Incontro in Assemblea della ministra della Salute del Saharawi
Incontro in Assemblea della ministra della Salute saharawi Kheira Boulahi Bad e della rappresentante del Fronte Polisario in Italia, Fatima Mahfud con la presidente Petitti e i consiglieri Sabattini, Taruffi e Mastacchi. Petitti: “Confermato il sostegno alle associazioni”
“La nostra sfida è quella di recuperare più risorse e affrontare il problema della malnutrizione, che si è aggravato dopo la guerra e la pandemia”. Sono le parole della ministra della Salute saharawi, Kheira Boulahi Bad, che, con Fatima Mahfud, rappresentante del Fronte Polisario in Italia, ha incontrato in Assemblea la presidente Emma Petitti e i consiglieri dell’intergruppo Saharawi insieme alle associazioni attive sul territorio del deserto del Sahara occidentale. Per l’occasione è stato riconfermato l’impegno della Regione Emilia-Romagna per il Saharawi con 125mila euro nel triennio.
“Dopo due anni di pandemia siamo travolti da un conflitto che ci sta preoccupando molto. Ma l’Emilia-Romagna è sempre molto attiva sul fronte della solidarietà – spiega la presidente Petitti -. Crediamo molto nella causa Saharawi e riteniamo importante anche dare il nostro sostegno alle associazioni attive nel dare corpo ai progetti”.
La ministra Kheira Boulahi Bad illustra la situazione sul territorio: “Stiamo attraversando due momenti critici strettamente correlati tra loro: quello politico e quello sanitario. Siamo in esilio da 46 anni. Il referendum proclamato dal Consiglio di sicurezza dell’Onu nel 1991 sull’autodeterminazione del Saharawi non è stato ancora indetto mentre, al contrario, le violenze da parte del Marocco nei confronti dei saharawi sono pane quotidiano. L’altro tema chiave è quello della salute: il nostro sistema sanitario è precario. Gli accampamenti dove vivono i rifugiati (nei campi profughi dell’Algeria e nelle zone del deserto del Sahara non occupate dal Marocco) sono già di per sé precari, così come le stesse strutture sanitarie con hanno tutti i problemi che possono avere le costruzioni nel deserto: per approvvigionamento di energia, acqua, per le fosse biologiche e il terreno salino. Ci sono due ospedali nazionali, cinque regionali e diverse infermerie locali con i loro programmi e una formazione continua e costante. Ma mancano risorse e medicinali. Il conflitto con il Marocco (che si è acuito da novembre 2020), la pandemia e la chiusura delle frontiere che ne è derivata hanno causato una forte riduzione degli aiuti umanitari fino ad un dimezzamento di risorse rispetto agli scorsi anni. Tutto questo peggiora ulteriormente il problema della malnutrizione (passata dal 77 al 92 per cento), ma incide anche sull’indice di mortalità nonché sulla salute fisica e mentale delle persone. Abbiamo bisogno – continua la ministra – di mantenere e consolidare, se non rafforzare, tutti quegli interventi umanitari e di cooperazione che fino ad ora ci hanno sostenuto e permesso di crescere”.
Fatima Mahfud insiste sull’importanza della cooperazione internazionale che ha sostenuto la società saharawi fino ad oggi, permettendo al popolo di scegliere di continuare a vivere nel deserto. La rappresentante del Fronte polisario ricorda in particolare il progetto della farmacia nel deserto, finanziato dalla Regione Emilia-Romagna, e portato avanti dalla comunità locale con grande successo.
La giunta riconferma l’impegno della Regione Emilia-Romagna anche per il prossimo triennio 2021-2024: quella con il popolo del Sahara occidentale è fra le prime cooperazioni realizzate, insieme a quella dei Balcani. Spiega Gian Luigi Lio del servizio cooperazione internazionale: “Con i progetti delle associazioni abbiamo permesso ai bambini di andare a scuola grazie al servizio mensa e al trasporto con i bus nel deserto. Abbiamo formato e sostenuto un’equipe di medici saharawi che visita i bambini, con screening sanitari; i più gravi vengono trasferiti nelle strutture della nostra regione e curati ormai da anni”.
Nel prossimo bando in uscita entro la fine del mese di aprile, il territorio dei saharawi sarà riconfermato fra quelli prioritari, con risorse che ammontano a circa 125-150mila euro per una copertura finanziaria del 70 per cento dei progetti. I settori spaziano dalla sanità all’educazione, dal contrasto alla fame alle attività generatrici di reddito. Beneficiari soprattutto bambini, donne, giovani, disabili e anziani.
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