A Bologna alla seconda Giornata Europea di Amicizia con il Popolo Saharawi

In questi giorni, come ogni anno dal 1999, i nostri territori ospitano le bambine e i bambini del Saharawi: proprio oggi, a Bologna, abbiamo celebrato la 𝐆𝐢𝐨𝐫𝐧𝐚𝐭𝐚 𝐞𝐮𝐫𝐨𝐩𝐞𝐚 𝐝𝐢 𝐀𝐦𝐢𝐜𝐢𝐳𝐢𝐚 𝐜𝐨𝐧 𝐢𝐥 𝐏𝐨𝐩𝐨𝐥𝐨 𝐒𝐚𝐡𝐚𝐫𝐚𝐰𝐢. La Regione Emilia-Romagna e l’Assemblea legislativa Regione Emilia-Romagna cercano sempre di essere il più vicino possibile alla causa delle popolazioni del Sahrawi e anche oggi abbiamo cercato di tenere alta l’attenzione sulla loro condizione assieme a Fatma Mahfud, rappresentante del Popolo Saharawi in Italia, a Omar Mansur, a Caterina Lusuardi di Rete Saharawi, ad AICCRE, ANCI Emilia-Romagna e Alma Mater Studiorum – Università di Bologna.
Il mio intervento di saluto

A nome mio e dell’Assemblea legislativa della regione Emilia-Romagna voglio ringraziare per l’invito e soprattutto dare il benvenuto a tutti i presenti a questa seconda giornata europea di amicizia con il popolo Saharawi.

Lo faccio anche per conto del presidente della regione Stefano Bonaccini che non può essere presente e che mi ha chiesto di intervenire anche a suo nome.

Lo scorso anno partecipai alla bellissima giornata di Firenze; quest’anno sono orgogliosa che questo appuntamento si svolga nella nostra regione, in questo magnifico luogo che è Cappella Farnese.

Prima di fare qualche riflessione mi si consenta di ringraziare e salutare affettuosamente Fatima Mahfud, rappresentante del Fronte Polisario in Italia, che segue tutte queste attività con passione e dedizione, ed anche Caterina Lusuardi, presidente della ‘Rete Sahrawi’, che ha fatto si che dal punto di vista organizzativo venisse organizzata questa seconda giornata europea di amicizia con il popolo Saharawi.

L’impegno a fianco del popolo Saharawi del Sahara occidentale è uno dei più consolidati, radicati nel tempo e sentiti fra quelli di cooperazione e solidarietà internazionale della Regione Emilia-Romagna.

Dal 1999 si susseguono le iniziative promosse e sostenute dalla Giunta regionale e dall’Assemblea legislativa, che, con l’intergruppo di Amicizia con il popolo Saharawi ha approvato numerosi atti di indirizzo politico.

In data 22/03/2021 l’Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna ha istituito l’Intergruppo di amicizia con il Popolo Saharawi per la legislatura 2020-2025.

L’istituzione del citato Intergruppo, in attuazione dell’“Obiettivo strategico” di valorizzare il ruolo internazionale dell’Assemblea legislativa (delibera dell’Ufficio di Presidenza n. 37/2020), vuole garantire continuità rispetto alle esperienze delle precedenti Legislature e rinnovare l’impegno dell’Assemblea legislativa per la tutela dei diritti umani e del diritto all’autodeterminazione del Popolo Saharawi. Inoltre, l’istituzione dell’Intergruppo medesimo risulta coerente con l’art. 11 dello Statuto regionale, nonché – più in generale – con le attività istituzionali realizzate dalla Regione ai sensi della legge regionale 12/2002 recante “Interventi regionali per la cooperazione con i Paesi in via di sviluppo e i Paesi in via di transizione, la solidarietà internazionale e la promozione di una cultura di pace”.

L’intergruppo di amicizia con il Popolo saharawi è la sede naturale per la programmazione di iniziative politiche da realizzare in Emilia-Romagna o a livello nazionale, per l’organizzazione delle missioni istituzionali nei campi profughi saharawi, per l’annuale progetto di accoglienza dei bambini saharawi nella nostra regione, per la condivisione e redazione di risoluzioni e ordini del giorno dell’Assemblea Legislativa regionale, nonché per tutte le attività conoscitive e di sensibilizzazione sulla “causa saharawi”, sul rispetto dei diritti umani nel Sahara Occidentale, ecc.

Il legame di amicizia con il popolo del deserto, da 40 anni in attesa di un referendum per la propria indipendenza, è ancora precedente e nasce sul territorio emiliano-romagnolo dove sono numerosi gli enti locali, le associazioni e i gruppi di privati cittadini che in questi anni si sono attivati con iniziative di aiuto e ospitalità. 

Negli ultimi 15 anni l’Assemblea legislativa ha più volte manifestato la sua vicinanza ai Saharawi in atti formali di indirizzo approvati quasi sempre all’unanimità.

Nelle risoluzioni si rinnova l’impegno di solidarietà ed è ricorrente l’appello affinché sia adottata ogni iniziativa utile a favorire la ripresa dei negoziati diretti, sotto l’egida delle Nazioni Unite, tra Regno del Marocco e Fronte Polisario, con l’obiettivo di giungere nel più breve tempo possibile a una soluzione che rispetti il diritto all’autodeterminazione del popolo Saharawi, così come delineato in numerose risoluzioni delle Nazioni Unite.

