‘Luce sul Mare’ Bellaria Igea Marina: presentazione del bilancio sociale 2019

Innanzitutto vorrei ringraziarvi per l’invito a questo vostro importante momento, che nel rispetto delle normative anti Covid avviene in videocollegamento, e lo dico con rammarico perché tutti avremmo voglia vederci in presenza e di persona, auspicando ovviamente di farlo al più presto.

Ricordo con molto piacere la scorsa estate la cerimonia dei 40 anni della vostra attività, che per voi, ma io dico per l’intero territorio, hanno rappresentano un traguardo prestigioso, che sta a significare che si è lavorato davvero bene. Diversamente non si crescerebbe come avete fatto voi, implementando negli anni le attività e i servizi offerti.

Nel tempo ‘Luce sul Mare’ è diventata una realtà riconosciuta su tutto il territorio, non solo provinciale tra l’altro.

Anche la genesi della vostra cooperativa ha un valore particolare a mio parere, che a me ha colpito molto; mi par di ricordare che fu fondata dai dipendenti e collaboratori di un Istituto Privato di Assistenza che aveva deciso di chiudere l’attività per problemi economici. Questa attività è stata rilevata e portata al punto in cui è oggi.

E questo non può che essere un vanto per chi ci ha creduto e ha tracciato un percorso che sta durando da oltre  40 anni e che guarda sempre avanti, con una specializzazione che nel tempo si è ampliata ed offre veramente una gamma di servizi ampia ed innovativa, sia in ambito riabilitativo che educativo, in particolare a favore del mondo della disabilità, per il quale avete sempre investito e dove il vostro livello di professionalità è comunemente riconosciuto.

Questa mattina presentate il Bilancio Sociale, strumento attraverso il quale restituite al territorio, attraverso una rendicontazione puntuale, la visione sociale delle vostre attività, in un’ottica di trasparenza e condivisione, valorizzando i risultati e gli obiettivi raggiunti in tutti questi anni.

Con questo strumento vengono evidenziati NON i risultati economici, che sono oggetto del bilancio economico dell’azienda, ma gli esiti di un processo con cui si rende conto delle scelte, delle attività, dei risultati e dell’impiego di risorse in un dato periodo, in modo da consentire ai cittadini e ai diversi interlocutori di conoscere e formulare un proprio giudizio su come viene interpretata e realizzata quella che chiamiamo comunemente mission.

Vorrei provare in questa chiave a fare una breve riflessione sul momento storico che stiamo vivendo, perchè comunque a mio avviso tutto in qualche modo è interdipendente.

Stiamo vivendo un tempo di rinnovamento ed è a oggi difficile pensare che tutto possa tornare come prima. Io credo che quello che è successo e che sta accadendo anche in questi giorni, cambierà per sempre le nostre vite.

Secondo me c’è in gioco anche una questione di rigenerazione culturale per quanto riguarda il nostro futuro.

Questa pandemia ha evidentemente alterato le dinamiche sociali e umane.

Nel dibattito di queste settimane è emerso spesso il concetto di ‘Nuovo Umanesimo’.

Cioè a mio avviso noi dobbiamo affrontare con massimo rigore intellettuale questo momento. L’Italia esprime un movimento culturale tra i più importanti d’Europa. Anche sul piano delle idee, la tradizione italiana ha avuto un’elaborazione di pensiero centrata sulla comunità.

Durante la prima ondata era presente in tanti la convinzione che ‘ne saremmo usciti migliori’, dal punto di vista umano, da questa disavventura.

A me obiettivamente non pare che stia andando proprio così.

O meglio, noto come una specie di divario sociale accentuato: da un lato chi ha tirato fuori il meglio di sé, e non mi riferisco solo al mondo degli operatori sanitari ma anche a quello vasto del terzo settore e del volontariato e anche alle tante persone che si sono adoperate, anche con grandi sacrifici, per rispettare le regole; dall’altro chi, per motivi diversi, tutti magari legittimi, ha tirato fuori tutta la propria rabbia sconfinando persino nel disprezzo delle norme che democraticamente lo Stato si è dato.

E quindi forse questo deve farci pensare a diversi aspetti: da cosa è oggi il capitalismo agli stili di vita di ciascuno di noi, dall’individualismo sfrenato al valore della comunità, dal mettere mano a quelle che sono le evidenti distorsioni dell’economia moderna al valore del lavoro, relegato fino all’esasperazione nel ruolo di mera fonte di reddito, anziché in quello di strumento con il quale il cittadino contribuisce al progresso morale e materiale della società, in base a quella che è anche la ratio della nostra Costituzione.

Probabilmente occorre davvero elaborare una sorta di manifesto di idee e valori da tradurre in prassi e azioni.

Lo stesso Papa Francesco ha fatto un appello che a me è piaciuto molto, relativo appunto ad un nuovo umanesimo che chiami la cultura europea alle sue responsabilità e che essa torni ad essere motore di civiltà, solidarietà, fraternità, uguaglianza.

Con uno sguardo particolare rivolto ai giovani.

Il concetto deve essere quello a mio avviso di rimettere l’uomo al centro dei rapporti economici e sociali.

Siamo nella fase più acuta di una crisi globale, economica e sanitaria. Checchè se ne dica, l’Italia è stata presa ad esempio per come ha affrontato questa pandemia, e credo che di questo noi dobbiamo essere molto orgogliosi.

Deve servirci come stimolo per essere visti come faro anche per la ripartenza, perché prima o poi arriverà anche questo momento.

 

Prima di concludere vorrei approfittare di questa occasione per fare un plauso a tutti gli operatori sanitari della nostra regione; a quelli in particolare del settore pubblico, ma anche delle strutture private come la vostra e anche delle case protette: tutti sappiamo che chi fa il vostro lavoro si sta vivendo uno dei periodi più difficili e complicati dal dopoguerra ad oggi.

L’epidemia Covid-19 ha messo alla prova tutti noi, in particolare la comunità riminese, che soprattutto durante la ‘prima ondata’, insieme a quella piacentina, è stata la più colpita nella nostra regione.

Ci sono state persone che hanno perso la vita e che stanno venendo a mancare anche in questi giorni e che vorrei ricordare anche oggi.

Persone delle quali però ci si è presi cura in modo eccezionale, come di tutte quelle (per fortuna la stragrande maggioranza) che si sono guarite; e lo si è fatto anche con modalità nuove, a volte struggenti, come le videochiamate ai parenti.

Per questo dobbiamo dire grazie al nostro servizio sanitario e soprattutto al personale che ha dato l’anima in questa occasione particolare e in condizioni difficili, e mi riferisco a tutti indistintamente: medici, infermieri, addetti delle pulizie.

La nostra tenuta è stata messa a dura prova, possiamo dire che al momento ce la stiamo cavando abbastanza bene, ma dobbiamo tenere alta la soglia di attenzione perché non tutto è terminato e soprattutto perché occorre far tesoro dell’esperienza anche per il futuro, sperando ovviamente che non accada più ciò che è successo.

Io vi ringrazio nuovamente per l’invito di oggi e vi auguro buon lavoro affinchè questa mattinata di lavoro sia per voi davvero proficua.

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