A Montefiore Conca (RN) per il ventennale della cooperativa sociale “Cà Santino”
IL MIO SALUTO
Innanzitutto vorrei ringraziare Meris, Paolo, Gianfranco e tutti i responsabili dell’organizzazione per l’invito di oggi e per aver messo in piedi un momento come questo, che è simbolico per il raggiungimento di un bellissimo traguardo raggiunto (i 20 anni dalla fondazione del centro), suggellato con la presentazione del libro, ma anche importante perché ci ha permesso di fare una riflessione sull’attività di un settore strategico e allo stesso tempo sensibilissimo, quale è quello dei servizi alla persona erogati a soggetti con disabilità
Lo dico in premessa perché ci tengo a sottolineare un concetto: i rapporti tra Cà Santino e la Regione Emilia-Romagna sono oserei dire ‘storici’, esistenti cioè fin da quando la comunità è nata.
La Regione ha sempre creduto nel valore della struttura di Cà Santino, strategica per tutto il territorio della Valconca e non solo.
I venti anni di attività stanno a dimostrare l’ottimo lavoro svolto e i risultati ottenuti sono il frutto di un’attività caratterizzata da una profonda unità d’intenti dei soci fondatori, degli operatori, degli utenti e delle loro famiglie. Compito dell’ente locale è quello di supportare tali strutture affinchè riescano a continuare a svolgere la loro mission nelle condizioni ottimali e la sinergia che c’è stata in questi anni ha sicuramente accompagnato la crescita di questa attività, facendola diventare un vero e proprio punto di riferimento di cosa significa oggi fare impresa sociale.
Entrando un po’ più nel merito del tema ci tengo a ricordare alcuni ordini di grandezza che a mio avviso sono fondamentali per inquadrare meglio l’ambito di intervento della regione nel settore.
Partendo dal Il Fondo Sanitario regionale, inclusi i trasferimenti alle Aziende sanitarie, per il 2019 lo stanziamento a bilancio è pari a 8 miliardi e 377 milioni di euro.
In questo quadro prosegue il consolidamento dei provvedimenti sullo stato sociale e le politiche di contenimento tariffario, attraverso il Fondo regionale per la non autosufficienza, presente in Emilia-Romagna e che per mole di risorse supera quello nazionale (oltre 470 milioni).
Per il welfare, nel complesso, vengono destinati 76,2 milioni di euro nel 2019. Politiche abitative: 7,5 milioni per interventi di housing sociale, progetti di innovazione nell’ambito delle politiche per l’affitto e delle forme dell’abitare e per l’abbattimento delle barriere architettoniche.
Poi vi sono progetti particolari ai quali in questi anni abbiamo lavorato.
Voglio citare per attinenza quello relativo al DOPO DI NOI.
Nel 2016 è stata approvata la legge 112, nota appunto come “Legge sul Dopo di Noi”, che ha l’obiettivo di mantenere buono il livello di qualità della vita delle persone più fragili, in vista del momento in cui i loro genitori purtroppo non ci saranno più e questo è reso possibile dall’integrazione delle politiche sociali e sanitarie, ma è importante anche andare oltre a questo
Dare ai disabili gravi il controllo della propria vita, ovvero la possibilità di decidere del proprio futuro, scegliere dove e con chi vivere, iniziando un percorso che li porti alla massima autonomia possibile, è una grande conquista sociale. Come Giunta proseguiremo ad impegnarci per creare ulteriori opportunità per queste persone, garantendo loro dignità e piena cittadinanza.
Il “Dopo di noi” è uno degli obiettivi del Piano sociale e sanitario regionale 2017-2019 ed è parte integrante della programmazione del Fondo regionale della non autosufficienza. Sono risorse che mettiamo a disposizione delle Aziende Usl e dei Comuni per introdurre nuovi modelli di servizio, che in alcuni casi possono sostituire i servizi residenziali tradizionali.
Un primo bilancio di questi due anni e mezzo di vita della legge ci consente di dire che abbiamo visto attivati 1.064 interventi, di cui hanno beneficiato 860 persone con gravi disabilità (468 uomini e 392 donne, prevalentemente tra 36 e 45 anni di età), per ognuna delle quali le équipe multi-professionali dei servizi sociosanitari del territorio hanno predisposto progetti personalizzati, di autonomia e inclusione sociale. Con un preciso obiettivo: assicurare alle persone con disabilità gravi prive del sostegno familiare la necessaria assistenza per una vita dignitosa.
La somma annuale stanziata dalla Giunta regionale ha stabilito la ripartizione tra tutte le Aziende sanitarie emiliano-romagnole di circa 3,5 milioni di euro del Fondo nazionale per il “Dopo di noi”.
Le risorse vengono suddivise tra le Ausl del territorio in proporzione al numero dei residenti di età compresa tra 18 e 64 anni. All’Ausl Romagna, con oltre 677 mila cittadini residenti in questa fascia di età, è assegnato circa 1 milione di euro.
