A Cattolica all’iniziativa “L’altra faccia della pandemia”
Il mio intervento di saluto
Voglio innanzitutto ringraziare Angelo Furiassi, e quindi l’associazione Rimbalzi fuori campo, per l’invito e per la possibilità di fare questo saluto, che vi porto a nome mio e dell’Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna.
Lo faccio con molto piacere, anche perché tra la regione e Rimbalzi fuori campo il rapporto è ottimo e ha dato anche buoni frutti negli anni, con il supporto fornito a iniziative e progetti davvero meritevoli che l’associazione ha messo in campo a favore della comunità locale e dei suoi cittadini.
Nel salutare gli ospiti Don Luigi Ciotti, Prof. Massimo Cacciari e il Dott. Piergiorgio Morosini, voglio davvero complimentarmi per aver organizzato un momento di riflessione come questo, su un tema delicatissimo, di grande attualità e che riguarda tantissimi ragazzi e di conseguenza famiglie.
L’argomento è vastissimo e sviluppa tante sfaccettature, che saranno ovviamente approfondite dagli ospiti.
Intanto mi vien da dire che ormai è opinione diffusa quella relativa al fatto che la pandemia ha ingigantito problematiche già presenti anche prima, e che di fatto si sono poi rivelate per la loro vera portata.
Isolamento, angoscia, paura, incertezza. Sono stati d’animo che in questi due anni probabilmente sono appartenuti a tutti noi, ma che forse hanno toccato in modo particolare i nostri bambini e i nostri ragazzi.
Le loro routine, come quelle degli adulti, sono state drasticamente stravolte, hanno dovuto adeguarsi a nuove modalità di apprendimento, attraverso la didattica a distanza che di certo non ha lo stesso impatto della didattica in presenza. La socialità e il processo di socializzazione che sono dimensioni importanti per lo sviluppo e la crescita psicologica dei bambini e dei ragazzi sono venuti a mancare: lo stare insieme ai coetanei e instaurare rapporti amicali permette loro di imparare a collaborare, a fidarsi degli altri, a essere empatici e a sviluppare la propria personalità.
Questa dinamica virtuosa e positiva, che fa parte dei percorsi di crescita di ognuno di noi, ha visto momenti di stop importanti.
In questo quadro emerge ancora di più quanto sia fondamentale il ruolo della famiglia e io direi anche degli insegnanti, perchè sono le figure adulte di riferimento, quelle con le quali si relazionano tutti i giorni.
Leggendo le statistiche che di volta in volta vengono pubblicate, emerge che sono tanti gli adolescenti che convivono con qualche disturbo, che a volte si evidenzia in ansia e depressione.
Incertezza, solitudine e cambiamenti negli stili di vita hanno avvolto la vita di tanti bambini, giovani e famiglie. Secondo il rapporto dell’UNICEF, i bambini e i giovani potrebbero risentire dell’impatto della pandemia sulla loro salute mentale e sul loro benessere per molti anni a venire. Anche le patologie legate alle dipendenze da sostanze e comportamenti, con disturbi legati al non corretto utilizzo dei social e delle piattaforme web, hanno visto una recrudescenza. Si è altresì verificato un incremento dei fenomeni di violenza, sfociata anche in risse organizzate e pianificate on line da giovani e giovanissimi.
Non meno preoccupante è il dato relativo ai giovani che non studiano, non si formano e non lavorano. Secondo il Rapporto annuale 2021 dell’ISTAT, il numero dei NEET (Not Engaged in Education, Employment or Training= non lavorano, non studiano, non si formano) risulta essere il più elevato d’Europa; in Italia nel 2020 hanno raggiunto i 2,1 milioni di unità, considerando la fascia di età fino ai 29 anni.
E’ evidente che le istituzioni di fronte a un quadro del genere non possono stare ferme.
Bisogna lavorare e tanto con le scuole, sui temi come il bullismo, il cyberbullismo, il corretto uso dei social, la sensibilizzazione al contrasto sulla violenza di genere, ma anche sul contrasto ai disturbi alimentari che si tramuta nei fenomeni dell’anoressìa e della bulimìa.
E’ di qualche giorno fa la notizia della previsione di una misura dedicata all’assistenza psicologica dei cittadini per dare un segnale in tal senso, sottolineando ovviamente che non sarà certamente il bonus psicologo a risolvere i problemi che molti hanno dovuto affrontare durante gli ultimi due anni e che è necessario rafforzare il servizio sanitario nazionale in ambito di salute mentale.
Il bonus, quindi, è solo un primo segnale, nella direzione di un aiuto finanziario per coloro che soffrono di disagi causati o meno dalla pandemia e dal lockdown, ma anche da smart working e dad.
Io credo che il tema che si affronta stasera fosse di attualità già prima della crisi pandemica, che poi ha accentuato tutto. La pandemia da covid ha cambiato ogni paradigma sociale, dall’economia all’istruzione, dalle relazioni interpersonali, al lavoro e quant’altro.
Io mi auguro che usciti dall’emergenza sanitaria si debba davvero lavorare per costruire un nuovo futuro.
E’ una sfida culturale certamente, ma riguarda anche investimenti che deve fare la parte pubblica, in servizi adeguati soprattutto più vicini ai cittadini, proprio per intercettare meglio nuove fragilità e bisogni e intervenire di conseguenza.
In Emilia-Romagna cercheremo di mettercela tutta, anche grazie alle risorse che arriveranno col PNRR. La strada sarà molto lunga ma dobbiamo perseguirla con forza perché i nostri ragazzi sono già stati privati di tante cose e non meritano ulteriori disagi.
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