; in questo caso andrebbero destinati a chi fa innovazioni di carattere strutturale. Non sarebbe male valutare anche la conferma definitiva dello strumento dei buoni vacanza per le famiglie che non possono permettersela.
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