Il mio discorso di insediamento da Presidente dell’Assemblea legislativa

Discorso Presidente Assemblea Legislativa – Insediamento

 

1.

Signor Presidente,

gentili Consigliere e Consiglieri,

desidero anzitutto ringraziarvi per la fiducia che avete riposto nella mia persona, affidandomi il compito di presiedere questa Assemblea. Al tempo stesso, non posso che riaffermare il forte senso di responsabilità che avverto nell’assumere questo importante ruolo di garanzia e di alta rappresentanza istituzionale.

Il peculiare contesto emergenziale nel quale si sta celebrando questa seduta di insediamento dell’undicesima Legislatura ci offre lo spunto per riflettere sulla centralità dell’Istituzione che abbiamo il privilegio di rappresentare.

Sono giornate, queste, dense di preoccupazione per la situazione sanitaria e per le potenziali ripercussioni che potrà avere sul piano sociale ed economico.

In questo senso, penso di interpretare la volontà unanime di quest’Aula nell’esprimere un ringraziamento ai professionisti e agli operatori del Servizio Sanitario Regionale, e a tutti coloro che, a vario titolo, stanno svolgendo un lavoro delicatissimo, nel tentativo di arginare il propagarsi del contagio e di ripristinare con la massima celerità le normali condizioni della vita sociale.

 

Spicca in questa delicata situazione l’importanza della stretta interrelazione tra i poteri straordinari in materia di salute pubblica, propri, da una parte, del Governo nazionale, e, dall’altra, della Istituzione regionale, su cui poggia l’efficacia delle complesse risposte che l’emergenza in corso richiede, con priorità alle misure urgenti di sostegno al tessuto produttivo.

Credo sia nostro prioritario dovere rassicurare i cittadini, e non solo quelli residenti nella nostra Regione, rispetto al fatto che, anche in questo caso, l’intero sistema istituzionale dell’Emilia-Romagna sta facendo ogni possibile sforzo per garantire tempestività ed efficienza nell’erogazione delle prestazioni sociali e sanitarie, soprattutto nell’assicurare il sostegno alle fasce più deboli.

 

2.

Su un piano più generale, nel rimarcare la centralità delle istituzioni territoriali, specie in un contesto così altamente problematico, vorrei ricordare come questa Legislatura prenda avvio nel cinquantesimo dalla prima elezione dei consigli regionali in Italia, il 7 e 8 giugno 1970. Data, questa, a partire dalla quale le Regioni, già previste nella Costituzione del 1948, entrarono concretamente nella storia istituzionale italiana, provvedendo subito alla loro fase costituente con l’approvazione dei primi Statuti.

È stato necessario un lungo cammino perché nel sistema istituzionale si affermasse l’ordinamento regionale, se solo si pensa che l’VIII disposizione transitoria della Costituzione del 1948 stabiliva che le elezioni dei consigli regionali si sarebbero dovute svolgere entro un anno dalla sua entrata in vigore, nell’incertezza politica sul tipo di regionalismo da attuare rispetto al modello previsto nella stessa Carta costituzionale.

 

Né furono sufficienti l’insediamento degli organi eletti e l’adozione degli Statuti, accompagnati da una grande condivisione sociale, perché le Regioni assumessero per intero la gamma dei poteri che i costituenti avevano previsto.

 

Fu necessario attendere la metà degli anni ’70 perché si consolidasse un indirizzo legislativo e giurisprudenziale più favorevole all’autonomia regionale, fino agli sviluppi costituzionali successivi, tra i quali la riforma integrale del Titolo V, Parte Seconda della Costituzione, tra il 1999 e il 2001.

Oggi, in concomitanza con tale simbolico anniversario, si scorgono significative tendenze volte ad accrescere le responsabilità poste in capo alle istituzioni regionali, orientate a realizzare, pur nel quadro dei principi di unità e solidarietà tra territori, una più accentuata autonomia.

Si può ben parlare di una nuova stagione di rilancio del regionalismo, coincidente con l’avvio delle iniziative di attuazione dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione, cui la stessa Regione Emilia-Romagna ha dato un decisivo contributo. L’importanza politica di questi progetti è testimoniata dalla centralità che il tema dell’Autonomia assume anche in questa nuova Legislatura, come emerge dal Programma di mandato anticipato dal Presidente Bonaccini.

