Oggi in regione con Pietro Grasso per due appuntamenti della Settimana della Legalità

Oggi con l’ex procuratore nazionale antimafia e presidente del Senato Pietro Grasso per inaugurare la mostra 𝗨𝗻𝗮 𝘃𝗶𝘁𝗮 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗿𝗼 𝗹𝗮 𝗺𝗮𝗳𝗶𝗮 delle ragazze e dei ragazzi dell’Istituto Superiore Einaudi Molari, in esposizione in Assemblea legislativa Regione Emilia-Romagna. Un confronto su lotta alla criminalità organizzata e sensibilizzazione delle e dei più giovani con una figura emblematica del nostro tempo.

In seguito la presentazione del suo libro Il mio amico Giovanni.

 

IL MIO SALUTO ALLA MOSTRA E L’INTERVENTO ALLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO

Innanzitutto grazie a tutti per essere qui oggi: ai ragazzi dell’Istituto “Einaudi Molari” di Rimini che hanno realizzato la mostra in collaborazione con l’Osservatorio sulla criminalità organizzata della Provincia di Rimini.

Ho avuto la fortuna di vederla già a Riccione dove fu esposta la scorsa estate e devo dire che è un lavoro di grande livello, sia nella sua progettualità che nella realizzazione.

Saluto e do un caloroso benvenuto in Assemblea legislativa al senatore Pietro Grasso, già presidente del Senato della Repubblica dal 2013 al 2018.

Con lui continueremo questa bella mattinata quando dopo l’inaugurazione della mostra ci presenterà il suo libro intitolato ‘Il mio amico Giovanni’

Siamo di fatto al secondo giorno di attività di questa ricchissima Settimana della Legalità, piena di appuntamenti su tutto il territorio regionale (ce ne sono organizzati circa 80, ai quali collaborano sia istituzioni pubbliche che mondo delle associazioni).

La struttura dell’Assemblea legislativa che ho l’onore di presiedere coordina il lavoro di organizzazione di questo importante evento (Settimana della Legalità), un’esperienza che nasce dal Testo Unico per la promozione della legalità e per la valorizzazione della cittadinanza attiva e dell’economia responsabile, che ha istituito la Giornata regionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie e per la promozione della cittadinanza responsabile.

La Giornata regionale è diventata negli ultimi anni la Settimana della Legalità, una serie di incontri, seminari e approfondimenti per parlare appunto di cittadinanza attiva, presentare buone pratiche per riconoscere e contrastare le mafie, per promuovere l’educazione, l’informazione e la sensibilizzazione in materia di legalità su tutto il territorio.

E’ in questo ampio contesto che presentiamo la mostra realizzata dai ragazzi e dalle ragazze dell’istituto superiore “Einaudi-Molari” di Rimini.

Parliamo di un lavoro di ricerca e approfondimento sulla testimonianza di donne e uomini che hanno perso la vita a causa delle mafie.

Ma è anche un interessante lavoro di grafica che è diventato una mostra itinerante e che, assieme all’Osservatorio sulla criminalità organizzata della Provincia di Rimini, abbiamo voluto fortemente portare anche nella sede dell’Assemblea Legislativa.

La mostra e il catalogo sono per noi la rappresentazione visiva di un’importante mission dell’Assemblea legislativa e cioè il mettere in campo un lavoro che tenga insieme l’attenzione alle giovani generazioni con la promozione della legalità, il tutto in un nesso imprescindibile per tutti, ma in special modo per le istituzioni.

Mettere al centro della propria attività politica i giovani  significa a mio avviso attuare politiche pubbliche che guardano al futuro della propria comunità.

Informare e sensibilizzare, educare alla legalità, promuovere una cittadinanza attiva responsabile su tutto il territorio: questi sono i capisaldi fondamentali della nostra attività.

Riprendo anche qui la frase che abbiamo deciso di scrivere sulla Card della legalità, che viene consegnata a tutte le ragazze e a tutti i ragazzi che prendono parte alle iniziative in materia di legalità promosse dall’assemblea legislativa. Quella frase riportata è la seguente: “Fuori le mafie dal nostro futuro!”

Ci tengo a ribadirlo anche oggi a voi.

_______________________________

Eccoci a questo secondo momento della nostra mattinata, che segue l’inaugurazione della mostra.

Io ringrazio nuovamente il Senatore Pietro Grasso per essere qui oggi con noi a parlare di legalità e a presentare il suo libro intitolato ‘Il mio amico Giovanni’.

Una brevissima sintesi di quella che è stata la carriera del Dott. Grasso.

Diventa magistrato molto giovane e per più di dieci anni procuratore della repubblica a Palermo, fino a diventare nel 1980 titolare dell’inchiesta riguardante l’omicidio del presidente della Regione Sicilia, Piersanti Mattarella, fratello dell’attuale presidente della Repubblica.

Nel 1985 il presidente del tribunale di Palermo lo designa giudice a latere nel primo maxiprocesso a Cosa Nostra, ed è in quell’occasione che iniziò una stretta collaborazione con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino i quali gli fornirono un aiuto essenziale per studiare e comprendere le carte processuali.

Voi ragazzi siete giovanissimi, mi auguro che nel vostro percorso di studi imparerete ad apprendere e conoscere la storia di questi due magistrati, Falcone e Borsellino, assassinati dalla mafia nel 1992.

E con Falcone appunto iniziò anche un’amicizia che sta proprio alla base del racconto contenuto nel libro.

