A Forlì al ventennale dell’inaugurazione dell’ospedale ‘Morgagni-Perantoni’
La salute è il fondamento su cui poggia il progresso di un Paese e la sanità pubblica è il pilastro della giustizia sociale. Perché la salute non è un privilegio per pochi, ma un diritto fondamentale. Investire nella sanità pubblica non è solo una scelta etica, ma anche un importante “investimento”: la prevenzione delle malattie, la promozione della salute e l’accesso equo ai servizi sanitari non solo migliorano la qualità della vita dei singoli cittadini, ma contribuiscono anche alla crescita economica e alla stabilità sociale. È la stessa Costituzione italiana che ce lo ricorda, all’articolo 32: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”.
Sembra passato tanto tempo, ma gli anni del Covid che per fortuna abbiamo ormai alle spalle, ci hanno insegnato quanto la sanità pubblica sia cruciale per affrontare le sfide globali che ci aspettano. Dalla diffusione delle malattie infettive alla gestione delle emergenze sanitarie, una rete solida di servizi sanitari pubblici è essenziale per proteggere la salute a livello locale e nazionale. Per tutti noi.
È poi un dovere garantire che la sanità pubblica riceva le risorse e il sostegno di cui ha bisogno per svolgere efficacemente il suo ruolo. Dobbiamo investire nell’assunzione e nella formazione di professionisti sanitari competenti, che sono il vero patrimonio del Servizio sanitario nazionale, garantire l’accesso universale ai servizi sanitari di base e promuovere politiche che favoriscano uno stile di vita sano e sostenibile. Dobbiamo anche impegnarci nella ricerca e nell’innovazione, dando spazio a tecnologia e progettualità per migliorare continuamente la qualità e l’efficienza dei servizi sanitari pubblici.
La Regione Emilia-Romagna crede e investe nella sanità pubblica e penso sia giusto ribadirlo oggi ancora più forte, celebrando il ventennale di uno dei nostri ospedali più qualificati e all’avanguardia. È recente l’approvazione del Piano di investimenti regionali in edilizia sanitaria, finanziato con 445 milioni di euro, che porterà nei nostri territori nuovi ospedali, nuove strutture sanitarie, nuove sale operatorie, riqualificherà quelle esistenti con nuovi arredi e tecnologie.
All’ospedale di Forlì la novità principale sarà il nuovo padiglione materno-infantile con i reparti di ostetricia, ginecologia e pediatria e il presidio oncologico dell’Irst (Istituto romagnolo per lo studio dei tumori) che prevede un investimento iniziale di due milioni e mezzo di euro: 2.375.000 dallo Stato e 125mila dalla Regione. Perché quello che vogliamo è che le nostre strutture sanitarie pubbliche continuino a crescere e a rappresentare un punto di riferimento per i pazienti.
Perché servono investimenti coraggiosi nella sanità pubblica. Lo stesso Presidente Mattarella ci ha più volte ricordato che il Servizio sanitario nazionale si deve rafforzare, ponendo sempre più al centro la persona e i suoi bisogni. E’ un invito che dobbiamo ascoltare. Non possiamo accettare che i cittadini rinuncino a prestazioni sanitarie pubbliche a favore di strutture private. Non possiamo accettare che a fronte di un aumento costante della la spesa sanitaria, le risorse statali continuino a diminuire. La previsione è che nel 2025 alla sanità sarà destinato il 6,2% del Pil, meno di 20 anni fa. Lo abbiamo ribadito più volte: il rapporto tra sanità pubblica e Pil non può scendere sotto la soglia del 7%.
Ho letto proprio in questi giorni che quattordici importanti scienziati e luminari italiani, tra loro il premio Nobel per la Fisica, Giorgio Parisi e Silvio Garattini, oncologo, farmacologo e ricercatore di fama internazionale, si sono mobilitati per chiedere di salvare il Servizio sanitario nazionale. Hanno fatto bene, e condivido il loro gesto. I numeri dimostrano che il sistema è in crisi ed è quindi necessario un piano di finanziamento straordinario, anche per ridurre gli squilibri territoriali. Come in Lombardia, dove si sta registrando una preoccupante “fuga” di medici: ogni anno 500 vanno all’estero. E questo significa impoverire il sistema. In Emilia-Romagna non vogliamo che ciò accada, perché noi – al contrario – vogliamo continuare a garantire l’eccellenza.
Come comunità dell’Emilia-Romagna, dobbiamo riconoscere l’importanza cruciale della sanità pubblica e lavorare insieme per garantire che rimanga accessibile, equa ed efficace per tutte e tutti.
Il Morgagni di Forlì è un esempio per tutti noi. Ricordo solo qualche dato, a dimostrazione dell’importanza di una sanità veramente qualificata: nel 2023 sono stati ben 357 gli interventi effettuati da questo ospedale con il robot chirurgico acquisito nel 2022 dalla struttura forlivese. Una strumentazione che garantisce alta precisione negli interventi, con meno dolore e degenze più brevi per i pazienti. Ma è dal 2007 che al Morgagni è iniziata l’attività robotica in chirurgia. Un’eccellenza riconosciuta e apprezzata oltre i confini della nostra regione.
Prima di chiudere, vorrei rivolgere un pensiero al dottor Massimo Pieratelli, scomparso nel 2005. Sono tanti gli obiettivi che raggiunse nel periodo della sua direzione dell’allora Azienda Usl di Forlì. Tra i più riconosciuti, proprio l’apertura del nuovo ospedale Morgagni di Forlì, avvenuta il 17 gennaio 2004. Senza di lui, e senza il suo fondamentale contributo, non saremmo qui oggi a celebrare questo anniversario così importante per tutta la città di Forlì, e per tutta l’Emilia-Romagna.
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