A Ferrara per l’inaugurazione dell’anno accademico con il Presidente Mattarella

Oggi al Teatro Comunale di Ferrara per l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Ferrara, nobilitata dall’intervento del nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
IL SUO INTERVENTO

Con il permesso della Rettrice, vorrei rivolgere un saluto a tutti i presenti, ringraziandola per l’invito a essere presente in questa occasione.

Rivolgo un saluto di grande cordialità al Ministro, al Presidente della Regione, al Sindaco e ai suoi concittadini, al Presidente della Provincia, ai Sindaci degli altri Comuni presenti, ai Rettori di altri Atenei, al Presidente del Consiglio studentesco, al Presidente del Consiglio del personale.

Un saluto particolare al Corpo accademico, a tutto il personale amministrativo-tecnico, e agli studenti e alle studentesse, che sono il centro e la misura della vita di ogni Ateneo.

Ringrazio la Rettrice per la sua relazione che ha fatto stato della condizione dell’Ateneo. Ha ricordato la crescita, lo sviluppo dell’Ateneo sotto diversi profili: quello dell’insegnamento, della ricerca, dell’organizzazione, della cura, del rafforzamento della struttura amministrativa del personale, delle iniziative per la condizione studentesca.

Ma la ringrazio molto per due considerazioni, fra le tante interessanti che ha fatto: quella sull’attenzione alla dimensione internazionale e quella sulla vocazione dell’Università a trasmettere conoscenza, ma soprattutto a far sviluppare coscienza critica e coscienza civile.

Questo si inserisce e richiama a quello che mi è parso – ed è, chiaramente – il tema dell’incontro di questa mattina, cioè il ruolo delle Università nel mondo che cambia, per mutuare le parole del Professor Bianchi.

In questo si è collocato l’interessante intervento del Ministro, che ringrazio, con le parole – che ha ricordato – di Pico della Mirandola, con la sottolineatura – che vorrei riprendere anch’io – sull’importanza di un Erasmus interno, di una circolarità e di uno scambio di esperienze tra studenti dei nostri Atenei.

Sarebbe singolare che, di fronte al successo crescente, alla grande importanza di Erasmus in sede europea, vi fosse una chiusura tra i nostri Atenei, nelle forme possibili. Così come è importante, per i nostri Atenei, la circolarità e il movimento dei docenti, che è sempre stata occasione di crescita culturale e scientifica per le nostre Università.

Di questo versante, quello del ruolo degli Atenei nel mondo che cambia, il Professor Bianchi ci ha dato poc’anzi una quantità di sollecitazioni e di esortazioni a riflettere. Ci ha fatto comprendere che il mondo cambia velocemente.

È molto cambiato, in realtà. Il mondo di oggi non è più quello che vi era quaranta, cinquant’anni fa.

Vorrei dire alle studentesse e agli studenti che quando ero al loro posto, oltre sessant’anni fa, il mondo era realmente, totalmente differente.

Questo richiede riflessioni.

Vorrei riprendere il dato che ha sottolineato il Professor Patrizio Bianchi, quello delle tendenze demografiche, accoppiato a quello della distribuzione della ricchezza nel mondo.

Vi sono elementi di profonda diversità nelle varie zone del mondo. Queste differenze, un tempo, venivano assorbite all’interno dei territori locali, in sede locale, in ampie, grandi regioni, ma dentro ciascun continente, separatamente in ogni continente.

Non è più così, perché il mondo è diventato un’unica comunità, sempre più stretta, interconnessa, sempre più raccolta al proprio interno.

Al tempo di Copernico – che è stato ampiamente ricordato come studente di questa Università – questa condizione di comunità sopra i confini e di ogni parte nel mondo allora conosciuto e frequentato – l’Europa – era propria soltanto dei clerici vagantes, degli studenti e dei docenti che giravano fra le prime e poche Università, dopo l’anno Mille, per riprendere a intessere fili di cultura comune.

Adesso ha questa condizione globale.

Anche per questo la Rettrice ha prima ricordato le lotte e le sofferenze delle donne in Afghanistan e in Iran.