Mi auguro che il contributo che abbiamo dato sinora sull’autonomia regionale con il lavoro del Presidente e con il contributo unanime dell’aula possa in questo nuovo mandato amministrativo arrivare al proprio compimento, perseguendo l’obiettivo che maggiore autonomia la si esercita con una aumentata responsabilità nell’esercizio della spesa, nelle materie di competenza regionale e nell’interesse dei propri cittadini e delle comunità.

 

3.

Nell’attraversare questo lungo percorso di definizione dei poteri locali, e, tra questi, dell’autonomia politica delle regioni, due sono state le fasi più significative di consolidamento della forma di governo regionale attraverso gli statuti.

Il passaggio più rilevante è certamente nell’adozione del vigente Statuto della Regione Emilia-Romagna, approvato nel 2005, quale sintesi politico-istituzionale delle revisioni costituzionali del 1999 e del 2001.

La riforma del 1999, introduttiva dell’elezione diretta del Presidente della Regione, e quella del 2001 ampliativa dei poteri complessivamente attribuiti alle regioni ed in particolare della potestà legislativa regionale, sono state tramutate nei principi ora sugellati nel nostro Statuto.

Lo Statuto non si è limitato a definire l’organizzazione dei rapporti e delle funzioni della Regione, ma, come una sorta di “piccola carta fondamentale” della Regione, pure le norme di principio e i valori nei quali la comunità regionale si riconosce.

Ricordo, in particolare, quelle disposizioni nelle quali ritrovo il fulcro dei miei valori: l’unità nazionale, i valori di libertà, uguaglianza, giustizia sociale, democrazia, pluralismo, laicità, sussidiarietà, antifascismo, il rifiuto dei totalitarismi. Ed ancora il primato della persona e la lotta contro ogni discriminazione per ragioni di genere, economiche, sociali, personali, di età, di etnia, di cultura, di religione, di opinioni politiche, di orientamento sessuale.

Sono valori che hanno guidato finora la mia attività politica ed amministrativa e che vorrei orientassero sempre l’agire di questa Assemblea, chiamata a concorrere alla piena realizzazione del principio di uguaglianza sancito dall’art. 3 della nostra Carta Costituzionale, attraverso la rimozione degli ostacoli al pieno sviluppo della persona e alla sua possibilità di partecipare alla vita politica, economica e sociale.

L’Assemblea dispone, quindi, di poteri che le conferiscono una posizione e un ruolo centrali nell’ordinamento costituzionale e nel sistema delle autonomie locali, proprio perché in grado di incidere, prevalentemente attraverso l’esercizio del potere legislativo, sulla vita delle comunità che siamo stati chiamati a rappresentare.

 

 4.

Con le elezioni del 26 gennaio ci è stato quindi affidato un compito tra i più rilevanti per la vita democratica del nostro Paese, rappresentando oltre 4milioni e 400mila emiliano-romagnoli e interpretando la volontà espressa da un sistema complesso di comunità locali, 328 comuni, 8 province, la città metropolitana di Bologna, migliaia di associazioni portatrici di legittimi interessi che riconoscono al nostro Ente la funzione di centro propulsore per l’attuazione di politiche che perseguono la parità giuridica, sociale ed economica tra donne e uomini di questa terra, la realizzazione degli ideali di solidarietà e di pace, condizioni prioritarie del vivere civile, che contribuiscono a fare di questa istituzione una Regione d’Europa.

In questo contesto, nel solco tracciato dallo Statuto, abbiamo il compito di promuovere e garantire una visione unitaria e sistematica in un rinnovato rapporto di sussidiarietà tra la Regione, i Comuni e le loro Unioni, le Province e la Città metropolitana di Bologna, affinchè il Sistema delle autonomie locali in Emilia-Romagna assuma una forza e una rilevanza nuova, pur a fronte delle complesse questioni transitorie ereditate dalle ultime stagioni politiche. Si tratta perciò di sviluppare ulteriormente le indiscusse capacità espresse dalla Regione in tutte le sue articolazioni assieme a tutte le altre istituzioni del territorio.

