A Rimini all’illustrazione del progetto ‘La Comunità gentile’
Buongiorno a tutte e tutti
Innanzitutto voglio ringraziare per l’invito a questo bellissimo momento di riflessione su un tema molto sentito.
E quindi grazie all’amico Enrico Pecorari per questa opportunità, e anche ai due relatori di oggi, Leonardo Montecchi e Maurizio Mussoni.
Oggi qui non si parla genericamente di ‘problema casa’, ma di un progetto specifico che ha una finalità ben definita.
Però consentitemi di iniziare la mia riflessione proprio sul tema delle politiche abitative, per poi arrivare al progetto presentato oggi.
Ho avuto occasione di farlo anche qualche giorno fa pubblicamente, intervistata da un quotidiano locale. Vi rubo qualche minuto.
Il disagio abitativo nel Paese è in forte crescita, come confermano i dati del Ministero dell’Interno, uno su tutti i 42mila sfratti emessi nel 2022, l’80% per morosità, a cui si aggiungono 100mila richieste di esecuzione di sfratti presentate a ufficiali giudiziali, e 30mila sfratti eseguiti con l’intervento dell’ufficiale giudiziale. Dati destinati ad aggravarsi visto che nella legge di Bilancio 2023 il Governo Meloni non ha rifinanziato né il Fondo per l’affitto né il Fondo per la morosità incolpevole.
In Emilia-Romagna si sta facendo tanto a livello di politiche abitative, basti pensare alle misure previste dal programma “Patto per la Casa Emilia-Romagna”, che rappresenta un’azione innovativa e integrativa da parte della Regione a sostegno della locazione finalizzata ad ampliare l’offerta degli alloggi in locazione a canoni calmierati. Il target di riferimento è costituito dalla cosiddetta fascia intermedia, composta da quei nuclei familiari che non sono nelle condizioni di soddisfare autonomamente il proprio fabbisogno abitativo sul libero mercato, ma che allo stesso tempo non possono accedere all’edilizia residenziale pubblica, non possedendone i necessari requisiti. 4,7 milioni di euro le risorse al momento a disposizione per finanziare il piano.
Qualche giorno fa si è chiuso il bando Social Housing 2023, rivolto a cooperative di abitazione e imprese di costruzioni, che mette a disposizione 7 milioni di euro per realizzare alloggi da destinare alla locazione, all’assegnazione in godimento permanente o per un periodo minimo di 10 anni. Si tratta di alloggi a canone calmierato per la cosiddetta fascia grigia, quelle famiglie cioè con un indicatore Isee fino a 35mila euro, che non possono accedere all’edilizia pubblica. E da realizzarsi attraverso interventi di rigenerazione urbana, senza consumo di suolo, e con caratteristiche innovative per quanto riguarda le forme di gestione, in grado di favorire pratiche di condivisione e socialità.
Tra il 2020 e il 2023 la regione ha stanziato 30 milioni di euro che hanno permesso di riqualificare e riassegnare quasi 1.400 alloggi pubblici di edilizia residenziale pubblica.
Non vanno dimenticati, in riferimento allo stesso periodo, i 38 milioni di rifinanziamento del Fondo affitti, per dare un contributo alle famiglie in difficoltà nel far fronte alle spese del canone di locazione nello stesso periodo.
Noi ora dobbiamo guardare al futuro perché stiamo rilevando una domanda abitativa in aumento, differenziata e segmentata, che ci pone davanti a nuove esigenze da affrontare e criticità da risolvere; si pensi solo al mutamento degli assetti familiari avvenuto nel corso del tempo.
Vi sono poi i casi come quelli delle città sedi di università dove l’esigenza di unità abitative riguarda non solo i residenti ma anche gli studenti fuori sede, che mette in discussione l’esigibilità del diritto allo studio di tanti ragazzi e ragazze.
È necessaria una strategia complessiva per affrontare con determinazione e con risorse adeguate, una vera e propria emergenza che, aggravata dal caro vita e dal sempre maggiore impoverimento e dall’aumento delle diseguaglianze, ha dimensioni sempre più preoccupanti per la tenuta sociale del Paese.
Veniamo alla vostra bellissima idea.
Parliamo fondamentalmente di una comunità residenziale autogestita da persone anziane autosufficienti, magari sole, che condividono con altri l’esperienza di un luogo comune in cui vivere.
Con tutti i benefici arrecati dalla vicinanza tra persone: la solidarietà, l’aiutarsi nel momento del bisogno, il sapere che a fianco alla mia porta c’è una persona sulla quale posso contare; ma anche il poter avere spazi comuni da accudire e gestire, passare tempo insieme durante alcuni momenti della giornata e via dicendo.
Ecco, io credo che questi elementi rendano la vostra idea davvero bella.
Trasformare un edificio dismesso in comunità autogestita ha un valore anche dal punto di vista della rigenerazione urbana ad esempio, oltre a quello sociale che è senza dubbio quello primario.
Sappiamo quanto la nostra terra abbia rappresentato negli anni un modello avanzato di welfare. La nostra regione ma anche i nostri comuni, hanno sviluppato politiche sociali di alto livello, e tra queste c’è sempre stato lo sguardo rivolto alla persona anziana;
pensiamo alle case di riposo, nate per volontà delle amministrazioni comunali. Hanno risposto e stanno rispondendo a un’esigenza reale delle famiglie e dei cittadini.
Qui però si va oltre, col pensiero rivolto al fatto che insieme, in un luogo che di fatto è un codominio dove le persone condividono molte cose, si vive senz’altro meglio e con una qualità della vita importante.
E’ questo il vero valore aggiunto.
Io voglio farvi i miei complimenti ma anche augurarvi di riuscire a realizzare ciò che avete presentato. Conosco la passione con la quale Enrico e gli altri amici portano avanti la cosa, e mi sento di prendere un impegno che è il seguente: le istituzioni, e parlo per ciò che rappresento oggi, la regione Emilia-Romagna, devono assolutamente affiancare chi intraprende strade così innovative, che comunque sono radicate a valori importanti che vanno coltivati e incentivati.
Grazie
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