Non è un pensiero a Paesi diversi, lontani. È una sottolineatura della mancanza di libertà e di diritti di persone che appartengono alla nostra stessa comunità: la comunità mondiale, sempre più stretta, sempre più intensamente correlata al proprio interno.

Oggi, muoversi da una parte all’altra del mondo è facile.

Conoscere le condizioni in cui si vive in ogni parte del mondo, da qualunque posto, è altrettanto facile.

Conoscere le condizioni di benessere, ovunque, è abbastanza facile.

Entrare in relazione immediata, in tempo reale, con gli interlocutori o con le condizioni di ogni altra parte, anche di continenti un tempo lontani, è altrettanto facile.

Questo rende il mondo assolutamente una comunità unica.

E di questo va preso atto. Perché allora quelle differenze di tendenze demografiche e di distribuzione di benessere e di ricchezza non si esauriscono assorbendosi dentro l’ambito locale, ma hanno contraccolpi inevitabili in ogni parte del mondo. E lo registriamo, ogni giorno.

Se pensiamo che tra venti, trent’anni l’Africa avrà una popolazione che sarà tre-quattro volte quella dell’intera Europa, ci rendiamo conto di come questi siano gli scenari che vanno affrontati.

Sono scenari totalmente nuovi, che richiedono un impegno di studio, di applicazione, di iniziative totalmente nuovo. È una condizione che richiede davvero un approfondimento che non sempre registriamo.

Nel nostro mondo queste condizioni di mutamento sono alle volte avvertite come estranee, come lontane.

Ecco, questo fa comprendere perché l’ONU – come ha poc’anzi ricordato il Professor Bianchi – abbia esortato a riformulare l’educazione, l’istruzione, per rendere il mondo adeguato alle sue condizioni attuali.

Per questo vi è un’esigenza di approfondimento che compete alla dimensione scientifica, a quella educativa.

Il Professor Bianchi ha sostanzialmente invitato le Università a farsi carico di questo approfondimento.

Questa esortazione vorrei farla mia. Vorrei associarmi a questa esortazione.

Non è la prima volta che accade nella storia.

All’epoca di Copernico c’era già una comunanza di approfondimento e di studio, come abbiamo ricordato prima.

Basti pensare che qui, in questo Ateneo, tra Copernico-polacco e Paracelso-svizzero vi era una commistione, una messa in comune di saperi che ha posto le basi dell’Europa, che è stato il crogiolo in cui si è formata l’Europa e la sua cultura.

Questo ruolo dell’Università non è più soltanto, in questo nostro oggi, dovuto all’Europa, al nostro continente. È un’esigenza globale.

In tutto il mondo, le Università sono chiamate a elaborare riflessioni adeguate alle condizioni che abbiamo, ai mutamenti che vi sono, agli scenari nuovi. Scenari che fanno comprendere come siano fuori dal tempo e dalla storia comportamenti da potenza dei secoli scorsi, che conducono a guerre di aggressione per annettere territori, o a competizioni accanite su aspetti marginali.

Sono questi gli aspetti rilevanti che contrassegneranno il mondo futuro.

Su questo il mondo è chiamato a riflettere.

E a far da avanguardia in questa riflessione devono essere le Università.

Gli Atenei hanno questa vocazione, questo ruolo, che poc’anzi il Professor Patrizio Bianchi ricordava. Questa vocazione, questa missione di riflettere per approfondire scenari e indicare percorsi con cui affrontarli.

Questo è il mondo che hanno i giovani di fronte. Questo è il mondo che le Università devono aiutarli a interpretare e a governare.

In questo clima e su queste considerazioni si basa, con grande forza e grande vicinanza, l’augurio di buon Anno accademico.

