ll mio intervento all’assemblea comunale del Partito Democratico di Rimini.

È un momento decisivo, importante, reso solenne dall’atto del decidere insieme.
Decidere insieme una prospettiva politica. Decidere insieme un candidato/a sindaco; una coalizione ampia e possibilmente senza veti all’ingresso; decidere insieme un progetto politico che deve rimettere al centro una prospettiva di futuro che abbia anche il riconoscimento delle cose buone e giuste fatte finora e che tutti noi condividiamo.
Perché qui c’è un Noi plurale, dove ognuno ha fatto la sua parte nel perseguire un risultato condiviso nell’azione politica amministrativa. Ecco perché non possiamo e non dobbiamo abbandonare il comune terreno della condivisione anche nel delineare traiettorie nuove senza rinunciare mai a parlare a tutta la città e i suoi abitanti.
Rimini e i riminesi sono al primo posto. Rimini, una città turistica, dei servizi e dell’ospitalità con la mente aperta al mondo e per questo mai autosufficiente e mai autoreferenziale. L’innovazione come metodo, come capacità di resilienza in risposta agli stimoli della modernità e alla complessità di una società sempre più interattiva, interconnessa, fatta da reti relazioni materiali e immateriali. Dove nulla è stabile per sempre e fermo e tutto in continuo movimento. Non possiamo essere prigionieri del nostro tempo e non dobbiamo farci guidare dall’istinto e da risposte di reazione ma utilizzare la razionalità, la misura e la comune responsabilità verso la nostra comunità. Per questo ritengo centrale non bastare a se stessi, perché il PD da solo non vince e nemmeno pensare che l’unica alleanza possibile sia quella con le forze moderate o le forze civiche, ritengo infatti che l’allargamento della coalizione alle liste di sinistra e ai cinque stelle sia strategica per scrivere assieme una nuova pagina.
Ecco perché non servono veti, posizioni pregiudiziali, autoreferenzialità, tentativi strumentali di usare il dialogo con nuove realtà civiche che chiedono di far parte della coalizione di centro sinistra.
E anche qui il tema della condivisione è centrale, essenziale, così come centrale resta l’unità della nostra comunità politica, del partito democratico dove il reciproco riconoscimento di altri punti di vista conta, perché ognuno di noi deve conquistare consenso in qualunque parte della società, proprio perché ognuno è una parte e nessuno può pensare di bastare semplicemente a se stesso.
Non mi appartiene la categoria del rancore, né quella del pregiudizio. E ritengo un errore ogni forzatura fatta di imposizioni a voti di maggioranza perché questo segnerebbe uno strappo, un taglio insanabile nel momento in cui serviamo tutti e il cui epilogo non siamo in grado di valutare.
Un punto centrale su cui voglio soffermarmi è il richiamo allo Statuto del Pd e al rispetto delle regole, non un vezzo da giuristi o difensori della forma ma lo ritengo centrale nel delineare i criteri di convivenza dentro questo partito.
Sono stata rispettosa del mandato dato al segretario regionale in questo tempo, non ho fatto dichiarazioni, non ho alimentato tensioni, ho semplicemente atteso la conclusione di questo mandato. La mia posizione è sempre stata la stessa, ricerca di una condivisione attraverso una candidatura civica terza che unisse tutto il campo politico del centrosinistra, in alternativa per non alimentare divisioni e imposizioni le primarie sono uno strumento, un tratto identitario previsto nello statuto del PD, una possibilità come ha ricordato anche oggi il circolo del q.6, cui io appartengo. Primarie da oggi sul tavolo del Pd attraverso le firme raccolte da oltre il 40% dei membri dell’assemblea comunale di Rimini. E Primarie che domani coroneranno il candidato o la candidata sindaca di Bologna che tutta la coalizione riconoscerà.
Da noi non si è delineato un patto di coalizione come previsto nello statuto del PD e non si è delineato un percorso condiviso per la scelta del candidato o candidata senza le primarie.
C’è una via di uscita a tutto questo? Anche nei momenti in cui le condizioni di accordo sembrano impossibili non bisogna lasciare mai nulla di intentato e ribadisco che non bisogna mai fare forzature, azioni muscolari che porterebbero a cesure. Rimangono ad oggi divisioni dentro il PD e divisioni dentro alla coalizione ma io non mi arrendo. Ritengo sia ancora possibile la sintesi dentro il PD e dentro la nostra coalizione o con le Primarie che legittimino in modo forte il candidato o candidata oppure si individua una soluzione di sintesi tra i due candidati che il PD mette a disposizione e che devono rappresentare entrambe un valore. Il mio invito è quello di non sancire strappi insanabili ma lavorare insieme ancora una volta alla ricerca di un patto vero e nuovo che ci riconosca reciprocamente nel segno di una continuità e di un sano e giusto rinnovamento e innovazione. Nella storia del centrosinistra riminese abbiamo imparato ad essere sempre alternativi a noi stessi e ce l’abbiamo sempre fatta. Anche questa volta penso che si possa e si debba fare.
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