A Rimini all’iniziativa dell’associazione ‘DireUomo’ sul tema delle alleanze di genere

È iniziato oggi a Rimini il mese dedicato al contrasto alla violenza di Genere ‘Donne Coraggio’, rassegna di grande qualità frutto di un lavoro di rete tra le associazioni che a Rimini si occupano di donne e coordinate dalla vicesindaca del Comune di Rimini Chiara Bellini. Tra queste DireUomo Rimini con il ciclo di conferenze ‘’𝑹𝒆𝒍𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒊, 𝒕𝒓𝒂 𝒅𝒆𝒔𝒊𝒅𝒆𝒓𝒊𝒐 𝒆 𝒊𝒅𝒆𝒏𝒕𝒊𝒕𝒂̀”. Insieme a Donato Piegari, 𝐂𝐫𝐢𝐬𝐭𝐢𝐧𝐚 𝐎𝐝𝐝𝐨𝐧𝐞, sociologa Facoltà di Scienze Sociali, Università di Strasburgo, abbiamo affrontato l’importante tema “𝐴𝑙𝑙𝑒𝑎𝑛𝑧𝑒 𝑑𝑖 𝑔𝑒𝑛𝑒𝑟𝑒. 𝐷𝑎𝑙 𝑠𝑒𝑠𝑠𝑖𝑠𝑚𝑜 𝑜𝑟𝑑𝑖𝑛𝑎𝑟𝑖𝑜 𝑎𝑙𝑙𝑎 𝑣𝑖𝑜𝑙𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑛𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑟𝑒𝑙𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑖 𝑑’𝑖𝑛𝑡𝑖𝑚𝑖𝑡𝑎̀”.

Il dibattito sul Coraggio delle donne riveste un ruolo di primo piano se si ha la volontà di abbattere pregiudizi di genere ed innescare una battaglia per una giusta causa, rivoluzionando quel sessismo ordinario che resta ancora radicato nella nostra società. Queste iniziative di novembre, che si inseriscono in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne del 25 novembre, sono linfa vitale per mantenere alta l’attenzione su una tematica che non può sfuggire dai radar della politica, come invece vorrebbe il neo Governo Meloni.

Come Coordinatrice delle Pari opportunità e di genere della Conferenza delle assemblee legislative mi sento in dovere di ricordare come il sessismo ordinario possa inserirsi come ultima frontiera della discriminazione delle donne.

La delegittimazione di tutto ciò che è femminile porta ancora a definire il ruolo della donna nella società come subordinato a quello maschile. Si insinua nel quotidiano in tanti preconcetti che siamo talmente abituati a sentire da non accorgercene nemmeno: dalle parole, al mondo del lavoro, ai comportamenti, con immeritati atteggiamenti paternalistici che le donne sono costrette a tollerare per non uscire da quel circuito in cui, a fatica, si sono inserite.  Lacerazioni che pesano su un’incompiuta realizzazione personale e che minano l’autostima delle donne, nonché la frenata in certi ambienti lavorativi, e non, che sono appannaggio della controparte maschile.

Per riuscire a superare questo problema quotidiano serve un impegno concreto, perché colpisce ogni perimetro sociale generando la mortificazione delle donne e l’impossibilità di avere pari opportunità. Dal diverso accesso alle professioni, al gender gap salariale, alla continua narrazione di considerare la donna, a torto, più debole ed incapace a rivestire certi ruoli.

L’impegno deve essere promosso a livello educativo così come a livello mediatico, per evitare di comunicare, anche involontariamente, stereotipi sessisti.

Anche le parole hanno un peso, e rappresentano nodi irrisolti del rapporto fra i generi. Dobbiamo recuperale l’uso consapevole della lingua italiana come portatrice di significati. I cambiamenti sociali passano anche dall’uso del femminile a livello linguistico. L’elaborazione di frasi non discriminatorie è importante, affinché si prosegua verso reali cambiamenti sociali e culturali in una realtà dove le donne non hanno sufficiente visibilità linguistica.

Anche in passato le parole declinate al femminile non ebbero un immediato successo, specialmente quelle legate al mondo professionale, come ad esempio professoressa. Negli anni vennero non solo accettate, ma diventarono di pubblico dominio. Purtroppo, furono declinate al femminile solo le professioni che in genere venivano svolte dalle donne. Oggi in tante professioni le donne hanno raggiunto, almeno con i numeri, la parità, per questo sarebbe necessario che avvocato diventasse avvocata. Una familiarità che si potrà acquisire con il tempo, necessaria per attuare una vera conversione e rendere il linguaggio meno discriminatorio.

Vigilare e denunciare episodi che possono tradire una certa tendenza al sessismo è compito di una politica che vede lontano, oltre gli stereotipi e che cerca di non tornare indietro, trattando il tema come un’esigenza comune.

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