A Casteldelci a una iniziativa sui temi del paesaggio e dell’ambiente

Grazie al comitato Crinali Bene Comune per questa mattinata di confronto importante a Casteldelci per l’𝐔𝐬𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐬𝐮𝐨𝐥𝐨, 𝐭𝐮𝐭𝐞𝐥𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐩𝐚𝐞𝐬𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨 𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐚𝐦𝐛𝐢𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐧𝐞𝐥 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐭𝐫𝐚𝐧𝐬𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐞𝐧𝐞𝐫𝐠𝐞𝐭𝐢𝐜𝐚 𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐫𝐢𝐝𝐮𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐮𝐦𝐢: abbiamo l’impegno di tenere unita la nostra comunità, di dialogare e lavorare per superare le frammentazioni e unire periferie e centro dei nostri territori mentre affrontiamo la transizione energetica
Questo percorso deve abbracciare interventi importante come quelli che stanno interessando i comuni della Valmarecchia su cui siamo molto attenti: 𝐬𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐚𝐫𝐢 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐑𝐞𝐠𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐄𝐦𝐢𝐥𝐢𝐚-𝐑𝐨𝐦𝐚𝐠𝐧𝐚 𝐚𝐥 𝐩𝐚𝐫𝐜𝐨 𝐞𝐨𝐥𝐢𝐜𝐨 𝐬𝐮𝐥 𝐌𝐨𝐧𝐭𝐞 𝐋𝐨𝐠𝐠𝐢𝐨, a poca distanza dal centro del Comune di Casteldelci per le evidenti criticità sotto il profilo paesistico.

A Casteldelci alla commemorazione dell’eccidio di Fragheto, avvenuto nel 1944

Il Comune di Casteldelci e tutte le istituzioni del territorio della Provincia di Rimini 𝐧𝐨𝐧 𝐝𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢𝐜𝐚𝐧𝐨.
Per il 79esimo anniversario della strage di Fragheto, che vide il 7 aprile del 1944 le truppe nazifasciste uccidere 30 residenti, tra cui bambini, anziani e 15 partigiani catturati in zona, ci siamo riuniti per commemorare le vittime dell’eccidio.
Grazie all‘ANPI Sezione Rimini e all‘𝐀𝐬𝐬𝐨𝐜𝐢𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐈𝐥 𝐁𝐨𝐫𝐠𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐏𝐚𝐜𝐞 – 𝐅𝐫𝐚𝐠𝐡𝐞𝐭𝐨 per l’attività di sensibilizzazione che compie costantemente contro guerre e violenza e a favore della Pace.
La nostra Assemblea legislativa Regione Emilia-Romagna continua e continuerà a sostenere i progetti per la Memoria realizzati insieme ai nostri territori e le collaborazioni con gli Istituti storici delle nostre province per organizzare viaggi della memoria per i nostri studenti.
𝐑𝐢𝐜𝐨𝐫𝐝𝐚𝐫𝐞 𝐞̀ 𝐮𝐧 𝐝𝐨𝐯𝐞𝐫𝐞 𝐦𝐨𝐫𝐚𝐥𝐞 𝐞 𝐜𝐢𝐯𝐢𝐥𝐞: 𝐝𝐨𝐛𝐛𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐥𝐚 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐚 𝐥𝐢𝐛𝐞𝐫𝐭𝐚̀ 𝐞 𝐝𝐞𝐦𝐨𝐜𝐫𝐚𝐳𝐢𝐚 𝐚𝐢 𝐭𝐚𝐧𝐭𝐢 𝐜𝐡𝐞 𝐡𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐟𝐚𝐭𝐭𝐨 𝐫𝐞𝐬𝐢𝐬𝐭𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐞 𝐡𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐬𝐚𝐜𝐫𝐢𝐟𝐢𝐜𝐚𝐭𝐨 𝐥𝐞 𝐩𝐫𝐨𝐩𝐫𝐢𝐞 𝐯𝐢𝐭𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐨𝐩𝐩𝐨𝐫𝐬𝐢 𝐚𝐥 𝐧𝐚𝐳𝐢𝐟𝐚𝐬𝐜𝐢𝐬𝐦𝐨.
IL MIO INTERVENTO

Ringrazio il Sindaco Tonielli per l’invito alla commemorazione di oggi.

Il saluto che porto a nome dell’Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna è rivolto oltre che a lui a tutte le autorità politiche, religiose e militari e civili presenti, oltre che alle associazioni, ai ragazzi delle scuole e ai singoli cittadini.

E’ nostro dovere quello di ricordare fatti drammatici e atroci come quello accaduto qui a Fragheto esattamente 79 anni fa. E come questo ahimè, tanti altri avvenuti nella nostra regione e non solo.