Abbiamo sempre espresso adesione rispetto alle iniziative di sostegno al Popolo Saharawi, anche promosse da associazioni, organizzazioni e altri soggetti appartenenti al Tavolo-Paese Saharawi, finalizzate a mantenere attiva l’attenzione rispetto alla crisi umanitaria del Sahara Occidentale.

E infine abbiamo condannato ogni azione e proclama che si pongano in contrasto con l’affermazione e con il riconoscimento dei diritti umani e del legittimo diritto all’autodeterminazione del Popolo Saharawi, come tutelati dalle Carte e dai Trattati internazionali nonché dalla giurisprudenza delle Corti sovranazionali.

Non entro nel merito dei progetti finanziati e relativi alla Cooperazione perché lo farà nel dettaglio l’assessora Barbara Lori.

Mi limito a dire che la strada scelta dalla regione Emilia-Romagna è sempre stata improntata alla preferenza per progetti concreti e tangibili: sanità, scuola, sport, formazione al lavoro, sicurezza alimentare, tanti per citare alcuni settori di intervento.

Ogni anno dal 1999 (con eccezione di quelli caratterizzati dalla pandemia Covid), con l’arrivo dell’estate, è ormai consuetudine in Emilia-Romagna dare ospitalità, per circa due mesi, a numerose decine di bambini Saharawi.

Lontani dal deserto, nel periodo più caldo e critico dell’anno, i piccoli trovano accoglienza in famiglie o in strutture gestite da associazioni e comuni nelle Province di Bologna, Ferrara, Modena, Parma, Reggio Emilia e Rimini.

L’acqua che scorre da un rubinetto, le onde del mare, l’erba morbida di un prato dove poter dare calci ad un pallone, il sapore di una fetta di anguria. Per molti di loro, si tratta della prima esperienza al di fuori dei campi profughi in Algeria dove sabbia, polvere e vento sono inevitabili compagni e la temperatura nei mesi estivi può raggiungere picchi di 50 gradi.

Il progetto annuale si inserisce nell’ambito della Campagna nazionale di accoglienza di bambini Saharawi per lenire i loro disagi dovuti al caldo eccessivo nel deserto di Tindouf. Le spese di ospitalità comprensiva di una vacanza al mare sono a carico delle associazioni regionali di solidarietà che organizzano iniziative lungo tutto l’arco dell’anno per raccogliere fondi da destinare all’accoglienza e anche ad aiuti umanitari da inviare nei campi profughi.

I bambini in arrivo sono anche chiamati “piccoli ambasciatori di pace” perché durante il loro soggiorno, vengono realizzate numerose iniziative sul territorio regionale, ad esempio incontri, mostre fotografiche, cene di solidarietà, attività ludiche, volte a sensibilizzare la popolazione sulla causa Saharawi e sulla loro pacifica lotta per il diritto internazionale.

In tale contesto è ormai un appuntamento fisso la visita in Assemblea legislativa accolti dai consiglieri regionali che partecipano all’Intergruppo di amicizia con il popolo Saharawi.

Dopo gli anni di interruzione causa Covid stiamo programmando proprio in questi giorni la visita che avverrà a cavallo tra luglio e agosto.

Il periodo di permanenza dei bambini in Emilia-Romagna è anche un importante momento per effettuare alcuni controlli sanitari e visite specialistiche che consentono, in considerazione del luogo di provenienza, una valutazione del loro stato di salute e interventi correttivi, quando è possibile.

La Regione garantisce l’iscrizione al Servizio sanitario regionale, la visita pediatrica completa, esami clinici e di laboratorio, eventuali altre prestazioni sanitarie se necessarie, l’assistenza primaria attraverso l’individuazione di pediatra di riferimento all’interno dell’Azienda USL di dimora.

Nella sua recente visita alla sottoscritta, il ministro della Salute della Repubblica Araba Saharawi democratica, Salek Baba Hassena, mi ha raccontato che dopo la pandemia la nostra situazione nei campi profughi è peggiorata. Gli accampamenti dove vivono i rifugiati sono già di per sé precari, così come le stesse strutture sanitarie costruite nel deserto. C’è stata anche una riduzione degli aiuti umanitari rispetto agli scorsi anni, dovuta al conflitto con il Marocco cominciato nel mese di novembre 2020 che continua a interessare le parti senza che si veda all’orizzonte uno spiraglio per un accordo di pace.

Sappiamo che gli ultimi tre anni sono stati molto duri, con una diminuzione importante degli aiuti umanitari, dovuta anche al blocco dei trasporti causati dalla pandemia Covid che ha colpito il paese.

Io credo che occorra ribadire con forza una sola cosa: in questo contesto il Marocco deve accettare l’unico accordo condiviso dalle due parti in conflitto, quello controfirmato da Onu e Unione africana, senza continuare con la falsa proposta di un piano di autonomia di quei territori colonizzati illegalmente.

L’unica soluzione pacifica è la piena applicazione della missione Minurso (missione di pace delle Nazioni Unite nel Sahara Occidentale): l’organizzazione di un referendum libero ed equo, sotto l’egida dell’Onu, che permetterebbe al popolo saharawi di esercitare il suo diritto inalienabile all’autodeterminazione.

Vi auguro buon lavoro e vi ringrazio nuovamente per questo invito e per aver scelto l’Emilia-Romagna per questa importante giornata.

Grazie

 

 

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *