Il mio intervento di saluto ai lavori del San Marino Green Festival

Oggi al San Marino Green Festival insieme al rappresentante della segreteria al turismo di San Marino Filippo Francini, l’ambasciatore italiano Sergio Mercuri e all’assessora del comune di Rimini Francesca Mattei, abbiamo inaugurato il San Marino Green Festival.

Innanzitutto desidero esprimere il mio più sincero ringraziamento agli organizzatori del Festival e in particolare ad Alessandra Carlini e Gabriele Geminiani per l’invito a questa bellissima iniziativa, che vede coinvolti esperti e personalità di primo livello che si occupano di temi ambientali, per una seria e costruttiva riflessione legata al mondo della ecosostenibilità, dell’economia circolare e della lotta ai cambiamenti climatici.

Ci ho tenuto ad essere presente a questa prima giornata perché credo che gli oggetti di questa due giorni debbano rappresentare le stelle polari dell’agenda politica, e quindi momenti di approfondimento come questi sono fondamentali.

Quello della tutela dell’ambiente, della lotta al cambiamento climatico e dell’ecosostenibilità sono temi di grande rilevanza che abbiamo colpevolmente e a lungo trascurato, senza considerarli una priorità e metterli al centro dei nostri programmi.

Faccio autocritica su questo, perché la politica ha un ritardo enorme da questo punto di vista.

In questi ultimi anni però le cose sono cambiate. Il tema è entrato prepotentemente nelle case, basti pensare alla maggiore attenzione che si indirizza, per esempio, al riciclaggio e alla raccolta differenziata. Il tema è entrato nelle scuole e nelle piazze, come abbiamo visto con le manifestazioni delle tante ragazze e ragazzi di Fridays For Future che sono scesi in piazza per chiedere alla politica e in generale agli adulti una più alto impegno circa la lotta al cambiamento climatico e la valorizzazione dei temi legati al green. Un grido di allarme che non può essere lasciato inascoltato, ma al quale bisogna dare delle risposte concrete e fattuali.

In qualità di Presidente dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna, che ho l’onore di presiedere, posso dire che, in accordo con il Presidente e tutta la Giunta, l’abbiamo trasformato in un tema strategico e in un caposaldo dell’attuale legislatura.

Uno dei più ambiziosi traguardi che ci siamo posti è, non a caso, quello di essere i capofila negli obiettivi indicati dall’agenda 2030 delle Nazioni Unite e del Green New Deal della Commissione Europea, allo scopo di prevedere la neutralità climatica entro il 2050 e il passaggio al 100% di energie rinnovabili entro il 2035.

In quest’ottica puntiamo ad accelerare tutte le politiche di conversione verso una piena sostenibilità ambientale, economica e sociale, superando il conflitto tra lavoro e ambiente, e valorizzando l’insieme di potenzialità e spazi che questo cambiamento offre soprattutto alle generazioni più giovani in termini di impiego.

Dopo la positiva esperienza del Patto per il Lavoro sottoscritto nel 2015 con tutte le rappresentanze sociali ed istituzionali della regione, abbiamo infatti proposto un Nuovo Patto per il Lavoro 2030 che abbia al centro il lavoro di qualità e la sostenibilità ambientale, a partire dalla lotta al cambiamento climatico: un grande piano di transizione verso le energie rinnovabili e l’economia circolare, con un occhio di riguardo anche verso la mobilità sostenibile, realizzabile attraverso cospicui finanziamenti che mirino a realizzare nuove infrastrutture verdi diffuse sul territorio.

Lavoro e sostenibilità sono due elementi ormai imprescindibili l’uno dall’altro, che devono camminare a braccetto.

Ogni intervento di politica regionale (e non) deve essere precedute sistematicamente da un’adeguata valutazione dell’impatto ambientale che porta con sé, così come è importante continuare a coordinare il dialogo con tra le parti sociali e gli enti locali per attuare le misure e gli investimenti necessari per accompagnare in maniera efficace la transizione ecologica, che sappiamo essere un processo che non si fa dall’oggi al domani, ma che richiede risorse ingenti e scelte coraggiose, anche al fine di formare lavoratrici e lavoratori dei settori che dovranno affrontare una complessiva conversione produttiva verso la piena sostenibilità ambientale e sociale, senza lasciare nessuno indietro.

In generale è fondamentale per la nostra Regione e per la Repubblica di San Marino, dove ci troviamo oggi, un nuovo assetto in cui i combustibili fossili non siano più centrali e le emissioni inquinanti siano ridotte a zero. Per farlo occorre un incontro tra cittadini, realtà imprenditoriali, sindacati e istituzioni e un nuovo patto sociale, un Green New Deal, che metta la protezione dei lavoratori insieme alla tutela dell’ambiente e proietti ulteriore crescita per i prossimi vent’anni.

Per questo abbiamo lavorato, lavoriamo e lavoreremo.

Avviandomi a concludere, ci tengo a soffermarmi su una misura adottata proprio dalla Giunta regionale qualche giorno fa.

E’ stato approvato il progetto di legge che punta sulle fattorie come luoghi di benessere psico-fisico e corretta educazione ambientale e alimentare.

Si è optato per la definizione di agricoltura sociale, che di fatto si apre alle comunità come elemento di inclusione e di sviluppo sostenibile e mette al centro la fattoria, luogo in cui il lavoro può diventare opportunità per le persone più fragili, ma anche nuova fonte di reddito per le imprese agricole.

E non solo. La coltivazione dell’orto, la cura degli animali, il ciclo biologico naturale, possono produrre nuovi stimoli per favorire il benessere psico-fisico delle persone e per la trasmissione di una corretta educazione ambientale e alimentare.

Il tutto in un più stretto e virtuoso rapporto con il territorio mettendo in rete imprese agricole, utenti fragili, enti pubblici, cooperative sociali e consumatori responsabili.

Tra l’altro le risorse stanziate ammontano a oltre 1,3 milioni di euro, per dare sostegno alla legge tra interventi formativi, azioni di informazione, animazione e comunicazione e incentivi per adeguare e allestire le fattorie sociali.

Il ritorno alla terra deve diventare sempre più un tema qualificante nelle nostre politiche e nelle nostre vite. Lo abbiamo visto nell’ultimo anno, nel corso dell’emergenza sanitaria, quanto la produzione di cibo sano e certificato sia stata fonte di confronto ed elemento fondamentale anche per il benessere delle persone. Questo nuovo provvedimento è un passo avanti verso un’agricoltura per così dire ‘allargata’, che oltre al recupero e alla valorizzazione del lavoro, ma anche del giusto reddito delle imprese, punta alla conoscenza, alla trasmissione di saperi antichi e all’inclusività delle persone più fragili.

Le nuove fattorie sociali presenti in Emilia-Romagna sono già una cinquantina e assumono un ruolo centrale in cui la comunità può apprendere valori qualificanti, quali la socializzazione senza discriminazioni, il rispetto per l’ambiente e i ritmi biologici naturali. Anche di questo abbiamo bisogno ora per ritrovare serenità e obiettivi concreti e condivisi.

Grazie

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