La mia intervista al Corriere Romagna sui temi ambientali

Presidente, si può parlare di svolta green del Consiglio regionale? In che termini?
“Il tema ambientale è e deve essere la nostra bussola. Lo avevo detto nel mio discorso di insediamento come Presidente dell’Assemblea legislativa e ho cercato di applicarlo fin dal primo giorno per realizzare una svolta verde del Consiglio e avvicinarci sempre di più agli obiettivi del Green New Deal. Alla luce di questo è stato approvato un Documento di Pianificazione Strategica e il Piano della Performance al fine di aumentare i progetti che impattano positivamente sullo sviluppo sostenibile della comunità regionale e adottare sui piani e programmi dell’Assemblea misure di attenzione ambientale, rendicontando le nostre attività e i risultati raggiunti in merito alle tematiche green. Come sede siamo molto impegnati per evitare consumi superflui e sprechi. Ad esempio nei nostri acquisti interni, come stampanti o pc, una delle prime cose che guardiamo è l’aspetto del riuso e riciclo; investiamo molto sulle piattaforme digitali in modo tale da ridurre l’uso della carta (abbiamo raggiunto il 95% della dematerializzazione) e limitare gli spostamenti (e di conseguenza l’inquinamento nelle nostre strade); ci preoccupiamo sempre che i nostri edifici abbiamo un impianto energetico a basso impatto ambientale; promuoviamo attività di formazione per docenti e studenti per sensibilizzarli sull’argomento; rendicontiamo gli impatti delle varie azioni in materia di sostenibilità. È chiaro a tutti, e tante ragazze e i ragazzi ce lo hanno ricordato a gran voce, che non si può più immaginare uno sviluppo economico senza considerare anche le ripercussioni sull’ambiente. La sfida delle sfide oggi, oltre a combattere la pandemia del Coronavirus, è quella di mettere in campo strumenti che accelerino le politiche di conversione verso una piena sostenibilità ambientale, economica e sociale. Uno dei traguardi più ambiziosi che ci siamo posti come Regione è, non a caso, quello di essere i capofila negli obiettivi indicati dall’agenda 2030 delle Nazioni Unite e del Green New Deal della Commissione Europea, allo scopo di prevedere la neutralità climatica entro il 2050 e il passaggio al 100% di energie rinnovabili entro il 2035. In Emilia-Romagna, e più specificatamente come Assemblea legislativa, siamo pronti per fare la nostra parte, con la definizione di proposte, leggi e iniziative in chiave green”.
In che cosa consiste il progetto Climate Clock?
“E’ un bel progetto che prevede l’installazione di un orologio climatico in Consiglio, strumento che conta gli anni di vita del clima. Ci sono due numeri, i quali indicano, in rosso, quanto tempo manca agli attuali tassi di emissione per bruciare il nostro “bilancio di carbonio” (la quantità di CO2 che può ancora essere rilasciata nell’atmosfera limitando il riscaldamento globale a 1,5°C sopra i livelli industriali) e, in verde, la percentuale di energia fornita da fonti rinnovabili. Un monito per ricordare che la salute del clima, ahinoi, non è eterna, deve essere preservata. In poche parole, dobbiamo portare il verde, la nostra lifeline, al 100%, mentre il rosso, che rappresenta la nostra deadline, allo 0. L’urgenza di intervenire dev’essere sotto gli occhi di tutti, per risvegliare la coscienza collettiva dei cittadini e delle istituzioni. Lo scopo non si riduce negli orologi in sé, ma nella loro capacità di pungolare la nostra sensibilità e creare una consapevolezza costante e diffusa. Oltre all’Assemblea, il nostro obiettivo è quello che vengano installati in più luoghi possibile, dagli uffici, alle scuole, per passare a università e spazi all’aperto”.
Nella presentazione del programma della nuova legislatura 2020-2025 c’è un pilastro di rilievo, il Patto per il Lavoro e per il Clima della Regione Emilia-Romagna. Ce ne può parlare?
“Al centro di questo patto, sottoscritto con le forze economiche e sociali, associazioni d’impresa, professioni, enti locali, organizzazioni sindacali e di categoria del territorio regionale, ci sono il lavoro di qualità e la sostenibilità ambientale, a partire dalla lotta contro il cambiamento climatico e le sue drammatiche conseguenze. Si tratta di un grande piano di transizione verso le energie rinnovabili e l’economia circolare, con un occhio di riguardo anche verso la mobilità sostenibile e le infrastrutture verdi. Già dal nome – Lavoro e Clima – si intuiscono le rotte lungo le quali vogliamo viaggiare, che sono per noi strategiche per il futuro della nostra collettività e su cui è necessario applicare scelte radicali e coraggiose”.
