A San Clemente (RN) con Anna Finocchiaro per l’intitolazione di una piazza a Nilde Iotti

Il Comune di San Clemente intitola la piazza antistante il Teatro Giustiniano Villa alla figura di Nilde Iotti, partigiana, madre della nostra Repubblica e prima donna Presidente della Camera dei Deputati.

Commovente il discorso della Sindaca Mirna Cecchini che ha voluto fortemente questa targa.

Per l’occasione anche l’ex Ministra alle Pari Opportunità Anna Finocchiaro che ha ricordato la grande attualità e forza di Nilde Iotti alla presenza di una sala gremita di cittadini e cittadine.

Anche oggi la Valconca scrive una bella pagina della sua storia.

Qui di seguito l’intervista che mi è stata fatta in occasione di questo bell’evento.

Assessora Petitti, in alcuni ambiti i diritti delle donne sono ancora sotto attacco? Cosa direbbe l’onorevole Nilde Iotti?

Parto proprio dalla seconda domanda: cosa direbbe Nilde Iotti. “Dal momento che alla donna è stata riconosciuta nel campo politico la piena eguaglianza col diritto di voto attivo e passivo, ne consegue che la donna stessa dovrà essere emancipata dalle condizioni di arretratezza e di inferiorità in tutti campi della vita sociale, e restituita ad una posizione giuridica tale da non menomare la sua personalità e la sua dignità di donna e di cittadina”. Questa frase è stata estrapolata da un intervento all’Assemblea Costituente della Repubblica Italiana, tenuto nel 1946. Sono parole di una forza straordinaria e più che mai attuali. Attuali perché di fronte alle tante battaglie e conquiste delle quali noi donne oggi possiamo andare fiere, portate avanti da donne coraggiose come Nilde, ancora c’è tanto da fare. Penso ad esempio a quelle donne che quando decidono di formare una famiglia vengono poste di fronte a un bivio e sono spesso costrette a scegliere tra vita familiare e vita lavorativa. In questo la politica può fare tanto mettendo in campo iniziative che consentano la migliore conciliazione possibile tra tempi di vita personale e tempi di lavoro. Noi ad esempio in Emilia-Romagna abbiamo cercato di non stare con le mani in mano su questo tema ed abbiamo investito risorse continuativamente negli anni.

Cito solo l’ultimo esempio: abbiamo finanziato con 1 milione di euro 42 iniziative al femminile per sostenere percorsi di carriera e conciliazione tra tempi di lavoro, vita e impegni di cura.

In Emilia-Romagna, con il 63,7% di donne che lavorano, si registra un’occupazione femminile superiore di oltre 10 punti percentuali rispetto alla media nazionale. Elemento chiave per aumentare la partecipazione delle donne nel mercato del lavoro è garantire un’adeguata presenza femminile nelle posizioni apicali è il tema della conciliazione tra vita familiare e attività lavorativa. Oltre al valore etico di questi progetti, mi preme sottolinearne anche la positiva ricaduta economica che ne deriva, sia all’interno delle singole realtà familiari che per tutto il tessuto sociale. Con questo finanziamento abbiamo voluto valorizzare ulteriormente iniziative di welfare aziendale attraverso un lavoro di squadra con pubblico e privato.

Mi chiedeva nella domanda se i diritti delle donne sono ancora sotto attacco. Dovrebbe essere naturale rispondere di no; ma poi quando, nel 2019 (!), ci troviamo di fronte a parlamentari che fanno proposte di legge che ci fanno tornare al Medioevo, mi riferisco ovviamente al Senatore Pillon e alle sue sgangherate teorie sul diritto di famiglia, allora significa che ancora c’è chi pensa di minare tali diritti. Per fortuna in quella occasione non se ne è fatto nulla ma occorre sempre vigilare e fare attenzione perché coi tempi che corrono ci si può aspettare sempre di tutto.
Quali sono le difficoltà che ogni giorno si incontrano, come amministratrice donna, nella gestione del potere istituzionale?

Posso dire con soddisfazione di lavorare e amministrare una Regione, l’Emilia-Romagna, che in questi anni si è impegnata per la parità di genere, anche e soprattutto in ambito lavorativo. Lo abbiamo fatto intervenendo sui fattori culturali attraverso bandi mirati proprio a promuovere la parità tra uomini e donne. Per questo posso affermare che sì, ci sono indubbiamente difficoltà nel lavoro di amministratrice, ma non in quanto donna. Non in quanto donna emiliano-romagnola. Con il mio assessorato alle pari opportunità, dall’inizio della legislatura abbiamo finanziato progetti rivolti alle donne per oltre 3 milioni di euro per promuovere una cultura della parità. Tra queste ricordo il bilancio di genere, uno strumento con cui l’amministrazione può valutare le proprie scelte al fine di migliorare e ricalibrare le priorità di intervento rispetto ai bisogni delle cittadine e dei cittadini. Poi ci sono i bandi, a partire dal 2016, per contrastare gli stereotipi sessisti.

Ma a dire la verità, se devo dire che nel nostro territorio ho incontrato particolari difficoltà in quanto amministratrice donna devo dire di no; per fortuna (anzi per capacità e cultura istituzionale) viviamo in una terra che su questi temi ha sempre avuto posizioni avanzate e progressiste.

Quali a suo parere i passaggi fondamentali per permettere l’uguaglianza dei diritti delle donne nell’ambito lavorativo? Perché la percentuale delle imprenditrici è ancora minoritaria rispetto agli uomini?

Intanto qualche dato.

Nel 2018 in Emilia-Romagna risiedevano oltre 2 milioni 290mila donne: il 51,4% dei circa 4 milioni 460mila residenti complessivi. A fine 2018, il mercato del lavoro in Emilia-Romagna, rispetto allo stesso periodo del 2017, mostra forti segnali di miglioramento. Gli occupati sono aumentati di 46mila unità e i disoccupati diminuiscono di 33mila. Risultano occupate 2.015.000 persone di cui 1.124.000 uomini e 891.000 donne. Per gli uomini il tasso di occupazione è al 77,9%, mentre per le donne è al 61,8%, più alti rispetto al dato italiano del 49,5% per le donne.

Sempre nel  2018 erano attive oltre 85mila imprese femminili, il 21,1% del totale delle imprese regionali, senza sostanziali variazioni rispetto allo stesso periodo del 2017. Diminuiscono le imprese femminili nel settore del commercio (particolarmente nel commercio al dettaglio) e le aziende agricole mentre un aumento importante si rileva per le imprese attive nelle attività professionali, scientifiche e tecniche.

Anche qui, è evidente che il contesto emiliano-romagnolo è positivo rispetto alla media generale, oserei dire che ancora oggi rappresenta un modello avanzato. Ma è ovvio che non basta e che occorra fare sempre di più e meglio.

Cito un esempio: la legge Golfo-Mosca sulla parità di genere nei cda.

Già dal Documento di economia e finanza del 2019, vi è contenuto il dispositivo relativo all’adeguamento delle società in house e di quelle a controllo pubblico relativamente al rispetto della legge sull’equilibrio dei generi. E’ la prima volta che il DEFR ha contenuto tale indirizzo ed è un fatto politicamente rilevante.

Dopo l’approvazione della legge, si può tranquillamente affermare che la nostra regione si è attivata per adeguarsi alla disciplina statale facendo in modo che nella composizione degli organi amministrativi e di controllo delle società in house sia complessivamente rispettato il principio di equilibrio di genere, almeno nella misura di un terzo, e in alcuni casi anche superiore.

 

 

 

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