Digital conference sul turismo organizzata da Parlamento europeo e Regione

Turismo in Emilia-Romagna
Le opportunità di rilancio dall’Unione europea

 

Il mio intervento.

Vorrei preliminarmente ringraziare gli organizzatori di questo web meeting, a partire ovviamente dai rappresentanti del Parlamento e della Commissione Europea, oltre alla nostra struttura di Europe Direct Emilia-Romagna; vorrei anche porgere un saluto a tutti gli ospiti di oggi, a chi è già intervenuto e a chi lo farà dopo di me.

Il tema di oggi è di una tale importanza che occorrerebbero intere giornate di lavoro, studio e confronto per metterlo a fuoco. Il fatto vero però è che non possiamo permetterci tutto questo tempo perché la contingenza ci obbliga a fare presto; e ovviamente anche a fare bene.

Non vorrei limitarmi ad un semplice saluto ma cercare anche fornire alcuni spunti rispetto alle questioni più salienti del tema che affrontiamo oggi.

Innanzitutto va detto che il ruolo dell’Europa è diventato finalmente strategico e centrale. In occasione di questa emergenza sanitaria e soprattutto in funzione della ripartenza, credo vi sia stata da parte dei più la presa di coscienza del fatto che eravamo di fronte a un bivio, che ci poneva davanti a due possibili strade: o l’Europa assumeva un ruolo fondamentale e strategico oppure il grande progetto europeista rischiava seriamente di arenarsi.

In questo contesto, la proposta sul recovery fund, che mi auguro venga definita presto e bene, rappresenterà il perno sul quale costruire il futuro dei paesi che a causa del Covid-19 hanno pagato rispetto ad altri un prezzo economico e sociale oltre ogni possibile previsione.

Noi ci concentriamo su un tema, quello del turismo, che per l’Europa significa 23 milioni di persone impiegate (11,2% degli occupati) e 9,5% del PIL, dato quest’ultimo più alto se riferito all’Italia e in particolare all’Emilia-Romagna, la nostra regione, rispetto alla quale poi dirà meglio di me l’Assessore Corsini.

Abbiamo quindi bisogno che il nostro Paese, per la sua vocazione turistica, sia al centro di una strategia europea per il settore; occorrerà fare in modo che le risorse del recovery fund (172 miliardi di euro di cui 82 a fondo perduto) possano essere a disposizione anche del turismo, come pare dalle prime notizie uscite in merito.

E’ evidente che la stagione turistica appena iniziata, a fatica per la verità, ci fa fare i conti con una situazione davvero difficile. Certo il sistema Emilia-Romagna, e la Regione in primo luogo, ha risposto molto bene a ciò che ci è capitato, e che purtroppo non è ancora completamente alle nostre spalle. Ma proprio perché la crisi del Coronavirus ci ha insegnato che nessuno si salva da solo, noi dobbiamo dire con forza che adesso più che mai abbiamo bisogno dell’Europa.

Perché il turismo è uno dei settori più penalizzati? Perché il turismo è incontro, assembramento, viaggio, abbraccio, apertura, tutto ciò che invece le precauzioni  anti contagio limitano esponenzialmente.

Se, come pare, il turismo rappresenterà un settore strategico per l’impiego dei 172 miliardi del fondo, saremo di fronte a un fatto davvero notevole. Significherà considerare davvero quello turistico un settore produttivo a tutti gli effetti, cosa finora mai accaduta. Se posso esprimere un pizzico di rammarico dico che non avremmo dovuto attendere di essere posti di fronte ad un fatto così drastico per fare questo cambiamento di mentalità ma tant’è, così è; cerchiamo di cogliere oggi le immense opportunità.

E’ evidente che in questo caso dobbiamo essere pronti per fare un salto di qualità anche nel pensiero e nella proposta.

Dovremo aprire un confronto sul tema dei trasporti, della viabilità, delle vie d’accesso, degli aeroporti e dell’alta velocità.

Perché il turismo in primis è modernità nell’infrastrutturazione di un territorio ed anche raggiungibilità agevole e veloce dello stesso.

E qui mi calo ovviamente di più sul versante interno, nazionale ma anche nostro locale.

Occorrerà coinvolgere ovviamente il Governo italiano per avere una disponibilità a ragionare su misure strutturali relative al turismo, sia normative che fiscali, per una riforma radicale del settore. E penso che insieme alle Regioni, ai Comuni e alle categorie economiche si potrebbe davvero aprire una fase di rilancio che tragga spunto da una situazione ahimè emergenziale per giungere a proposte innovative e di rilancio del settore.

 Porsi la domanda oggi di cosa possiamo fare non è fuori luogo. Oggi tutti siamo giustamente concentrati su come aiutare famiglie e imprese per garantire la ripartenza dopo il blocco totale causato da questa subdola crisi: sostenere le imprese per uscirne con ammortizzatori sociali, riduzione delle tasse e imposte, riduzione degli affitti per i mesi di blocco delle attività sono alcuni dei tasti su cui lavorare con più decisione anche da parte del governo. Ma ciò ha solo un orizzonte di quotidianità e sarebbe miope “limitarsi” all’emergenza.