 Quali possono essere le prospettive di rilancio della Regione?
“Anzitutto accompagnare la transizione ecologica delle imprese incentivandone gli investimenti verso le energie rinnovabili e prodotti a minor impatto ambientale; adottare una Legge regionale sulle comunità energetiche; promuovere la sostenibilità ambientale delle produzioni agricole e zootecniche sostenendo le imprese negli investimenti necessari per ottimizzare l’utilizzo dei nutrienti e i consumi idrici; incoraggiare l’agricoltura biologica. E, ancora, investire su un turismo sostenibile a partire da ciclovie e cammini che mettano in rete le eccellenze culturali e paesaggistiche del nostro territorio. Poi c’è il grande tema della mobilità. Incentivare il trasporto pubblico e la sostituzione dei mezzi con quelli più ecologici, promuovere l’uso della bici attraverso la realizzazione di 1000 km di piste ciclabili e potenziare il trasporto su ferro sono dei punti salienti del Piano. Spetta a noi, in qualità di cittadini e istituzioni, abbracciare la cultura della mobilità sostenibile, privilegiando il trasporto pubblico e le forme di mobilità alternativa (car sharing, ricariche auto elettriche ecc.) al posto del mezzo privato. Le città del futuro dovranno essere sempre più incentrare su questo tipo di approccio. Il Metromare, in questo senso, ha rappresentato un grande passo in avanti e un importante stimolo per cambiare le nostre abitudini. Come Regione, con uno stanziamento di 49 milioni di euro, da sommare alle risorse ministeriali, consentiamo di rafforzare questa infrastruttura andando a collegare il centro della città di Rimini con la Fiera. Partirà, inoltre, la progettazione per la tratta Riccione-Cattolica, un altro tassello che va ad arricchire e allungare la rotta. È, a mio avviso, necessario anche il collegamento con il Palacongressi e l’Aeroporto”.
La Regione ha promosso un’iniziativa legata alla riforestazione. Di che si tratta?
“Abbiamo messo in campo un’iniziativa interessante, di cui però se ne parla poco, ovvero quella di piantare 4 milioni e mezzo di alberi – uno per ciascun cittadino – nell’arco di 5 anni sul territorio regionale e aumentare il verde nelle nostre città. Il tutto, per renderle più belle e piacevoli da vivere, contribuendo allo stesso tempo a mitigare l’impatto delle alte temperature, tutelare la biodiversità ed evitare in modo naturale il rischio frane. Attraverso poi il coinvolgimento dei Comuni, dei cittadini e degli operatori agricoli andiamo a individuare le aree più adatte. La Pianura Padana è una pianura produttiva e, proprio per questo, l’impatto delle attività industriali dev’essere sostenibile. Oggi siamo tra le aree con la più alta percentuale di polveri sottili, dunque trovare soluzioni che puliscano l’aria, come appunto piantare alberi, significa far sì che si respiri un’aria più buona, a vantaggio della salute di tutti”.
L’ambiente, in qualche modo, è e sarà penalizzato dall’attenzione mediatica dedicata alla pandemia da Coronavirus?
“È indubbio che oggi gran parte degli sforzi dei governi sono incentrati sulla lotta al virus, sia in termini sanitari che economici e sociali. Quello che abbiamo imparato da questa crisi è sicuramente una cosa: dobbiamo ascoltare la scienza. E, proprio la scienza, ci dice che è in corso un’emergenza climatica che non accetta più indugi e tentennamenti. L’ho ribadito in più occasioni: l’ambiente, insieme a lavoro, scuola e sanità pubblica, è una direttrice lungo la quale ripartire. Le risorse del Recovery fund saranno determinanti. In questo momento storico, la sfida non consiste solo nell’attuare le scelte migliori per uscire da questa epidemia, ma attuarle con una visione, con un progetto, per fare un balzo in più che chiami in causa un ripensamento del nostro modello di sviluppo, a partire dal consumo di suolo zero, concetto al centro anche della Legge urbanistica approvata nella scorsa legislatura quando ero Assessora della Giunta Bonaccini. Le città e i territori in tal senso ricoprono un ruolo centrale per compiere la transizione ecologica e dirottare il futuro verso una piena sostenibilità, valorizzando l’insieme di opportunità occupazionali riferite soprattutto ai giovani.”.
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