Capacità che hanno consentito di valorizzare le identità culturali e le tradizioni storiche che caratterizzano le nostre comunità, di  sostenere e garantire prestazioni sociali e sanitarie di qualità, di salvaguardare gli ecosistemi naturali; di porre a valore il diritto al lavoro stabile e sicuro con l’obiettivo della piena occupazione come condizione della coesione sociale tra le persone e fra le diverse articolazioni sociali, rappresentate nelle associazioni economiche, di categoria e sindacali; ed ancora di tutelare la libertà di iniziativa economica, il benessere della persona e la propria autonomia formativa e culturale; di sostenere il diritto allo studio ed alle politiche sociali e sanitarie; di tutelare le persone con disabilità, le persone non autosufficienti, le persone minori e adolescenti.

 

5.

Come Presidente di questa Assemblea, in continuità con la tradizione istituzionale che ci appartiene e in cui tutti ci riconosciamo, ritengo importante accrescere la trasparenza e l’accesso alle informazioni e la partecipazione dei cittadini al “governo diffuso” della Regione, valorizzando pienamente anche gli istituiti già disciplinati dallo Statuto (petizioni, istruttoria pubblica, iniziativa legislativa popolare, consultazione mediante il diritto di partecipazione delle associazioni alla definizioni degli indirizzi politico-programmatici).

Noi tutti oggi ci assumiamo pienamente la responsabilità di rappresentare, per il tempo del mandato ricevuto, l’intera comunità regionale, nessuno escluso.

Sono le istituzioni, e le sedi nelle quali si esercita la rappresentanza, la garanzia che la democrazia si compia. Le piazze sono il “termometro” delle sensibilità dei cittadini e vanno ascoltate, ma non possono sostituirsi alle istituzioni e alle democrazie assembleari e parlamentari.

L’esercizio del diritto al voto è l’ultimo atto di un processo democratico di partecipazione al formarsi delle decisioni di cui le istituzioni sono garanti.

La democrazia si favorisce mediante il dialogo ed il confronto tra le diverse posizioni, nel confronto dialettico tra maggioranze e minoranze, se le posizioni non divengono ideologiche, identitarie, pregiudiziali.

Sono questi i principi cui intendo ispirarmi nel ricoprire l’incarico di presidente di questa assemblea, salvaguardando, scrupolosamente, le prerogative dei Consiglieri e dei Gruppi Assembleari affinchè sia sempre preservata la dialettica tra i diritti e le prerogative dei gruppi di maggioranza e quelle dei gruppi di minoranza.

Vorrei condividere con tutti voi un auspicio per questa XI legislatura: proprio dalla dialettica fra maggioranza e minoranza possono nascere nuovi e più ambiziosi obiettivi comuni ed unificanti, affinchè si diffonda un nuovo sentimento collettivo di fiducia verso le istituzioni, rinsaldando la relazione fra esse ed i cittadini.

In questa prospettiva, al di là degli istituti che – penso ad esempio alle udienze conoscitive – già ricorrono nelle prassi di questa assemblea, occorre favorire il più possibile l’impiego di metodi e strumenti in grado di riaffermare l’autorevolezza delle scelte che siamo chiamati a compiere, nella consapevolezza che processi decisionali consapevoli, aperti alle istanze popolari e arricchiti dai migliori contributi provenienti dalla società civile producono decisioni migliori.

E’ importante che le norme più incisive siano figlie di una “tensione morale”, di una condivisione nella comunità. Le riforme non dovrebbero mai essere riforme dall’alto, perché se divengono tali saranno inefficaci in quanto subìte o rifiutate. Mi auguro che la nostra attività legislativa sia retta da questa alta tensione etica rivolta al bene comune.

Possiamo certamente condividere, tra gli obiettivi che poco fa ho voluto definire unificanti, politiche più efficaci che affrontino con determinazione le discriminazioni di genere.