Gli interventi più diffusi sono le cosiddette ‘Scuole di autonomia’: appartamenti nei quali le persone con disabilità, ancora assistite dai propri familiari anche se ormai anziani, imparano a rendersi il più possibile autonomi nella gestione della vita quotidiana (cucinare, fare la spesa, pulire la casa, prendersi cura della propria persona), preparandosi ad uscire dalla famiglia di origine. Fino ad oggi le persone coinvolte in questi soggiorni a termine sono state 482.
Altri interventi hanno riguardato 325 persone, ormai prive di sostegno familiare, ospitate in piccoli appartamenti (da 3 a 5 ospiti), che non prevedono la presenza di personale giorno e notte, oppure in gruppi-appartamento, che garantiscono una presenza maggiore di personale educativo ed assistenziale e dunque una situazione più adeguata a chi ha meno autonomia.
144 interventi hanno poi riguardato percorsi di accompagnamento per l’uscita programmata dal nucleo familiare di origine o da strutture residenziali ritenute meno adeguate, con la successiva accoglienza in piccoli appartamenti per l’autonomia o gruppi appartamento.
Infine, sono stati 55 i tirocini finalizzati all’inclusione e 58 i ricoveri temporanei in strutture residenziali, per fornire alle famiglie assistenza in particolari casi di emergenza.
Per realizzare le soluzioni residenziali del “Dopo di noi” su tutto il territorio regionale sono stati utilizzati 91 appartamenti (molti di questi messi a disposizione delle famiglie, altri dai Comuni), 26 dei quali ristrutturati grazie alle risorse del Fondo nazionale.
Nel primo biennio di applicazione della legge, la Regione Emilia-Romagna ha già messo a disposizione oltre 10,2 milioni di euro. Ulteriori 2,8 milioni sono stati assegnati per finanziare progetti per la costruzione e la ristrutturazione di abitazioni destinate al “Dopo di noi”.
A livello territoriale, gli interventi ammessi al finanziamento sono stati 23 e riguardano il sostegno alla residenzialità, il cuore innovativo della legge sul Dopo di noi, per consentire alle persone con disabilità di decidere autonomamente dove, come e con chi vivere la propria vita futura, in maniera gradualmente indipendente dai genitori, in una vera casa e non necessariamente in un istituto o una struttura speciale.
Per concludere, il tema relativo alle imprese sociali, come mi è stato chiesto in introduzione.
Le imprese sociali rappresentano le realtà dinamiche dell’economia che si stanno dirigendo verso un nuovo tipo di lavoro che combina il giusto interesse economico con la missione sociale.
Io penso che il tema relativo alle sfide demografiche del nuovo millennio abbia messo in luce la necessità di adeguare il sistema di welfare, fiore all’occhiello del boom economico post bellico, alle mutate situazioni e bisogni sociali della popolazione europea. Invecchiamento della popolazione, disoccupazione giovanile, crescente fragilità ed allentamento (ahimè) dei legami sociali, conciliazione famiglia-lavoro, precarietà e una sempre più competitiva economia globale sono i connotati della realtà odierna che il sistema di welfare deve imparare a fronteggiare per sostenere le fasce di popolazione più vulnerabili.
Ormai è sempre più comune il pericolo di cadere in diverse e nuove forme di povertà da cui risulta difficile uscire senza il sostegno di una rete. Ecco, è qui che l’impresa sociale ha raccolto la sfida e sta plasmando un modo di produrre valore aggiunto da cui traggono beneficio tutti i soggetti presenti sul territorio, grazie alla sua capacità di mettere in connessione bisogni e soggetti, facendo appunto rete. La rigenerazione delle politiche sociali e del sistema di welfare ha mostrato come alla sua base ci sia l’interazione delle sfere pubblico-istituzionale, commerciale e della società civile, nell’ottica della sussidiarietà circolare che rende permanente e solido l’impegno delle parti. Il modello è facilmente replicabile e si riscontra la capacità di creare coesione sociale, diffondere e ampliare i processi di innovazione; in ottica sistemica favorisce la competitività dei territori e rappresenta un fattore di resilienza ai momenti di criticità socio-economica, vista la capacità di incontrare i bisogni delle politiche pubbliche prestando servizi di pubblica utilità.
Ecco quindi che torniamo all’inizio e cioè al lavoro che avete svolto voi qui a Cà Santino, bello, prezioso, proficuo, importantissimo. Quello dei 20 anni è un bel traguardo, ma questo primo bilancio di attività per voi non è altro che uno step, una tappa di passaggio perché avete molte idee e tanta voglia di realizzarle e quindi guardate sempre avanti.
Sono venuta qui diverse volte e quando mi avete raccontato i vostri progetti in voi è sempre apparsa una grande voglia di fare, vi ho sempre letto negli occhi una passione vera, e sappiamo quanta ne serve in questo delicato settore di attività per far si che le cose funzionino bene in modo tale da avere risultati e benefici, in primis per gli utenti che da voi si rivolgono.
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