Quello di Marzabotto per citare l’esempio forse più conosciuto; quello di Tavolicci, per rimanere qui in zona. O quello di Sant’Anna di Stazzema, nella vicina Toscana. Tutti avvenuti in quel terribile 1944 da parte dei nazifascisti.

Una delle armi della strategia nazifascista era proprio la guerra ai civili, al fine di impedire loro di aiutare chi si era ribellato ad un regime dittatoriale, quello fascista di Mussolini, che si perpetrava da troppi anni e nel corso dei quali aveva sempre stretto accordi con quel regime pazzo e sanguinario che era il nazismo di Hitler.

L’azione della furia nazifascista non si concluse in quella giornata ma si trasferì il giorno successivo a Ponte Carattoni, comune di Verucchio, oggi dedicato ai Nove Martiri fucilati pe mano nazifascista l’otto aprile 1944. Il frutto dell’azione iniziato il giorno precedente porta alla cattura di otto prigionieri: questi saranno condotti sul greto del fiume Senatello e lì fucilati.

C’è stato poi il processo  qualche anno fa, a tanti anni di distanza dai fatti, e purtroppo si è concluso con un nulla di fatto giudiziario.

E allora possiamo forse augurarci di trovare la pace per noi e per una comunità dilaniata allargando l’orizzonte del nostro sguardo e collegando quell’episodio alla storia di un intero paese in guerra, di gente che a vent’anni ha messo a repentaglio la propria vita con un’idea di libertà in testa.

E noi abbiamo il dovere morale di ricordare quelle persone, perché anche grazie al loro sacrificio oggi possiamo dire di vivere in democrazia e in libertà.

Voglio cogliere questa occasione anche per fare i complimenti e ringraziare l’associazione ‘Il Borgo della Pace’, per l’attività che propone, tutta indirizzata a tenere viva la memoria. E’ quello che serve oggi.

Anzi soprattutto oggi, nel vedere ciò che sta accadendo in Ucraina, alle porte dell’Europa, vicino a noi. Cose che nel 2023 non avremmo mai più pensato di poter vedere nel continente che nell’ultimo secolo è stato già teatro di due conflitti mondiali.

Eppure succede.

Dicevo prima della Memoria e del perché sia importante lavorarci.

L’Assemblea legislativa contribuisce alle iniziative sulla Storia e la Memoria del Novecento con diverse attività e progetti che coinvolgono scuole, enti locali, associazioni e organizzazioni del territorio. In particolare, l’Istituzione regionale promuove la realizzazione di percorsi per le scuole, laboratori digitali e altre occasioni di studio, formazione e riflessione per favorire nei giovani la conoscenza degli eventi che hanno caratterizzato l’ultimo secolo di storia in Italia e in Europa. L’obiettivo è di sviluppare una maggiore consapevolezza sui diritti di cittadinanza e contribuire allo sviluppo di forme, strumenti e processi di democrazia partecipativa, di cittadinanza attiva e di cultura europea.

Inoltre da tempo il consiglio regionale collabora con la rete degli Istituti storici provinciali alla realizzazione dei progetti relativi ai “Viaggi della Memoria”, i viaggi di istruzione per le scuole negli ex campi di concentramento e sterminio. L’iniziativa è rivolta ai docenti e agli studenti delle scuole superiori del territorio. Consente ogni anno a centinaia di giovani di venire a contatto con i Luoghi della Memoria del Novecento a livello regionale, nazionale ed internazionale.

Ci siamo purtroppo dovuti fermare nei due anni caratterizzati dalla pandemia ma adesso i progetti sono ripartiti, con grande soddisfazione nostra e del mondo scolastico.

E su questo solco intendiamo continuare a lavorare anche nei prossimi anni.