 

Si badi bene, non tanto o non solo al fine di favorire una più visibile presenza delle donne in posizioni di potere o una più piena partecipazione ai processi decisionali, ma quanto, e soprattutto, per garantire la presenza femminile nel lavoro e nelle professioni senza più discriminazione alcuna. L’XI legislatura può costituire dunque l’occasione per compiere un ulteriore salto di qualità rispetto al complesso cammino percorso dalle donne nelle istituzioni, nell’istruzione, nel lavoro e nelle varie formazioni sociali.

Dicevo, all’inizio, che questa XI legislatura prende avvio nel cinquantesimo anno dalle prime elezioni regionali. Esattamente cinquant’anni fa, con la legge 20 maggio 1970, n. 300, fu promulgato lo Statuto dei lavoratori, una delle più importanti leggi di riforma economica e sociale della storia repubblicana. Il diritto al lavoro e al lavoro di qualità deve continuare ad essere tra gli obiettivi qualificanti delle istituzioni, come quella che rappresentiamo. Del resto, come già nella precedente legislatura, il Presidente Bonaccini, ha confermato il Patto per il lavoro fra le priorità politiche del nuovo mandato.

Nel tratteggiare le priorità di questa agenda politica, non può essere sottovalutato il valore unificante dell’integrazione europea, entro il quale devono essere affrontate le crescenti complessità della vita sociale ed economica, oltre alle nuove sfide ambientali ed ai nuovi diritti delle persone.

Sono già previsti strumenti atti a garantire la partecipazione al processo legislativo dell’Unione Europea, che, come Assemblea, occorre di valorizzare il più possibile nel compiere in uno sforzo ulteriore di rinnovamento delle istituzioni europee.

L’Europa non è altro da noi e non è altro dall’Emilia-Romagna. A noi il compito di presidiare le sedi e i meccanismi che possono consentire di far sentire la nostra voce.

Inoltre, nel contesto delle misure per il contrasto all’illegalità, la Regione Emilia-Romagna si è distinta con azioni precise e con rigorose iniziative a sostegno delle vittime di reati e a tutela della sicurezza dell’intera comunità. È una strada tracciata anche per il futuro, dove si devono sempre più integrare sicurezza e solidarietà.

L’Emilia-Romagna è una terra di libertà delle idee: di espressione del pensiero, di parola, di insegnamento, di impresa. Deve essere anche la terra che garantisce il diritto di professare liberamente la propria fede, facendosi promotori di iniziative volte a valorizzare il dialogo interreligioso.

Ritengo che le democrazie si rafforzeranno e le istituzioni ritroveranno credibilità se sapranno tutelare e favorire la partecipazione delle persone più deboli e sole. Il diritto al lavoro, alla casa, alla salvaguardia dell’ambiente e alla salute dei cittadini sono la precondizione per il rafforzamento della democrazia e delle istituzioni rappresentative.

 

6.

Nell’avviarmi a concludere, vorrei attivare da subito un’iniziativa, a nome della Presidenza dell’Assemblea Legislativa, per la liberazione dello studente bolognese Patrick George Zaki, trattenuto in Egitto in stato di detenzione per essersi speso a favore dei diritti umani e per le opinioni politiche espresse sui social.

Consentitemi infine di ringraziare il Presidente Stefano Bonaccini, per il prezioso lavoro realizzato insieme in questi anni al servizio delle nostre comunità; a lui e alla sua nuova Giunta rivolgo i migliori auguri di buon lavoro.

Inoltre saluto con gratitudine Simonetta Saliera, che mi ha preceduto in questo ruolo, svolgendo il compito affidatomi con grande professionalità, rispetto e rigore, impegnandomi ed augurandomi di essere all’altezza della grande responsabilità che mi è stata affidata e che mi appresto da adesso ad assumere.

In conclusione ed in virtù anche del ruolo che ho avuto l’onore di ricoprire nella passata legislatura ed ovviamente anche in questa nuova veste, vorrei ringraziare tutti i dipendenti dell’Ente che ogni giorno con il loro lavoro, svolto sempre con costanza, impegno e dedizione, caratterizzano l’Emilia- Romagna come esempio di efficienza e qualità amministrativa.

 

Buon lavoro a tutti noi e grazie.

 

Emma Petitti

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