Dal 2005 al 2013 il Dott. Grasso ricoprì l’importantissimo ruolo di Procuratore Nazionale Antimafia, sul quale magari dopo ci racconterà qualcosa e poi, nel 2013, la scelta di dedicarsi alla politica, candidandosi in Parlamento.

Ricordo con emozione quella tornata elettorale perché anche io fui eletta, nel mio caso alla Camera dei Deputati (dove rimasi solo due anni prima di venire in regione), mentre il senatore Grasso al Senato della Repubblica, del quale ne diventò il Presidente e vi assicuro ragazze e ragazzi, fu davvero un ottimo presidente per quei cinque anni di legislatura, tra l’altro non semplici dal punto di vista della governabilità.

Poi dopo altri cinque anni fino alla fine dell’esperienza parlamentare nel settembre 2022.

Ma c’è una cosa che ha sempre rappresentato un filo conduttore nella vita e nella carriera di Pietro Grasso, e cioè il voler coltivare il dialogo con le giovani generazioni, incontrando ragazze e ragazzi in giro per l’Italia, come oggi qui a Bologna. Per raccontare certamente la sua esperienza, ma per spiegare bene cos’è la mafia, come si infiltra e come la si combatte.

Si, perché la mafia non è solo in Sicilia ma ovunque (anche nella nostra terra), e soprattutto perché non la devono combattere solo le forze dell’ordine e i magistrati ma tutti noi, nella nostra vita quotidiana, con le piccole e grandi azioni che possiamo svolgere.

Io non voglio dilungarmi troppo, consentitemi però di dirvi che il libro, scritto insieme ad Alessio Pasquini, merita davvero di essere letto, perché ripercorre le tappe più significative della carriera di magistrato del Dott. Grasso, che coincidono con alcuni tra gli avvenimenti più importanti della storia del nostro Paese, molti di questi purtroppo nefasti, ma altri anche di soddisfazioni professionali e di importantissimi risultati raggiunti nella lotta alla criminalità organizzata.

Ci sono tanti racconti che non sono solo semplici aneddoti ma memoria storica e testimonianza di verità.

Tra i tanti c’è un passaggio molto bello, dove Pietro Grasso racconta l’inizio del suo lavoro come giudice a latere del maxi processo. Quel passaggio è scritto così:

“Falcone mi portò in una stanza blindata, aprì la porta e mi disse: “ecco, questo è il maxiprocesso”. C’era una stanza con quattro pareti fino al tetto con degli scaffali e 120 faldoni. Si trattava di circa quattrocentomila fogli processuali, tutti da studiare. (…) Provai uno sgomento notevole ma non volli darlo a vedere, non volli deludere Giovanni Falcone che mi osservava, voleva vedere la mia reazione. Gli dissi: “dove è il primo volume?” e lui si aprì in un grande sorriso.” 

“Mentre mi trovavo lì a studiare le carte passò Paolo Borsellino. Mi vide così in difficoltà a raccapezzarmi tra tutte quelle carte, tra tutti quegli episodi e mi fornì le sue famose rubriche, quelle dove con una calligrafia minuta aveva annotato tutti gli omicidi, tutti i delitti e tutte le corrispondenze delle pagine dove si trovavano le dichiarazioni e le accuse per quel tipo di reato. Fu un aiuto eccezionale perché mi fece guadagnare tanto tempo per studiare quelle carte. Mi sentii quasi coccolato come se avessi un fratello maggiore che mi aiutava”.

 E poi, e mi avvio davvero a concludere, il racconto, premonitore letto col senno di poi, della famosa cassaforte dove erano custodite le carte segrete del maxiprocesso le cui chiavi erano in mano a Paolo Borsellino.

E il racconto cita:

 “Un pomeriggio, mentre Paolo e io stavamo prelevando alcuni atti, ci passò accanto falcone che, con il suo tono sarcastico, chiese: ‘Paolo, quella chiave la tieni tu, ma se ti ammazzano come la apriamo la cassaforte?’.

‘Giovanni, tu sei il numero uno. Prima di tutti ammazzeranno te, quindi è bene che la tenga io’, fu la risposta immediata e altrettanto beffarda.

Scoppiammo tutti in una sonora risata, abituati com’eravamo a esorcizzare l’idea della morte scherzandoci sopra”.

Quella morte, barbara, che arrivò terribilmente per entrambi, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, nel 1992, a maggio uno e a luglio l’altro, per mano della mafia.

E credo che a loro vada dedicato il nostro ricordo ma non solo: io direi ai tanti magistrati e servitori dello Stato che hanno perso la vita per mano della criminalità organizzata.

 A noi istituzioni non solo il compito di ricordarli, ma anche quello di mettere in campo tutte le azioni per contrastare ogni tipo di criminalità, e tra queste c’è il lavoro che facciamo per coltivare quella cultura della legalità che è alla base di questa settimana importante di appuntamenti, ma che non vuole però fermarsi alla fine della stessa, perché noi intendiamo continuare ogni giorno dell’anno il lavoro che come Assemblea legislativa abbiamo messo in campo, in particolar modo quello con istituti scolastici, magistrati, giornalisti d’inchiesta e tutti coloro che si occupano di cultura della legalità.

Grazie di nuovo a Pietro Grasso per essere qui con noi oggi, a voi ragazze e ragazze e ai vostri docenti.

 

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *