A San Leo al trentennale del Consiglio Sindacale Interregionale dei lavoratori frontalieri

Questa mattina a SanLeo al trentennale del 𝐂𝐨𝐧𝐬𝐢𝐠𝐥𝐢𝐨 𝐒𝐢𝐧𝐝𝐚𝐜𝐚𝐥𝐞 𝐈𝐧𝐭𝐞𝐫𝐫𝐞𝐠𝐢𝐨𝐧𝐚𝐥𝐞 𝐑𝐞𝐩𝐮𝐛𝐛𝐥𝐢𝐜𝐚 𝐝𝐢 𝐒𝐚𝐧 𝐌𝐚𝐫𝐢𝐧𝐨 – 𝐈𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚 – 𝐌𝐚𝐫𝐜𝐡𝐞.
E’ stata l’occasione per fare un bilancio sulle politiche riguardanti i lavoratori transfrontalieri, particolare tipologia di status che, per quando riguarda San Marino, coinvolge quasi 8.000 lavoratori e lavoratrici italian*, la maggior parte provenienti dalla provincia di rimini, ma non solo.
IL MIO INTERVENTO

Voglio ringraziare il Consiglio Sindacale Interregionale Repubblica di San Marino – Italia – Marche  per l’invito a questa iniziativa che celebra la storia trentennale dell’impegno sindacale per il lavoro frontaliero nel nostro territorio ma che vuole essere sicuramente anche un momento di riflessione e approfondimento delle problematiche legate a questo importante segmento occupazionale.

Un saluto lo rivolgo agli amici di Cgil, Cisl e Uil e a tutti i relatori; consentitemi un ringraziamento particolare a Massimo Fossati, presidente del CSIR, che ha organizzato questa giornata con la stessa passione e dedizione che impiega nello svolgimento del suo impegno sindacale.

Porgo ovviamente un saluto a tutti i presenti, relatori, ospiti e delegati a questi lavori, e lo faccio a nome dell’assemblea legislativa che ho l’onore di presiedere e anche del presidente Bonaccini che mi ha chiesto di essere qui al suo posto.

 

Penso di poter dire che per le politiche sul lavoro transfrontaliero l’anno che ci siamo lasciato alle spalle sia stato un anno importante, e mi riferisco alla ratifica dell’Accordo tra Italia e Svizzera sulla doppia imposizione dei lavoratori transfrontalieri e del Protocollo che modifica la Convenzione tra i due Paesi per evitare le doppie imposizioni e per regolare talune questioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio.

Approvazione arrivata se non sbaglio all’unanimità, cosa altrettanto positiva dal punto di vista politico.

Credo di poter dire che uno degli aspetti cardine riguardi il fatto di stabilire in primo luogo il principio di reciprocità; nel precedente accordo del 1974 si disciplinava esclusivamente il trattamento dei lavoratori frontalieri italiani che lavorano in Svizzera.

Ora, così, si regola anche il trattamento dei frontalieri svizzeri che lavorano in Italia.

Non mi voglio soffermare sulla specificità del caso Italia-Svizzera, ma l’ho usato come elemento introduttivo perché probabilmente il lavoro che attenderà le istituzioni in futuro sarà quello di provare ad omogeneizzare tutte le casistiche riguardanti l’Italia, che, ricordiamolo, riguardano il coinvolgimento di diversi paesi (Francia, Svizzera, Austria, Slovenia, Città del Vaticano, Principato di Monaco….)

Nel nostro caso specifico, e da amministratrice dell’Emilia-Romagna, è evidente che la situazione che viviamo più da vicino è quella riguardante la Repubblica di San Marino.

Nel provvedimento passato in parlamento c’è ovviamente questo elemento positivo della franchigia aumentata di 2.500 euro rispetto al passato e portata quindi a 10.000 euro, e questo vale per tutti i lavoratori frontalieri italiani.

Ma non è sufficiente, occorre provare a fare di più.

