In videocollegamento con l’Ordine degli Architetti della provincia di Rimini
Innanzitutto vorrei ringraziare il Presidente dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Rimini Roberto Ricci, che cito per ringraziare ovviamente tutto l’Ordine.
E’ sempre un piacere poter presenziare ai vostri appuntamenti.
E saluto ovviamente anche gli altri ospiti che hanno già portato il loro saluto e coloro che interverranno successivamente, a partire dai relatori.
Lo scorso anno ci vedemmo di persona a Rimini; sembra una vita fa.
Nel frattempo è cambiato tutto, la pandemia sta segnando le vite di tutti, il lavoro, le professioni.
E quindi io mi sento di fare un plauso, perché nonostante le difficoltà avete deciso di organizzare comunque le vostre giornate di studio, approfondimento e riflessione sui temi che vi siete riproposti di affrontare. Tra l’altro, guardando il programma, direi che i filoni prescelti hanno anche una forte attinenza rispetto alle politiche pubbliche: penso al tema delle caserme, a quello delle aree marginale e a quello dell’uso provvisorio dello spazio pubblico.
E’ evidente che questi temi oggi, alla luce anche di ciò che sta accadendo, possono essere visti anche da un’ottica ulteriore rispetto a quella ‘classica’ (passatemi il termine) dalla quale puntavamo una certa prospettiva.
Oggi la crisi sanitaria ci ha cambiato le vite, le modalità di socializzazione, la fruizione degli spazi, ha messo in evidenza l’urgenza di aver dovuto iniziare a pensare ad un nuovo rapporto tra le persone e gli ambienti e tra le persone stesse.
Di fatto abbiamo avuto la necessità e l’esigenza di definire nuovi equilibri.
E io aggiungo che non è scontato che questo ragionamento non dovremo perpetrarlo anche in futuro.
Quindi forse dovremo entrare nell’ottica di idee che occorrerà davvero pensare a nuovi modelli che riguardino lo sviluppo delle nostre città secondo questi nuovi criteri. Magari è solo una suggestione, ma credo che occorra tener conto anche di questo aspetto.
E tutto ciò potrebbe anche ‘innescare’ una nuova modalità di interazione tra le istituzioni e i cittadini: pensiamo a come ad esempio la popolazione potrebbe essere coinvolta in una sorta di progettualità partecipativa di riorganizzazione degli spazi pubblici.
Di fatto uno spazio pubblico è un bene comune, la sua fruizione riguarda tutti noi e quindi generare delle nuove modalità di partecipazione dei cittadini al fine di decidere insieme come sia preferibile mettere a disposizione della collettività un edifico o uno spazio, potrebbe essere una sfida da lanciare per il futuro.
E in questo chi svolge la vostra professione può dare un contributo fondamentale, perché poi non possiamo esimerci dal ragionare con nuovi parametri sui quali solo gli esperti possono supportarci e mi riferisco ai temi della qualità ambientale, della tutela del paesaggio, delle nuove tecnologie, del risparmio energetico e via discorrendo….
Tutto ricompreso in quella che è una nuova sfida che abbiamo davanti e che è racchiusa nel concetto di rigenerazione urbana.
Detto questo, io vorrei un attimo approfittare di questa occasione per provare a lanciare qualche spunto su una questione molto riminese.
Mi riferisco ad un tema che noi ci troveremo ad affrontare prossimamente, anzi ci saremmo trovati a farlo a prescindere, ora a mio avviso la crisi accelererà il processo.
Ritengo infatti che debba essere fatta presto una profonda riflessione su quello che io definirei un grande progetto di innovazione riguardante la nostra riviera in generale, ma Rimini in particolare in qualità di mèta turistica di livello internazionale per quanto concerne il turismo balneare.
Un progetto che potrebbe partire dall’Emilia-Romagna ma che deve coinvolgere necessariamente tutte le località turistiche del nostro Paese, in particolare quelle che da più tempo sono sul mercato. Come sistema politico locale dobbiamo porci a capofila di un progetto di respiro nazionale/europeo che metta insieme proposte in grado di rilanciare un settore economico che è fatto di un’anima, ovvero il sistema delle relazioni che da sempre permette alle comunità di crescere.
Come farlo? Lavorando su alcuni filoni principali. Lancio qualche tema con l’unica raccomandazione di renderlo come contributo al dibattito e nulla più.
