A Forlì all’inaugurazione del nuovo spazio all’interno di CavaRei
A Forlì per l’inaugurazione dell’ampliamento di CavaRei. Realtà preziosa che assiste, riabilita e inserisce al lavoro persone con disabilità. Una comunità unica, inclusiva e capace di accogliere la fragilità e valorizzare l’unicità di ogni persona.
Cosa fa la Regione per le persone con disabilità
In adesione ai principi e alle finalità della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, la Regione promuove un’attenzione complessiva all’intero progetto di vita della persona con disabilità, propone una visione unitaria dei suoi bisogni e ne promuove la piena partecipazione nei principali ambiti della vita sociale (famiglia, scuola, lavoro e società).
L’obiettivo della Regione attraverso le Aziende USL ed in collaborazione con gli Enti locali, le organizzazioni del Terzo Settore, le istituzioni scolastiche è accompagnare la persona lungo tutto l’arco della vita, rendendo la persona con disabilità in grado di realizzare un proprio progetto di vita con la maggiore autonomia e libertà di scelta possibile.
Gli interventi sanitari iniziano nei primi anni di vita, con la diagnosi precoce e continuano fino ai 18 anni con la presa in carico da parte dei servizi di Neuropsichiatria per l’infanzia e l’adolescenza delle AUSL. Centrale per i giovani è l’integrazione scolastica, i ragazzi con disabilità inseriti nelle scuole della regione rappresentano ormai il 3% della popolazione scolastica complessiva ed è sempre più alto il numero di coloro che arrivano anche ai più alti gradi di istruzione, anche fino alla laurea. In età adulta esistono i percorsi di integrazione lavorativa offerti dai centri per l’impiego attraverso il Fondo Regionale Disabili gestito dalla Agenzia Emilia-Romagna Lavoro, per chi invece ha disabilità gravi e gravissime esiste il fondo per la non autosufficienza.
Le politiche in materia di disabilità si articolano dunque in vari settori: politiche sociali, salute, scuola, formazione, lavoro, mobilità e chiamano in causa i diversi Assessorati e Direzioni generali della Regione.
Nel settore per le politiche socio-sanitarie, la Regione Emilia-Romagna da vari anni ha costituito il Fondo Regionale per la Non Autosufficienza (FRNA) per finanziare i servizi socio-sanitari rivolti alle persone in condizioni di non autosufficienza (anziani e disabili) e a coloro che se ne prendono cura.
Attraverso il Fondo regionale della non autosufficienza (FRNA) la Regione sostiene i servizi socio-sanitari domiciliari, diurni e residenziali dedicati alle persone con disabilità grave e gravissima, che vengono gestiti in ogni distretto socio-sanitario della regione dai Comuni e dalle Aziende USL, anche attraverso soggetti del terzo settore (associazioni, cooperative sociali, fondazioni, enti religiosi..).
Le risorse del Fondo vengono gestite in modo integrato sul territorio nei distretti socio-sanitari dai Comuni e dalle AUSL.
Per il 2019 le risorse del Fondo regionale devono essere ancora ripartite ma è molto probabile che ci attesteremo all’incirca sui 437 milioni del 2018.
Il finanziamento complessivo regionale supera i 470 milioni se si sommano anche le risorse del Fondo nazionale, del Fondo “Dopo di noi” e i finanziamenti assegnati all’Emilia-Romagna per i progetti “Vita indipendente”.
Più risorse per l’assistenza domiciliare, gli interventi temporanei di sollievo in strutture, i posti in centri diurni, gli assegni di cura. Ogni anno, un terzo delle risorse del fondo regionale sono destinate alle persone con disabilità grave e gravissima.
La spesa complessiva della Regione destinata ai servizi socio-sanitaria per le persone con disabilità grave e gravissima supera i 160 milioni all’anno ed è in crescita, nonostante le grosse difficoltà per il bilancio della Regione e Enti Locali.
Ogni anno sono oltre 19.000 le persone con disabilità che ricevono in Emilia-Romagna gli interventi domiciliari o residenziali erogati nell’ambito del Fondo regionale per la non autosufficienza.
La nostra si conferma la Regione con il Fondo regionale per la non autosufficienza più alto in Italia. Lo diciamo con orgoglio, perché per noi è una priorità non lasciare sole le persone in condizioni di fragilità, chi le assiste e le rispettive famiglie. È una scelta impegnativa, senza dubbio: anche quest’anno abbiamo alimentato il Fondo regionale con risorse del nostro bilancio, per aumentare il complesso delle risorse disponibili per le non autosufficienze. Siamo di fronte a un tema, sanitario e sociale al tempo stesso, di grande delicatezza e attualità, in un Paese e in una regione dove la prospettiva di vita si allunga sempre più.
Ciò che rende unica l’esperienza dell’Emilia-Romagna, unitamente all’impegno economico che caratterizza il Fondo, è la rete dei servizi realizzata per rispondere alle diverse tipologie dei bisogni, attraverso la ricerca e la sperimentazione, negli anni, di innovazioni che consentano di offrire soluzioni sempre più adeguate.
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