Sono diverse le questioni aperte, come ad esempio quella relativa alla tassazione delle pensioni dei lavoratori frontalieri o quella del superamento di storiche discriminazioni determinate dal riconoscimento di taluni diritti in base al concetto di residenza, quali, ad esempio i permessi per l’assistenza a familiari con gravi problemi di salute o con disabilità, che sicuramente vanno finalmente affrontati con l’individuazione di strumenti e soluzioni omogenee che non discriminino o lascino indietro nessuno.

C’è poi la vostra richiesta, che mi sento di condividere, che chiede con forza al Governo italiano di concludere l’iter avviato nella passata legislatura per arrivare al più presto all’approvazione di uno Statuto del lavoratore frontaliere, che definisca un quadro di diritti chiari legati a questa peculiare condizione di lavoro e dia soluzione ai problemi in essere, generati principalmente dalla mancanza del riconoscimento dello status del frontaliero e di una regolamentazione specifica.

Uno Statuto che diventi il punto di riferimento, per chiunque governi, per portare avanti negoziati internazionali in grado di produrre Accordi Bilaterali con i Paesi di confine che prevedano specificatamente una disciplina del lavoro frontaliero.

Noi avevamo iniziato un lavoro nel 2019, insieme alla provincia di Rimini, ai coordinatori sindacali nazionali dei lavoratori frontalieri e del consiglio sindacale interregionale delle rappresentanze sindacali italiane e di San Marino, sull’istituzione di un osservatorio sui lavoratori frontalieri.

Un lavoro che rimase inizialmente ‘sospeso’ a causa della concomitanza delle elezioni regionali e di quelle sammarinesi.

C’era ovviamente la volontà di coinvolgere anche le istituzioni sammarinesi ma poi quel lavoro non ebbe un seguito.

So bene che i rapporti ufficiali sono quelli tra Stati, però quello che noi possiamo fare per parte nostra dovremmo provare a farlo.

Gli Osservatori ci sono in tante realtà e dove sono stati istituiti lo si è fatto con l’obiettivo di mettere in campo uno strumento che possa continuamente monitorare le dinamiche, formulare analisi e definire proposte, relative a una realtà, quella del lavoro frontaliero, che per quanto riguarda la Repubblica di San Marino coinvolge un numero di lavoratori italiani che arriva ormai a quasi 8000 unità; erano 5.200 sette anni fa. Di questi, ovviamente, non solo riminesi, ma anche della provincia di Forlì-Cesena e di quella di Pesaro-Urbino.

La finalità del lavoro non è solo quello di osservare il fenomeno e monitorarlo statisticamente, ma anche di entrare nel merito delle problematiche che riguardano centinaia di lavoratori, che hanno a che fare con problemi di carattere fiscale, normativo e diritti in senso più generale.

Visto che le competenze dirette per la risoluzione delle problematiche rimangono di carattere legislativo nazionale, una delle finalità del lavoro del tavolo potrebbe essere proprio quella di avanzare proposte ai livelli istituzionali competenti, italiani e sammarinesi, affinché la condizione lavorativa di migliaia di lavoratori italiani nella Repubblica di San Marino (e, più in generale, in altre parti d’Italia confinanti con paesi esteri) sia la migliore possibile.

Non sarebbe male riprendere in mano quel percorso; ribadisco, senza sostituirsi ad alcuna istituzione ma con il solo scopo di contribuire a mettere a fuoco questioni e problematiche con spirito costruttivo e propositivo.

Chiudo facendovi i complimenti per il grande lavoro che avete fatto in questi anni come Consiglio Sindacale Interregionale Repubblica di San Marino – Italia – Marche.

Non sono parole di circostanza credetemi.

I passi in avanti fatti nella conquista di determinati diritti sono frutto del vostro lavoro; e sappiamo quanto tempo occorra spesso per il raggiungimento di determinati obiettivi. Il fatto che siate sul campo da così tanto tempo e di aver pensato a metà anni ’90 di unirvi a livello sindacale per affrontare al meglio le problematiche relative al lavoro frontaliero, significa che quell’intuizione fu giusta e che allora cominciò un cammino proficuo e utile, soprattutto per quei lavoratori e quelle lavoratrici che si trovano in quello status.

Quindi grazie davvero, anche per l’opportunità di aver potuto socializzare con voi qualche riflessione.

 

 

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *