A Cesena ad una iniziativa della CIA Agricoltori Italiani su donne e impresa
Il presidente Danilo Misirocchi ha aperto la conferenza “Donna e imprenditrice: una sfida quotidiana” organizzata dall’associazione Donne In Campo – CIA Agricoltori Italiani Romagna nella sede di Cesena. All’incontro ho partecipato insieme a Luana Tampieri, presidente Donne in Campo Emilia Romagna, Stefania Malavolti, coordinatrice Donne in Campo Romagna e Miriam Bergamo, responsabile dei servizi alla persona Cia Romagna.
IL MIO INTERVENTO
Buonasera a tutte e tutti. Grazie per l’invito a questo appuntamento dedicato al tema “donne e lavoro”.
La Regione Emilia-Romagna, a sostegno delle donne lavoratrici, ha sempre posto particolare attenzione alla conciliazione, sostenere l’equilibrio tra tempi per la famiglia e tempi per il lavoro, come dimostrato anche dai dati positivi sull’occupazione femminile, ottenuti anche grazie allo storico impegno sui servizi educativi per la prima infanzia, a un sistema di welfare consolidato e alle politiche per l’istruzione e la formazione professionale. Nel sistema regionale il welfare è sempre stato un tratto distintivo in stretto collegamento con le politiche di incentivazione dell’occupazione femminile.
Nel 2018 in Emilia-Romagna risiedevano oltre 2 milioni 290mila donne: il 51,4% dei circa 4 milioni 460mila residenti complessivi. Nel terzo trimestre del 2018, il mercato del lavoro in Emilia-Romagna, rispetto allo stesso periodo del 2017, mostra forti segnali di miglioramento. Gli occupati sono aumentati di 46mila unità e i disoccupati diminuiscono di 33mila. Risultano occupate 2.015.000 persone di cui 1.124.000 uomini e 891.000 donne. Per gli uomini il tasso di occupazione è al 77,9%, mentre per le donne è al 61,8%, più alti rispetto al dato italiano, di 68,5% per gli uomini e 49,5% per le donne.
Nel terzo trimestre 2018 erano attive oltre 85mila imprese femminili, il 21,1% del totale delle imprese regionali, senza sostanziali variazioni rispetto allo stesso periodo del 2017. Diminuiscono le imprese femminili nel settore del commercio (particolarmente nel commercio al dettaglio) e le aziende agricole mentre un aumento importante si rileva per le imprese attive nelle attività professionali, scientifiche e tecniche.
Il tema della conciliazione è un tema trasversale. Mettere a punto politiche di conciliazione è indispensabile per lo sviluppo sociale ed economico sostenibile del Paese, in quanto non si tratta di misure destinate solo all’universo femminile, ma in grado di rispondere ai bisogni di uomini e donne, alla luce della trasformazione avvenuta nel mercato del lavoro e nell’organizzazione della società. Elemento chiave per aumentare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e contrastare la segregazione verticale di genere è il tema dell’equilibrio tra vita familiare e attività lavorativa, in quanto la conciliazione fra lavoro di cura e lavoro retribuito continua ad essere il problema più rilevante per le donne occupate e uno degli ostacoli principali all’accesso e alla permanenza delle donne nel mercato del lavoro.
Il Patto per il lavoro, siglato nel luglio 2015 con tutte le rappresentanze istituzionali e le parti sociali, rappresenta un fondamentale strumento di programmazione e ha posto al centro dell’azione regionale, tra le varie cose, la valorizzazione e il rafforzamento del ruolo delle donne nell’economia e nella società. Altro obiettivo è promuovere una maggior partecipazione delle ragazze a percorsi tecnici, tecnologi e scientifici nei diversi livelli dell’istruzione, volta a rafforzare la presenza femminile nei settori innovativi dell’economia. Ciò viene ribadito anche nel Patto per il lavoro giovani, sottoscritto il 12 novembre 2018, in cui è ribadito che si vuole promuovere l’istruzione tecnica e professionale anche per superare il gap di genere in ambito tecnico e scientifico, promuovendo l’accesso delle ragazze ai percorsi di studio e alle opportunità formative ed occupazionali in ambito STEAM.
Altrettanto importante è il perseguimento delle politiche per contrastare i fenomeni che pongono le donne in condizione di svantaggio, come le differenze retributive, le difficoltà di accesso alle posizioni di responsabilità e il persistere della divisione dei ruoli sociali in base al genere. La Regione Emilia-Romagna fa la sua parte: nelle società in cui ha un potere di nomina o designazione nell’organo di amministrazione, nell’organo di controllo o in entrambi vengono mantenuti questi equilibri.
