A Novafeltria per una iniziativa sulla legalità e una inaugurazione
Sono davvero contenta di essere qui a Novafeltria a questa iniziativa, per la quale ringrazio davvero di cuore la dirigente scolastica, Dott.ssa Di Rella.
IL MIO INTERVENTO
Ho davvero tanto piacere di ritrovare qui l’ex collega Gero Grassi, col quale abbiamo condiviso un periodo di permanenza in parlamento, in particolare alla Camera dei Deputati: io nel 2013 ero una neo eletta mentre Gero veniva già da una legislatura di esperienza, il nostro cammino ha coinciso per due anni quando poi io lasciai per entrare in regione col ruolo di assessora nella prima Giunta Bonaccini.
E’ un bel ricordo quello che mi lega a Gero, un collega molto impegnato nella commissione Affari Sociali, per un periodo anche nella Bicamerale di Vigilanza Rai e soprattutto, ed è il tema dell’incontro di oggi, Commissione d’inchiesta sull’eccidio di via Fani, sul rapimento e la morte di Aldo Moro, dopo essere stato presentatore e relatore della proposta di legge istitutiva della Commissione stessa.
Questo mi permette di inserirmi nel tema di oggi ma cogliendo l’occasione per fare un po’ una panoramica delle attività della regione sui temi legalità alla Memoria e, aggiungerei, alla Legalità.
Noi siamo reduci tra l’altro dalla Settimana della Legalità della regione Emilia-Romagna, che si è conclusa proprio una decina di giorni fa e che per noi è diventato un appuntamento annuale fisso, molto atteso e partecipato.
Il Testo Unico ha istituito la Giornata regionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie e per la promozione della cittadinanza responsabile, per promuovere l’educazione, l’informazione e la sensibilizzazione in materia di legalità su tutto il territorio.
La giornata regionale è diventata negli ultimi anni la Settimana della legalità, sette giorni di incontri, seminari approfondimenti per parlare di cittadinanza attiva, presentare buone pratiche per riconoscere e contrastare le mafie.
E’ tra l’altro passato un anno da quando come Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna, insieme all’Associazione Libera, abbiamo siglato il “patto della legalità”, un accordo finalizzato a favorire una maggiore consapevolezza sulla prevenzione e sul contrasto della criminalità organizzata e della corruzione, facilitare la comprensione del fenomeno mafioso e promuovere la cultura della legalità attraverso attività divulgative, con particolare attenzione ai più giovani.
Il protocollo d’intesa sottoscritto con Libera ha un forte valore simbolico e conferma l’attenzione della Regione Emilia-Romagna sul tema della legalità e del contrasto alle mafie. L’Assemblea legislativa, infatti, ha siglato accordi per costruire, con le istituzioni locali e nazionali e la società civile, quella rete di prevenzione e controllo indispensabile per essere sempre meno permeabili alla criminalità, più consapevoli e più forti. Significativo il rapporto con i più giovani, che cerchiamo di coinvolgere nelle nostre iniziative affinché comprendano l’importanza della responsabilità, presidio dei valori civici e del senso di comunità.
Il contrasto alle mafie non è un’operazione che spetta a singole persone: se si vuole sconfiggere la criminalità dobbiamo prenderci per mano tutti. Costruire percorsi assieme, come il protocollo che abbiamo sottoscritto, è fondamentale. Così come lo è il legame tra istituzioni e associazioni. Ritengo, inoltre, importante coinvolgere le giovani generazioni per farle sentire protagoniste e far capire loro come la criminalità agisce. All’interno delle scuole occorre fornire gli strumenti far conoscere il valore della legalità e della cittadinanza responsabile.
E proprio in questa direzione è andata anche la costruzione del cartello di eventi 2024.
Io sono particolarmente contenta di tutta l’attività messa in campo, ma tengo a sottolineare in particolar modo quella svolta con le scuole.
C’è un motivo se tendiamo a rivolgerci agli studenti nel nostro lavoro.
Il fine infatti è quello di stimolare le giovani generazioni allo studio e alla conoscenza critica del fenomeno mafioso nei suoi vari aspetti e di acquisire autonomia di pensiero e di atteggiamento verso le mafie e fenomeni similari, e questa attività viene svolta in collaborazione con gli istituti superiori, come oggi, ma anche con gli Atenei.
Quando incontriamo le ragazze e i ragazzi c’è un messaggio forte e chiaro che vogliamo che giunga loro, ed è proprio quello relativo al fatto che la regione è, prima di tutto, il parlamento degli eletti, e quindi il luogo nel quale esercitare la potestà conferita dai cittadini, ma è anche la casa della democrazia aperta alla sua frequentazione e conoscenza, in particolare da parte dei giovani cittadini.
Per questa ragione il nostro consiglio regionale investe nel rapporto con gli studenti, affinché comprendiate l’importanza della responsabilità, che è presidio dei valori civici, del senso di comunità.
Non girare la testa da un’altra parte di fronte ad un sopruso, difendere la capacità di interpretare la realtà per dire la propria opinione, sapere che il proprio contributo lascia un segno all’interno di una collettività, sono gli investimenti che la nostra Assemblea legislativa rivolge ai suoi giovani cittadini, del cui punto di vista e della cui visione del mondo ha bisogno.
Lo facciamo promuovendo appunto la diffusione della cultura della legalità e della cittadinanza attiva partendo ad esempio dal raccontare e dal portare a conoscenza i profili di figure e persone esemplari.
