Climate change: iniziativa con studenti e docenti emiliano-romagnoli

Questa mattina con circa 2000 studenti emiliano-romagnoli e con i loro docenti abbiamo parlato di cambiamenti climatici, sostenibilità ambientale, transizione ecologica e consumo consapevole. Lo abbiamo fatto insieme a Maurizio Martina (Vicedirettore Generale Food and Agriculture Organization of the United Nations (FAO), #GiuliaBonetti (attivista per il clima) e #AndreaStocchiero (FOCSIV, Volontari nel mondo).
L’iniziativa è stata organizzata da ConCittadini, servizio dell’Assemblea legislativa Regione Emilia-Romagna e da Amici dei Popoli ONG.

Il mio intervento di saluto

Voglio innanzitutto salutare tutti i partecipanti a questo incontro, a partire dai tantissimi studenti collegati e dai docenti che con loro seguono questo appuntamento. Grazie per esserci perché ritengo quello di stamattina un momento formativo davvero molto importante, in quanto avremo l’occasione di confrontarci con dei relatori davvero qualificati, che trattano questi temi quotidianamente nell’attività che svolgono, e colgo quindi l’occasione per ringraziarli per la loro presenza oggi e per salutarli:

  • Maurizio Martina, Vicedirettore generale della FAO, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, che per me è anche un caro amico;
  • Giulia Bonetti, attivista per il clima e volontaria per le Nazioni Unite
  • Andrea Stocchiero, policy officer di FOCSIV, Volontari nel mondo

Ringrazio anche il moderatore Davide Giachino e ovviamente chi ha organizzato questo evento, quindi in primis Alessandro Criserà del nostro servizio Concittadini con ‘Amici dei Popoli’, che lo hanno proposto nell’ambito del progetto IPA (Insieme per l’ambiente), co-finanziato dall’Unione Europea.

Io non voglio portarvi via troppo tempo perché è giusto lasciare spazio ai nostri ospiti ed eventualmente anche alle vostre domande.

Ci tengo però un attimo a fare il punto su quello che è il lavoro della regione sui temi che sono oggetto dell’incontro di oggi.

Noi a inizio legislatura in regione abbiamo approvato il Patto per il Lavoro e per il Clima, che è stato siglato da molti firmatari: enti locali, sindacati, imprese (industria, artigianato, commercio, cooperazione), i quattro atenei regionali (Bologna, Modena e Reggio Emilia, Ferrara, Parma), l’Ufficio scolastico regionale, associazioni ambientaliste (Legambiente, Rete Comuni Rifiuti Zero), Terzo settore e volontariato, professioni, Camere di commercio e banche (Abi).

Cerco di riassumervelo in modo sintetico, facendovi anche degli esempi concreti solo per la parte riguardante il clima, anche perché sennò ci dilungheremmo troppo.

Il Patto indica come proprio orizzonte il 2030, assumendo una visione di medio e lungo periodo, indispensabile per affrontare la complessità dei temi aperti, allineando il percorso dell’Emilia-Romagna agli obiettivi previsti dall’Agenda 2030 dell’Onu, dall’Accordo di Parigi e dall’Unione europea per la riduzione delle emissioni climalteranti di almeno il 55% entro il 2030.

La transizione ecologica e la neutralità carbonica sono obiettivi concreti e condivisi.

Dagli obiettivi strategici e dai processi trasversali derivano impegni concreti che andranno realizzati. Eccone alcuni, fra quelli indicati nel Patto:

  • percorso per la decarbonizzazione prima del 2050
  • passaggio al 100% di energie rinnovabili entro il 2035
  • accelerazione del superamento delle plastiche monouso
  • sostegno a una nuova mobilità sostenibile rafforzando le reti del trasporto pubblico.
  • 1000 km di nuove piste ciclabili

Proprio sulle cose appena elencate, è stato presentato lo scorso dicembre il piano degli investimenti per i prossimi tre anni e parliamo di 3,6 miliardi di euro proprio per mobilità sostenibile, mobilità pulita e ciclopedonale, logistica e merci su ferro.