Questa pandemia ci consegnerà comunità e sistemi urbani completamente impoveriti e depauperati della propria essenza.

Già nel passato di fronte ad una crisi importante del turismo balneare, alla fine degli anni ’80, la risposta fu investimenti per il futuro. Lo si è fatto ad esempio per destagionalizzare e lo si è fatto con ingenti interventi pubblici; penso ad esempio al sistema fieristico e congressuale, che ha trovato una delle sue massime espressioni ad esempio nella mia città, Rimini. Sono seguiti anche importanti investimenti privati per attrezzare hotel stagionali in strutture annuali di qualità. Una scelta che ha allargato tutta la filiera del turismo.

Ora siamo chiamati ad un altro grande progetto di innovazione. Questa volta riguarda il turismo balneare. Un progetto che potrebbe partire dall’Emilia-Romagna ma che deve coinvolgere tutte le località turistiche del nostro Paese, in particolare quelle che da più tempo sono sul mercato. Come sistema politico locale dobbiamo porci a capofila di un progetto di respiro nazionale/europeo che metta insieme proposte in grado di rilanciare un settore economico che è fatto di un’anima, ovvero il sistema delle relazioni che da sempre permette alle comunità di crescere.
Come farlo? Lavorando su alcuni filoni principali.


– Riqualificazione delle strutture alberghiere. Sono anni che se ne parla ma ora non è più rinviabile. Dopo questa crisi è necessaria una forte accelerazione agendo su:

a) Riduzione delle strutture ricettive (in alcune aree del 30%), soprattutto nelle aree a più alta concentrazione, utilizzando strumenti urbanistici ed incentivi economici per l’uscita dal mercato. Siamo giunti ad un punto della nostra storia in cui non possiamo più far finta che strutture ricettive chiuse da 15/20 anni e in molti casi catalizzatori di degrado, rappresentino un vulnus per il nostro tessuto turistico e urbano, oltre a queste strutture già chiuse, ve ne sono altre con precari affitti di azienda che questa crisi rischia di far chiudere definitivamente, non è più tempo di rinviare le decisioni.

b) Un progetto per la riqualificazione delle strutture ricettiveattraverso accorpamenti e ristrutturazioni con l’obiettivo anche della messa in sicurezza sismica.

c)Riqualificazione degli stabilimenti balneari.

Per raggiungere questi obiettivi sono necessari interventi legislativi, normativi ed economici.

Legislativi. Nuova legge sul demanio che superi le attuali incertezze ed il contenzioso con l’Europa.

Una legge di semplificazione burocratica che agisca con la ratio del silenzio assenso e dell’autocertificazione che per i tempi dell’economia turistica e per le riqualificazioni e ristrutturazioni alberghiere diventa vitale.

Norme urbanistiche che recepiscano le possibilità date dalla realizzazione dei condhotel (esempio di opportunità di innovazione messo in campo dall’Emilia-Romagna), incentivi agli accorpamenti alberghieri e la previsione di nuovi servizi per le zone turistiche. Riqualificazione delle aste commerciali nelle zone turistiche.

Interventi economici. Una legge nazionale che in accordo con la Comunità europea stanzi un contributo a fondo perduto per chi investe nella riqualificazione e ristrutturazione alberghiera. Un contributo a fondo perduto pari minimo al 25% dell’investimento complessivo. La restante parte finanziato con un mutuo di 30 anni garantito per i primi anni dalla Cassa Depositi e Prestiti e per gli anni successivi dall’attività imprenditoriale.

Incentivi oppure acquisto da parte del pubblico di strutture ricettive fuori mercato per adibire quelle aree ad altre funzioni di servizio per il turismo (dai parcheggi, ai servizi di ristorazione, centri benessere o altro). Mutui agevolati per gli stabilimenti balneari e per le attività che vogliono innovare nel commercio e nei pubblici esercizi.

Insomma, per richiamare il primo provvedimento del Governo, il ‘Cura Italia’, direi che per il settore turistico occorre un vero e proprio “Cura Turismo”, per sostenere nei fatti un comparto strategico per l’economia nazionale e locale. Questa pandemia rischia di danneggiare in maniera quasi permanente tutta la filiera del turismo, e anche quella degli eventi. Non ce lo possiamo permettere.

Ma la sfida deve essere raccolta da tutti: Governo, Parlamento, Regioni, Comuni e categorie economiche del settore ed anche parti sociali.

Chiudo dicendo che mi auguro che anche dal dibattito di oggi possano nascere spunti e riflessioni utili al lavoro che ci attende; interverranno rappresentanti delle categorie economiche ma anche delle forze politiche italiane presenti nel parlamento europeo. Credo davvero che mai come oggi occorra ‘fare lobby’ a livello sovranazionale. Lo dico richiamando questo termine in positivo, intendendo con esso la capacità di rappresentare davvero gli interessi del Paese anche cercando di superare differenze di carattere politico. La posta in palio è altissima: è in gioco l’Italia e il suo destino economico e sociale.

Grazie

 

 

 

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