Iniziativa con le scuole in occasione del Giorno del Ricordo
In occasione del Giorno del Ricordo, come Assemblea legislativa abbiamo organizzato un evento online rivolto principalmente a docenti e studenti delle scuole secondarie di I e II grado dell’Emilia-Romagna, con l’obiettivo di far conoscere la tragedia di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.
Il mio intervento
Buongiorno a tutte e tutti
Vorrei porgere inizialmente i ringraziamenti a chi ha organizzato questo importante momento di riflessione in occasione del Giorno del ricordo, in particolare ad Alessandro Criserà del servizio CONCITTADINI dell’Assemblea legislativa, all’associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia e alla Fondazione Fossoli.
Ringrazio ovviamente i relatori che interverranno dopo di me:
- Chiara Sirk, presidente dell’associazione Venezia Giulia e Dalmazia di Bologna.
- Guido Rumici, storico e giornalista.
- Maria Luisa Molinari, storica e docente.
- Marzia Luppi, direttrice della fondazione Fossoli.
Il giorno del Ricordo, istituito con larghissima maggioranza dal Parlamento nel 2004, contribuisce a farci rivivere una pagina tragica della nostra storia recente, per molti anni ignorata, rimossa o addirittura negata: le terribili sofferenze che gli italiani d’Istria, Dalmazia e Venezia Giulia furono costretti a subire sotto l’occupazione dei comunisti jugoslavi.
Queste terre, con i loro abitanti, alla fine della seconda guerra mondiale conobbero la triste e dura sorte di passare dalla dittatura del nazifascismo a quella del comunismo.
Quest’ultima scatenò, in quelle regioni di confine, una persecuzione contro gli italiani, mascherata talvolta da rappresaglia per le angherie fasciste, ma che si risolse in vera e propria pulizia etnica, che colpì in modo feroce e generalizzato una popolazione inerme e incolpevole.
La persecuzione, gli eccidi efferati di massa, l’esodo forzato degli italiani dell’Istria della Venezia Giulia e della Dalmazia, fanno parte a pieno titolo della storia del nostro Paese e dell’Europa.
Si trattò di una sciagura nazionale alla quale i contemporanei non attribuirono – per superficialità o per calcolo – il dovuto rilievo. Questa circostanza pesò ancor più sulle spalle dei profughi che conobbero nella loro Madrepatria, accanto a grandi solidarietà, anche comportamenti non isolati di incomprensione, indifferenza e persino di odiosa ostilità.
Si deve soprattutto alla lotta strenua degli esuli e dei loro discendenti se oggi, sia pure con lentezza e fatica, il triste capitolo delle Foibe e dell’esodo è uscito dal cono d’ombra ed è entrato a far parte della storia nazionale, accettata e condivisa. Conquistando doverosamente la dignità della memoria.
Esistono ancora piccole sacche di deprecabile negazionismo militante. Ma oggi il vero avversario da battere, più forte e più insidioso, è quello dell’indifferenza, del disinteresse, della noncuranza, che si nutrono spesso della mancata conoscenza della storia e dei suoi eventi. Questi ci insegnano che l’odio la vendetta, la discriminazione, a qualunque titolo esercitati, germinano solo altro odio e violenza.
Le sofferenze delle vittime della persecuzione, dei profughi e dei loro discendenti non dovranno essere mai dimenticate. La Memoria ci deve rafforzare nei nostri propositi di difendere gli istituti della democrazia e di promuovere la pace e la collaborazione internazionale, che si fondano sul dialogo tra gli Stati e l’amicizia tra i popoli.
E per tenere viva la memoria e il ricordo voglio sottolineare il prezioso contributo delle associazioni degli esuli per riportare alla luce vicende storiche oscurate o dimenticate, e contribuire così a quella ricostruzione della memoria che resta condizione per affermare pienamente i valori di libertà, democrazia, pace.
Il futuro è affidato alla capacità di evitare che il dolore si trasformi in risentimento e questo in odio, tale da impedire alle nuove generazioni di ricostruire una convivenza fatta di rispetto reciproco e di collaborazione.
Ogni comunità custodisce la memoria delle proprie esperienze più strazianti e le proprie ragioni storiche. E’ dal riconoscimento reciproco che riparte il dialogo e l’amicizia, tra le persone e le culture.
In quelle stesse zone che furono, nella prima metà del Novecento, teatro di guerre e di fosche tragedie, oggi condividiamo, con i nostri vicini di Slovenia e Croazia, pace, amicizia e collaborazione, con il futuro in comune in Europa e nella comunità internazionale.
Si tratta di valori che l’Italia ha voluto riaffermare anche recentemente.
Credo che nessuno di noi abbia dimenticato quell’istantanea del luglio 2020, che io definirei storica, dei due presidenti di Italia e Slovenia, Sergio Mattarella e Borut Pahor, che, mano nella mano, hanno fatto visita alla foiba di Basovizza, dopo aver siglato l’accordo sulla riconsegna del Narodni Dom (Casa del popolo) alla comunità Slovena, esattamente 100 anni dopo il rogo del palazzo sede delle attività culturali ed economiche delle minoranze slovena, croata e serba, da parte degli squadristi, che poi sarebbe stato confiscato dal regime fascista.
Accordo al quale il governo italiano ha dato seguito nell’ottobre scorso.
Voglio citare un altro gesto concreto di collaborazione, che riguarda la scelta di fare di Gorizia e Nova Gorica, congiuntamente, capitale della cultura europea 2025.
Parliamo di atti di alto significato simbolico che dimostrano una volta di più come l’integrazione di italiani, sloveni e croati nell’Unione Europea abbia aperto alle nostre nazioni orizzonti di solidarietà, amicizia, collaborazione e sviluppo. Il passato non si cancella. Ma è doveroso assicurare ai giovani di queste terre il diritto a un avvenire comune di pace e di prosperità.
La ferma determinazione di Slovenia, Croazia e Italia di realizzare una collaborazione sempre più intensa nelle zone di confine costituisce un esempio di come la consapevolezza della ricchezza della diversità delle nostre culture e identità sia determinante per superare per sempre le pagine più tragiche del passato e aprire la strada a un futuro condiviso.
E proprio ai giovani vogliamo parlare, e da qui la scelta di aprire questo evento online a docenti e studenti delle scuole secondarie di 1^ e 2^ grado dell’Emilia-Romagna.
E visto appunto che siamo in Emilia-Romagna, credo che sia giustissima la scelta di ricordare cosa accadde a Fossoli e di raccontare l’esperienza del Villaggio San Marco.
Io mi fermo qui, ringrazio nuovamente tutti e auguro buon lavoro per il proseguo dell’evento, annunciando che non potrò assistervi ancora per molto, visto un altro impegno istituzionale imminente e inderogabile.
Grazie
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