La consegna del Codice Ristretto nel carcere di Rimini e la visita al CEC di Montefiore Conca

Petitti: “Regione protagonista di un processo che guarda alla tutela e al rispetto della dignità delle persone detenute”

 

Ieri stato consegnato nel carcere di Rimini e nelle strutture di tutta la Regione il CODICE RISTRETTO, una guida sui percorsi alternativa alla detenzione carceraria, a tutti i detenuti. L’obiettivo di questa iniziativa curata dal Garante dei detenuti della Regione Emilia-Romagna, Roberto Cavalieri, è aiutare il detenuto a districarsi nel complicato sistema dei percorsi esterni al carcere (liberazione anticipata, lavoro esterno, permessi speciali, affidamento in prova, detenzione domiciliare, semilibertà ecc.).

A consegnarlo ai detenuti nel carcere di Rimini la presidente dell’Assemblea legislativa Emma Petitti con la consigliera regionale Nadia Rossi, il garante locale Giorgio Galavotti, oltre ad Annalisa Calvano, Susanna Megna e Martina Montanari della Camera penale, l’imam Mauro Ballabio e Viola Carando della Caritas.

La presidente dell’Assemblea legislativa regionale Emma Petitti, dal carcere di Rimini, ha ribadito l’impegno della Regione Emilia-Romagna su questi temi: “La Regione Emilia-Romagna vuole essere protagonista in questo processo che guarda alle tutele dei più deboli: diventa quindi fondamentale fornire ai detenuti strumenti utili a informarsi su quelli che sono i percorsi alternativi al carcere. Sappiamo, ad esempio, quanto i progetti di inclusione lavorativa possano apportare benefici concreti a ogni livello, per creare le condizioni affinché la persona possa costruirsi un progetto di vita. Solo attraverso percorsi che mirano alla rieducazione possiamo poi pensare di contribuire in modo efficace a risolvere una condizione, come quella del sovraffollamento, che mina soprattutto la dignità e la qualità di vita di chi si trova in carcere”.

 

Il giorno successivo sono stata insieme al Garante regionale dei detenuti, Roberto Cavalieri, alla Casa “Madre del Perdono” a Montefiore Conca dove la Comunità Papa Giovanni XXIII porta avanti un progetto per la rieducazione dei detenuti e offre loro un percorso educativo in una dimensione di casa e di famiglia.
Attualmente sono ventisei le persone ospitate in struttura, tra cui due donne; con loro ho avuto modo di avere un bellissimo confronto, coinvolgente ed emozionante. Storie di errori, che toccano nel profondo e testimoniano il forte desiderio di rivincita e reinserimento.

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