A Rimini alla Camminata degli uomini contro la violenza sulle donne
Il mio intervento
Buonasera a tutte e a tutti,
sono molto soddisfatta per il forte segnale che anche oggi la città di Rimini ha deciso di dare con la “Camminata degli uomini contro la violenza sulle donne e per i diritti”. Credo sia un’iniziativa di grande importanza per celebrare la Giornata internazionale dei diritti della donna e ringrazio il Comune di Rimini per il ricco calendario “L’otto sempre” che anche quest’anno ha organizzato e che comprende anche questa iniziativa promossa dall’associazione DireUomo in collaborazione con Cambiamenti e Movimento Centrale Danza.
Questa camminata, così come altre iniziative, è patrocinata dall’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna che presiedo e si unisce alle tante misure che la nostra Regione mette in campo per i diritti delle donne.
Quello di oggi è un momento significativo perché sottolinea che il raggiungimento di una vera parità di genere deve essere un obiettivo dell’intera comunità, donne e uomini insieme che punto dopo punto, con rispetto, lavorano insieme a partire dai singoli gesti quotidiani.
Anche oggi siamo qui tutti insieme in cammino contro ogni forma di disparità tra uomo e donna, e contro ogni espressione di discriminazione e violenza di genere.
Circa un mese fa è partita la campagna promossa dalla Regione Emilia-Romagna “Chiedo per un amico” che mira ad aiutare gli uomini autori della violenza a intraprendere un percorso di consapevolezza e di cambiamento.
Insultare, minacciare, manipolare economicamente. Le violenze sono di tanti tipi, non solo sessuali, e tutte drammaticamente in aumento. La campagna punta a sensibilizzare la cittadinanza e soprattutto gli uomini, per informarli dell’esistenza di spazi dedicati in cui con il supporto di psicologi, psicoterapeuti e assistenti sociali possano comprendere le ragioni del loro comportamento e trovare un sostegno nella costruzione di modalità relazionali più rispettose della propria partner, dei figli, dei familiari.
Un percorso non facile di assunzione di responsabilità e di cambiamento, che passa innanzi tutto dalla presa di coscienza dei propri problemi, come vuole suggerire anche il messaggio scelto per la campagna.
La Regione Emilia-Romagna sostiene i Centri Liberiamoci dalla violenza fin dal 2011. Una rete che oggi può contare su dieci Centri pubblici – uno per ciascuna provincia e due in quella di Forlì-Cesena. Tre le nuove aperture nel 2021: Reggio Emilia, Piacenza e Ferrara.
Ai Centri pubblici si aggiungono sette Centri gestititi dal privato sociale, che contano 11 sedi presenti sul territorio e che concorrono alla rete regionale dei Centri per autori di violenza.
Nel 2021, 537 gli uomini in trattamento
Una rete di Centri pubblici e privati che nel 2021 vedeva 537 uomini in trattamento, nella stragrande maggioranza dei casi partner (42,6%) o ex partner (34,3%) della vittima. Si tratta per lo più di uomini italiani, nella maggioranza dei casi – 310 – con figli. Secondo i dati contenuti nel Rapporto sulla violenza di genere della Regione, nel 2021 sono state 149 le interruzioni di trattamento, nel 77% per abbandono volontario, nel 7% per trasferimento ad altro servizio.
Accanto a questo importante lavoro c’è tutta la rete rivolta alle donne vittime di violenza.
In Emilia-Romagna secondo i dati elaborati dall’ Osservatorio regionale sulla violenza di genere sono 4.934 le donne che nel 2021 hanno contattato un Centro antiviolenza: oltre 300 in più rispetto alle 4.614 del 2020. Mentre sono 1.667 le chiamate al numero 1522 del Dipartimento nazionale per le pari opportunità (1.606 nel 2020), di cui 994 da parte di donne vittime di violenza o stalking (913 nel 2020).
In crescita anche le donne ospiti di Case rifugio, in prevalenza straniere: 320 nel 2021 contro le 301 dell’anno precedente. E quelle accolte in un Centro antiviolenza: 2.646 (2.335 nel 2020).
Una prima anticipazione sul 2022, limitata tuttavia a 16 Centri, rivela che tra gennaio e maggio hanno preso contatto con un Centro antiviolenza 1.749 donne, mentre le chiamate al 1522 sono state tra gennaio e marzo di quest’anno 370, di cui 191 da vittime di violenza o stalking.
La Regione Emilia-Romagna ha confermato anche per il 2023 l’impegno a favore delle donne vittime di violenza con 1,3 milioni di euro per il cosiddetto “Reddito di libertà”. La misura è rivolta alle donne vittime di violenza e prevede l’erogazione di un assegno mensile fino a 400 euro per un periodo massimo di un anno. L’Emilia-Romagna è fino a oggi una delle regioni maggiormente impegnate a integrare le risorse ministeriali.
Secondo i dati forniti dall’INPS, infatti, dall’entrata in vigore della misura al 23 novembre 2022, su 441 domande accolte in Emilia-Romagna, 264 sono state pagate grazie alle risorse regionali.
L’impegno della Regione. I progetti finanziati per provincia
Un impegno quello della Regione a 360 gradi. A partire dal bando contro la violenza di genere che mette a disposizione di enti locali, associazioni di promozione sociale, organizzazioni di volontariato, onlus 2,5 milioni di euro nel biennio 2023 – 2024 per progetti che puntano soprattutto alla prevenzione.
Uno stanziamento in crescita rispetto ai 2,1 milioni del bando precedente che ha sostenuto 83 progetti.
Di questi 7 in provincia di Piacenza per 106.420 euro; 4 in provincia di Parma per 164.280 euro; 9 in quella di Reggio Emilia per 246.780 mila euro; 13 in quella di Modena per 251.621 euro. Nell’area metropolitana di Bologna i progetti finanziati sono stati 28 per 830.004 euro; nel Ferrarese 3 per 80.120 euro; nel Ravennate 5 per 125.465; nel Forlivese-Cesenate 9 per 210.492; nel Riminese 5 per 68.816 euro.
La sensibilizzazione sul tema passa anche attraverso i linguaggi dell’arte, lo dimostra la danza presente oggi grazie a Claudio Gasparotto e anche in Assemblea legislativa abbiamo inaugurato lo scorso 23 febbraio la mostra “Domani faccio la brava. Donne e madri nelle carceri italiane” con le fotografie Giampiero Corelli. Sempre attraverso la fotografia, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne abbiamo deciso di dare spazio alle donne iraniane con la mostra “Come l’acqua”.
Grazie a tutte e tutti per la vostra preziosa partecipazione.
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