In visita alla Casa Circondariale di Rimini per presentare il vademecum “Codice ristretto”

“I diritti in carcere”. Petitti fa visita alla Casa Circondariale di Rimini per presentare il vademecum “Codice ristretto”

 Si è tenuta questa mattina alla Casa circondariale di Rimini una delle conferenze stampa indette sul territorio regionale dal garante regionale di detenuti, Roberto Cavalieri, e il presidente della commissione  Parità dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, Federico Alessandro Amico per promuovere il tema dei “diritti in carcere” e denunciare il sovraffollamento negli Istituti dell’Emilia Romagna.

In tutto si sono presentate oggi nelle carceri dell’Emilia-Romagna dieci delegazioni istituzionali, per un totale di oltre 60 persone: 12 consiglieri regionali, rappresentanti delle Camere penali, dell’Osservatorio carcere e delle associazioni del terzo settore attive in ambito carcerario

Nell’occasione anche a Rimini è stato distribuito ai detenuti  il “Codice ristretto”, una guida sintetica per orientarsi negli articoli dell’ordinamento penitenziario finalizzati a ottenere misure alternative al carcere.

La presidente dell’Assemblea legislativa Emma Petitti è intervenuta a Rimini insieme a rappresentanti delle Camere penali e dell’Osservatorio carcere Ninfa Renzini, Sonia Raimondi e Susanna Megna incontrando la Comandante della Polizia Penitenziaria Aurelia Panzeca e il responsabile dell’area educativa, Vincenzo Di Pardo.

«Vogliamo che la Regione Emilia-Romagna non sia un attore passivo, ma protagonista in questo processo che guarda alle tutele delle persone ristrette in carcere – ha sottolineato Emma Petitti, presidente dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna –Il problema del sovraffollamento delle carceri purtroppo riguarda anche l’Emilia-Romagna. In regione sono presenti 3.315 detenuti su una capienza regolamentare di 3.007 unità. A Rimini, in particolare, sono oggi presenti 139 detenuti su una capienza di 123 unità. La situazione è dunque al momento sotto controllo.

Solo attraverso percorsi che mirano alla rieducazione e al reinserimento lavorativo possiamo pensare di contribuire in modo efficace a risolvere una condizione, come quella del sovraffollamento, che mina soprattutto la dignità e la qualità di vita di chi si trova in carcere. Diventa quindi fondamentale fornire ai detenuti strumenti utili a informarsi su quelle che sono le misure alternative al carcere, per favorire l’esercizio di un diritto.

Creare le condizioni affinché la persona possa individuare un progetto di vita aumenta la consapevolezza di sé stessi, rafforza i processi decisionali, e aiuta la capacità relazionale collettiva e comunitaria. Sappiamo quanto, ad esempio, i progetti di inclusione lavorativa possano apportare benefici concreti ad ogni livello, la nostra stessa Costituzione, all’articolo 27, dice che “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”».

La visita si è conclusa all’interno della biblioteca della Casa circondariale assieme a nove detenuti che hanno potuto così portare una testimonianza diretta di ciò che caratterizza il loro percorso e di quelle che sono le esigenze più significative.

«È stata l’occasione – ha concluso Petitti –  per iniziare un confronto che andrà avanti nel tempo e in cui la Regione si impegnerà a fare la propria parte».

 

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