Alla commemorazione della famosa ‘Battaglia di Gemmano’ del settembre 1944

A Gemmano con il sindaco Riziero Santi per celebrare il sacrificio per la Libertà dei combattenti nella Battaglia di Gemmano, uno degli episodi più violenti della Seconda Guerra Mondiale. Il ricordo di chi ha combattuto per noi riecheggia e continuerà ad essere esempio per noi per sempre.
IL MIO INTERVENTO

Innanzitutto ringrazio il sindaco Riziero Santi per l’invito alla commemorazione di oggi e saluto tutte le autorità civili, militari e religiose presenti.

Consentitemi prima di entrare nel merito della ricorrenza di oggi, di fare nuovamente i complimenti all’amministrazione comunale per lo storico risultato raggiunto dopo sette anni di lavoro, e mi riferisco ovviamente al riconoscimento da parte dell’UNESCO delle Grotte di Onferno classificate appunto come patrimonio mondiale. Un riconoscimento che ci dà tantissima soddisfazione e ci porta a soffermarci su quanto sia importante valorizzare le ricchezze ambientali, storiche e culturali della nostra regione.

Regione che ha affiancato tutti i comuni in questo percorso.

Ovviamente estendo le felicitazioni anche al Comune di San Leo, l’altra realtà del territorio riminese che ha raggiunto lo stesso risultato, con particolare riferimento agli evaporiti.

Quindi bravissimi tutti e ancora complimenti!

E veniamo alla commemorazione di oggi.

Siamo arrivati quest’anno al 79° anno di commemorazione della battaglia di Gemmano, che  si svolse durante la seconda guerra mondiale, tra il 4 settembre e il 15 settembre del 1944 nel tentativo alleato di sfondare la Linea Gotica.

Nonostante la sua brevità, per la sua cruenza viene ricordata da molti storici come la “Cassino dell’Adriatico”. Alla fine degli scontri, si contarono più di 900 cadaveri solo nella parte più alta della collina, dove avvennero le fasi più concitate dello scontro.

Eravamo in uno scenario che riguardava la battaglia per la conquista di Rimini, che appunto sconvolse i paesi della Valconca: Gemmano venne rasa al suolo ma così anche Mondaino, Montescudo e Coriano, dove si svolse uno degli scontri più duri tra opposti eserciti.

Gli eventi su quest’ultimo fronte di guerra italiano hanno lasciato una scia silenziosa di tracce materiali nel territorio, ma soprattutto hanno segnato la memoria delle popolazioni locali, che hanno dato un contributo rilevante alla Resistenza e alla lotta di liberazione, come testimoniano la ricca documentazione conservata in archivi, biblioteche e musei e la capillare presenza di monumenti, cimiteri, cippi e lapidi.

Ecco io credo che noi dovremo continuare a lavorare sulla Memoria.

E’ fondamentale.

E noi come Assemblea Legislativa regionale ci investiamo ogni anno, sostenendo progetti che hanno proprio questo obiettivo: il rapporto con i cittadini e le associazioni è una rete che si estende nel tempo, una trama cucita dal filo della cultura e della memoria anche grazie ad una legge che promuove la conoscenza dei principali eventi e dei luoghi simbolo della storia del Novecento, in particolare in Emilia-Romagna. Per questo l’Assemblea realizza iniziative e progetti legati alla memoria e per la diffusione di una cultura di pace e per lo sviluppo della cittadinanza attiva, con l’obiettivo di rafforzare la coscienza democratica della comunità regionale e concorrere al processo di crescita di una cultura europea.

All’apparenza può sembrare non pertinente con la commemorazione di oggi ma ci tengo a raccontarvi un fatto.

Venerdì della scorsa settimana mi sono recata all’istituto tecnico commerciale ‘Valturio’ di Rimini, dove ho incontrato alcuni studenti e insegnati che hanno partecipato al bando per i viaggi della memoria.

Loro hanno curato durante l’anno un progetto sulla tragedia di Marcinelle, dove in una miniera persero la vita tante persone, molte delle quali erano immigrati italiani; alla fine di questo percorso di studio, dove si sono intrecciati i temi dell’immigrazione, dell’Europa, della sicurezza su lavoro, si sono recati in viaggio in quei luoghi.

Bene, nel racconto di qui ragazzi e di quelle ragazze c’era davvero la consapevolezza di aver fatto un percorso di formazione e di crescita importante, proprio sulla Memoria. E questo mi ha reso estremamente felice.

Ecco, io credo che le istituzioni abbiano il compito di lavorare per tramandare questi valori e questi insegnamenti.

Lo dobbiamo anche e soprattutto a chi ha dato la vita affinché noi oggi possiamo affermare di poter vivere in una piena e compiuta democrazia.

E anche oggi a Gemmano di fatto noi commemoriamo chi ha sacrificato la propria vita per la libertà delle generazioni future.

Grazie

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