Tornando agli obiettivi:

  • trafficomotorizzato privato ridotto di almeno il 20% entro il 2025;
  • mobilità privata verso “emissioni zero” anche attraverso l’istallazione di 500 punti di ricarica elettrica entro il 2025;
  • nuova legge regionale per il clima;
  • riforestazioneper 4,5 milioni di nuovi alberi;
  • riduzione del valore dei rifiuti non riciclati almeno a 110 kg pro-capite, con ancora più raccolta differenziata(80% al 2025);
  • filiera corta, agricoltura biologicae produzione integrata per oltre il 45% della superficie agricola utilizzata entro il 2030.

Questa cosa dell’agricoltura mi consente di collegarmi al tema alimentazione e fare un cenno alla questione relativa allo spreco alimentare.

Anche qui c’è un impegno della regione per evitare il dispendio di cibo, perché è un gesto di civiltà e di rispetto del pianeta. E’ giusto impegnarsi concretamente, per realizzare questo obiettivo.

Sulla sponda delle imprese di produzione e distribuzione, la Regione ha messo a punto un sistema, unico in Italia, che fa dialogareproduttori e la rete nazionale di enti benefici a cui vengono distribuite ogni giorno frutta e verdure fresche.

Si tratta di una piattaforma on line, in funzione dal 2012, per promuovere e facilitare i ritiri dal mercato regolati dal fondo della Politica agricola comunitaria e donare il cibo a enti di beneficenza accreditati, monitorando costantemente le quantità di alimenti donati.

Lo scorso anno, nel 2021 quindi, sono state ritirate dal mercato e destinate agli enti benefici che operano in Emilia-Romagna ma anche sul resto del territorio nazionale, quasi 10 mila tonnellate di prodotti ortofrutticoli freschi.

L’obiettivo è quello di creare un circolo virtuoso che sostiene i più poveri ed evita la distruzione di prodotti di qualità e il crollo dei prezzi di mercato. Stiamo lavorando per condividere questo modello con altre regioni europee, contribuendo così a ridurre perdite e sprechi: una delle priorità dell’Unione europea in un momento in cui i sistemi alimentari devono affrontare sfide importanti di sostenibilità. Evitare lo spreco di cibo è un gesto di civiltà e di rispetto del Pianeta.

Sempre nel 2021 con il bando per la solidarietà e il recupero alimentare la Regione ha finanziato con 700mila euro 20 progetti presentati da Fondazioni del terzo settore, organizzazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale.

Altro tema.

A fine febbraio la Giunta ha presentato un progetto di legge per promuovere e sostenere le Comunità energetiche rinnovabili e dell’autoconsumo collettivo.

Di cosa parliamo?

Cittadini, enti territoriali e autorità locali, attività commerciali, imprese, enti di ricerca e formazione, del terzo settore e di protezione ambientale: utenti pubblici e privati che si uniscono per la produzione, la condivisione e lo scambio di energia a impatto zero prodotta attraverso impianti di energia rinnovabile.

Esistono già diverse sperimentazioni sul territorio.

Il progetto di legge mira a individuare protagonisti, modalità e finanziamenti per favorire e accelerare il passaggio verso un’economia più verde e una società carbon free, in linea con gli obiettivi regionali e le più recenti normative europee e nazionali.

Ultimissima cosa prima di chiudere.

Avrete sentito parlare in questi mesi di Next Generation UE (il nome tra l’altro richiama proprio le giovani generazioni).

Si tratta in poche parole del piano di ripresa dell’Europa per la fase post pandemia, che di fatto stanzia tantissime risorse per i paesi più colpiti dal covid, e l’Italia è tra questi.

Nel nostro paese tutti i progetti che verranno realizzati con queste risorse sono contenuti in quello è stato definito PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Mi preme solo far presente che molte di queste azioni finanziate appunto con risorse europee riguardano proprio temi di cui si dibatte oggi.

In particolare quello relativo alla rivoluzione verde, alla transizione ecologica e alle infrastrutture per una mobilità sostenibile.

Noi su questo dobbiamo farci trovare pronti, il lavoro è già iniziato ma deve proseguire a tamburo battente perché le risorse arrivano e i progetti devono essere attuati.

 

MI fermo qui, auguro a tutti buon lavoro e vi ringrazio per l’attenzione.

 

 

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