– Riqualificazione delle strutture alberghiere. Sono anni che se ne parla ma ora non è più rinviabile. Dopo questa crisi è necessaria una forte accelerazione agendo su:
a) Riduzione delle strutture ricettive (con % diverse a seconda dell’ubicazione delle aree in questione), soprattutto nelle aree a più alta concentrazione, utilizzando strumenti urbanistici ed incentivi economici per l’uscita dal mercato. Siamo giunti ad un punto della nostra storia in cui non possiamo più far finta che strutture ricettive chiuse da 15/20 anni e in molti casi catalizzatori di degrado, rappresentino un vulnus per il nostro tessuto turistico e urbano, oltre a queste strutture già chiuse, ve ne sono altre con precari affitti di azienda che questa crisi rischia di far chiudere definitivamente, non è più tempo di rinviare le decisioni.
b) Un progetto per la riqualificazione delle strutture ricettiveattraverso accorpamenti e ristrutturazioni con l’obiettivo anche della messa in sicurezza sismica.
c)Riqualificazione degli stabilimenti balneari.
Per raggiungere questi obiettivi sono necessari interventi legislativi, normativi ed economici.
– Legislativi. Nuova legge sul demanio che superi le attuali incertezze ed il contenzioso con l’Europa.
– Una legge di semplificazione burocratica che agisca con la ratio del silenzio assenso e dell’autocertificazione che per i tempi dell’economia turistica e per le riqualificazioni e ristrutturazioni alberghiere diventa vitale.
– Norme urbanistiche che recepiscano le possibilità date dalla realizzazione dei condhotel (esempio di opportunità di innovazione messo in campo dall’Emilia-Romagna), incentivi agli accorpamenti alberghieri e la previsione di nuovi servizi per le zone turistiche. Riqualificazione delle aste commerciali nelle zone turistiche.
– Interventi economici. Una legge nazionale che in accordo con la Comunità europea stanzi un contributo a fondo perduto per chi investe nella riqualificazione e ristrutturazione alberghiera. Un contributo a fondo perduto pari minimo al 25% dell’investimento complessivo. La restante parte finanziato con un mutuo di 30 anni garantito per i primi anni dalla Cassa Depositi e Prestiti e per gli anni successivi dall’attività imprenditoriale.
– Incentivi oppure acquisto da parte del pubblico di strutture ricettive fuori mercato per adibire quelle aree ad altre funzioni di servizio per il turismo (dai parcheggi, ai servizi di ristorazione, centri benessere o altro). Mutui agevolati per gli stabilimenti balneari e per le attività che vogliono innovare nel commercio e nei pubblici esercizi.
Questo presuppone un grande sforzo da parte degli enti pubblici ma anche degli interlocutori privati, ma penso che sia l’unica via da perseguire per rilanciare un modello turistico che rispetto al tema dell’innovazione del prodotto è davvero in forte sofferenza.
Poi ci sono altri temi che sicuramente andrebbero affrontati ma non è la sede di un saluto istituzionale che può permetterci di farlo. Li cito solo per titoli, facendo riferimento a qualche flash che può venirmi in mente, tenendo conto che non è materia di mia competenza e che quindi quotidianamente mi occupo soprattutto di altro.
- Penso ad esempio al fatto che come regione potremmo farci promotori verso il governo di una azione importante per la gestione dello stato legittimo degli edifici che essendo spesso difforme dalle reali costruzioni, blocca la stessa rigenerazione urbana.
- Oppure al fatto che un importante investimento che in futuro potremmo fare riguarda i concorsi di architettura per gli interventi di rigenerazione urbana, sia pubblici che privati. Perché da quel coinvolgimento può nascere qualcosa di veramente importante.
- Penso poi al tema della digitalizzazione degli archivi dei comuni e ad una semplificazione vera della modulistica, entrambe questioni sulle quali si può probabilmente spingere a fare di più.
- C’è poi tutta la problematica relativa allo snellimento delle procedure che forse rischiano in alcuni casi di impedire la rigenerazione urbana; forse una maggiore flessibilità servirebbe a tutti, enti locali in primis.
Non mi voglio dilungare oltre, anzi voglio lasciarvi ai vostri lavori, che dureranno fino a domenica oltre ad altri due momenti successivi.
Io davvero mi rammarico del fatto che non ci siamo potuti vedere di persona, confidando magari di farlo l’anno prossimo, auspicando che questa situazione emergenziale sia terminata.
Da ultimo, vorrei chiudere con un ricordo, che non penso sia solo personale.
Periodicamente, in particolare in occasione di queste iniziative dell’ordine degli architetti, avevo sempre modo di confrontarmi con un amico che non c’è più, Fabio Tomasetti, che ci ha lasciato prematuramente nei mesi scorsi.
Non abbiamo perso solo un caro amico, ma un bravissimo funzionario pubblico che negli anni con dedizione si è dedicato proprio ai temi del governo del territorio.
Mi piace ricordarlo oggi in questa occasione perché so che Fabio sarebbe stato con noi.
Grazie ancora per il vostro invito e complimenti per la programmazione del ciclo d’incontri che anche quest’anno avete messo in piedi, nonostante le fatiche dovute al periodo.
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