Cercando di far imparare a riconoscere i fenomeni mafiosi e corruttivi e ad avere maggiore consapevolezza su come le mafie si siano insediate anche in Emilia-Romagna.
E poi coinvolgendo i giovani in un percorso di conoscenza delle regole e della valorizzazione delle stesse, nei diversi ambiti di vita mettendo in evidenza le migliori esperienze di protagonismo attivo.
Prima accennavo al protocollo con Libera; altro tema al quale vorrei accennare è quello relativo al Testo Unico per la promozione della legalità e per la valorizzazione della cittadinanza e dell’economia responsabili, approvato dall’Assemblea legislativa nel 2016, una legge in cui sono confluite tre leggi precedenti in materia e da cui discende anche questa importante iniziativa.
Il Testo Unico non ha solo finalità di coordinamento e di semplificazione ma ha anche offerto l’opportunità di inserire e disciplinare nuove modalità di prevenzione e di contrasto. Gli ambiti di intervento, la promozione di azioni e iniziative volte a contrastare i fenomeni d’infiltrazione e radicamento di tutte le forme di criminalità organizzata, sono tutte declinate nella prospettiva della prevenzione per agire da freno e da correzione allo sviluppo di tali fenomeni.
Nel Testo Unico una particolare attenzione viene dedicata a tutte le iniziative sviluppate d’intesa con i diversi livelli istituzionali.
Vi sono inoltre misure specifiche con riguardo:
-al sostegno per il recupero di immobili confiscati ed il loro riutilizzo a fini sociali e per la salvaguardia dei livelli occupazionali delle aziende sequestrate;
-all’assistenza alle vittime dell’usura e del racket ed alle vittime innocenti delle organizzazioni criminali ed iniziative di prevenzione del fenomeno dell’usura;
-alla prevenzione dei fenomeni di corruzione ed illegalità a partire dal settore degli appalti pubblici, ma anche nel settore dell’autotrasporto e facchinaggio, con il potenziamento dell’attività ispettiva e di controllo negli ambiti della logistica, e in quelli del commercio, turismo, agricoltura e della gestione dei rifiuti, anche al fine di contrastare i fenomeni del caporalato e dello sfruttamento della manodopera;
-al contrasto del gioco d’azzardo patologico.
Vogliamo e dobbiamo continuare a mettere in campo tutte queste attività, e anche di nuove. L’impegno dell’Assemblea legislativa in questo senso non verrà mai meno.
Chiudo ricordando anche qui il motto della nostra Card della legalità, che viene consegnata a tutti i ragazzi e le ragazze che prendono parte alle iniziative in materia di legalità promosse dall’Assemblea legislativa, “Fuori le mafie dal nostro futuro!
Mi voglio avviare alla conclusione senza però dimenticare la figura di Aldo Moro.
La sua barbara uccisione all’epoca segna il culmine della sfida brigatista allo Stato e, nel contempo, l’inizio della parabola declinante del terrorismo rosso.
È stata, come del resto Moro aveva sempre auspicato, la reazione morale del popolo italiano a fare la differenza, nella lotta ai terrorismi e all’eversione, facendo prevalere la Repubblica e la sua legalità.
Un popolo che, nella sua stragrande maggioranza, ha respinto le nefaste velleità di chi avrebbe voluto trascinare l’Italia fuori dal novero delle nazioni libere e democratiche.
Un popolo che, memore dei disastri della guerra, ha rifiutato con decisione l’uso della violenza come arma per la lotta politica.
E che si è stretto attorno alle istituzioni, avvertite come presidio di libertà, di diritti e di democrazia. Lottando ovunque, nel posto di lavoro, all’interno della società. Scendendo persino in piazza per manifestarne la difesa.
Lo Stato, le forze politiche e sociali, hanno saputo reagire con coraggio e con decisione alla sfida dei terrorismi. Una guerra che è stata vinta combattendo sempre sul terreno della legalità costituzionale, senza mai cedere alle sirene di chi proponeva soluzioni drastiche, da regime autoritario. Affidandosi invece al diritto e all’amministrazione della giustizia per proteggere la nostra comunità.
Rifiutando di porsi al di fuori della natura democratica della nostra Repubblica.
Si è molto parlato negli ultimi decenni dei terrorismi e dei terroristi. Della loro vita, dei loro complici, delle loro presunte ideologie, delle cause che han fatto da base alla loro scelta di lotta armata. Delle gravi deviazioni compiute da elementi dello Stato, e per le quali avvertiamo tuttora l’esigenza, pressante, di conoscere la piena verità. Su questi argomenti esistono molti studi, numerose pubblicazioni, tante trasmissioni televisive, anche di interesse e pregio.
Meno si è, invece, scritto e parlato della reazione unanime del popolo italiano. Meno dei servitori dello Stato, che hanno posto a rischio la propria vita per combattere violenza ed eversione.
Meno di chi, nelle fabbriche, nelle università, nei vari luoghi di lavoro, ha opposto un no, fermo e deciso, a chi voleva ribaltare le regole democratiche.
Ancor meno si è parlato del dolore, indicibile e irrecuperabile, delle famiglie a cui la lotta armata o i vili attentati hanno strappato un coniuge, un figlio, un genitore, un fratello o una sorella.
Eppure sono state queste persone, non i terroristi, a fare la storia d’Italia. A scriverne la parte decisiva e più salda.
A esprimere l’autentico animo della nostra società e non la sua patologia. A costituire un patrimonio collettivo di memoria e di esempio per tutte le generazioni.
E sono questi uomini e queste donne che noi oggi vogliamo ricordare, uomini come Aldo Moro.
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