Tali obiettivi si perseguono anche a partire da mutamenti culturali tesi a diffondere una cultura che favorisca la condivisione degli impegni di cura tra donne e uomini e che contrasti gli stereotipi sessisti, ambito in cui ha dedicato il proprio impegno l’assessorato Pari opportunità in questi anni con specifici bandi promossi a partire dal 2016, del valore di un milione di euro ciascuno diretti a supportare i progetti realizzati sul territorio da Enti locali e terzo settore.
A valere su risorse regionali, sono stati recentemente assegnati i contributi pari anche quest’anno ad un milione di euro attraverso il terzo bando per la concessione di fondi a sostegno di progetti rivolti alla promozione e al conseguimento delle Pari opportunità e al contrasto delle discriminazioni e alla violenza di genere.
Tra le iniziative messe in campo dalla Regione Emilia-Romagna ci sono ad esempio:
- Promozione e sostegno del sistema regionale integrato delle scuole dell’infanzia (statali, comunali e paritarie private)
- Promozione della continuità educativa tra i servizi per la prima infanzia e il primo ciclo delle scuole primarie, favorendo le relazioni tra le istituzioni prescolastiche e scolastiche
- Sostegno alla qualificazione e il miglioramento delle scuole dell’infanzia attraverso contributi per: la qualificazione del sistema integrato delle scuole dell’infanzia, in particolare attraverso la formazione congiunta del personale; il miglioramento dell’offerta educativa delle scuole dell’infanzia paritarie private attraverso interventi che prevedano un potenziamento della compresenza tra docenti, l’accoglienza dei bambini disabili, la valorizzazione del coinvolgimento dei genitori; l’attivazione o il potenziamento di figure di coordinamento pedagogico che possano sostenere il miglioramento della qualità delle scuole e del sistema integrato.
Per il secondo anno consecutivo, un aiuto concreto alle famiglie è rappresentato dai contributi per pagare la retta di frequenza di bambini e ragazzi ai Centri estivi. Dopo i 6 milioni di euro assegnati nel 2018, altrettante risorse – provenienti dal Fondo sociale europeo – vengono stanziate quest’anno per consentire ai genitori di fronteggiare la spesa e favorire la massima partecipazione dei propri figli alle attività proposte: circa 13mila i ragazzi che la scorsa estate hanno potuto frequentare i Centri grazie ai contributi disponibili.
E si rafforza il sostegno riconosciuto, che prevede fino a 336 euro (erano 210 nel 2018) per ogni figlio: 84 euro a settimana (contro i 70 precedenti), per un massimo di quattro settimane di frequenza (3 nel 2018). Potranno beneficiarne le famiglie residenti in Emilia-Romagna e composte da entrambi i genitori, o uno solo in caso di famiglie mono genitoriali, occupati e con un reddito Isee annuo entro i 28 mila euro.
Confermato, quindi, dalla Giunta regionale il “Progetto per la conciliazione tempi cura lavoro: sostegno alle famiglie per la frequenza di centri estivi”, è stata già approvata la ripartizione delle risorse tra Comuni o Unioni di Comuni capofila di Distretto (l’ambito territoriale che comprende più Comuni associati per gestire i servizi sociali) sulla base della popolazione residente in età compresa tra 3 e 13 anni. Vari gli orari di frequenza previsti: da qualche ora al giorno a intere settimane da trascorrere lontano dai genitori.
Altra forma di “supporto” della conciliazione per i lavoratori e le lavoratrici è lo smart working, il cosiddetto “lavoro agile”, introdotto in Regione Emilia-Romagna sulla base di un progetto condiviso anche con le Organizzazioni sindacali nel mese di giugno 2018, con una prima fase sperimentale di un anno, e ora entrato a regime.
I riscontri della prima fase sono stati molto incoraggianti: una generale soddisfazione degli smart worker che hanno riscontrato non solo un aumento della possibilità di meglio conciliare i tempi di vita/lavoro, ma anche un aumento della qualità del loro lavoro e dei livelli di autonomia e responsabilizzazione. Sono coinvolti 146 collaboratori, con diversi ruoli, livelli e funzioni, di cui 100 donne e 46 uomini.
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