 

A Bologna a un’iniziativa di ‘Pandora Rivista’ sul tema dell’economia sociale

A Palazzo d’Accursio a Bologna ci siamo confrontati grazie a Pandora Rivista su come l’economia sociale possa diventare un nuovo paradigma di sviluppo armonico, sostenibile, includente.
Lo abbiamo fatto assieme a Giacomo Bottos,
all’economista Stefano Zamagni, al sindaco di Bologna Matteo Lepore, alla ricercatrice Ires Emilia Romagna e responsabile del Piano per l’economia sociale della Città metropolitana Daniela Freddi, al presidente del CAAB Marco Marcatili, a Daniele Ravaglia dell’Alleanza delle Cooperative italiane di Bologna, ad Andrea Massari Sindaco di Fidenza e presidente UPI Emilia-Romagna e a Simone Fabbri di Legacoop Bologna.
È da questi confronti tra attori sociali che si gettano le basi per la costruzione di un modello economico in grado di rispondere maggiormente ai bisogni sociali e alle questioni poste dalle transizioni che stiamo affrontando come comunità.
IL MIO INTERVENTO

Ringrazio UPI e la Rivista Pandora per aver organizzato con l’Assemblea legislativa questa occasione di approfondimento e confronto sul tema dell’economia sociale, tema così attuale e importante, e ringrazio i relatori e le relatrici che hanno accettato l’invito a partecipare all’evento contribuendo così ad arricchire la riflessione su questa componente molto rilevante della nostra economia e della nostra società.

Un’economia sociale attiva e capillare rappresenta una straordinaria opportunità di sviluppo e dà forma all’obiettivo ideale di una crescita etica, sostenibile, partecipata e condivisa di cui tutta la collettività può beneficiare, in modo diretto, attraverso i servizi che vengono erogati e che sono quasi sempre risposte tempestive a bisogni molto concreti dei territori, arrivando spesso prima e meglio laddove il soggetto pubblico arranca per le note ragioni: tempi lunghi, risorse umane limitate, un apparato di leggi e regolamenti che stringe la macchina amministrativa dentro limiti inderogabili; ma l’aspetto che vorrei mettere in luce è anche l’impatto indiretto, difficile da quantificare in una statistica, eppure così intenso e così reale. Gli Enti del Terzo settore possono avere molte forme giuridiche (associazioni, cooperative, fondazioni ecc.), ma hanno tutti caratteristiche precise: il primato della persona, la finalità sociale davanti al profitto, la maggior parte degli utili reinvestiti e una governance democratica e partecipativa. Sono tutti aspetti che favoriscono e alimentano quella rete sottile – fatta di rapporti umani, relazioni che si creano per lavorare verso obiettivi comuni, scelte discusse nel rispetto degli altri, idee e mezzi condivisi – che costituisce una linfa vitale per la nostra società democratica e valorizza l’impegno di cittadine e cittadini consapevoli e attenti al bene comune. L’economia sociale contribuisce allo sviluppo di un tessuto sano e vivace e tale condizione è forse la migliore prevenzione contro la diffusione di degrado e illegalità, nonché la cornice ideale per favorire l’affermazione di principi e diritti.

Proprio da queste premesse ha preso le mosse alla fine del 2021 l’iniziativa della Commissione europea di lanciare un piano d’azione per l’economia sociale, con l’obiettivo di creare un quadro adeguato per la crescita di un’economia al servizio delle persone e dare concretamente seguito al Pilastro europeo dei diritti sociali.

Sono molte le sfide da affrontare che la Commissione europea mette in luce per lo sviluppo di contesti politici e giuridici adeguati: la natura intersettoriale degli ambiti interessati – cultura, sport, assistenza, ambiente ecc –, un quadro fiscale complesso, le diverse tipologie che rientrano nella definizione di “imprese sociali”, bassa livello di accesso ai finanziamenti, scarsi dati e informazioni quantitative e qualitative.

Partendo dalla considerazione che i soggetti dell’economia sociale sono fortemente radicati a livello locale e che nella maggior parte dei casi hanno l’obiettivo di servire le comunità in cui si trovano, Regioni e enti locali possono giocare un ruolo molto importante nello sviluppo di ecosistemi utili alla crescita dell’economia sociale. Questo obiettivo assume una forza ancora maggiore se consideriamo che le imprese del Terzo settore vedono una presenza molto alta di imprenditrici donne, rispetto ad altri settori. Inoltre, le giovani generazioni, che si stanno dimostrando molto sensibili ad un’idea di sviluppo sostenibile, potrebbero essere interessate alle opportunità connesse all’economia sociale.

Sono temi a me molto cari e ritengo che siano fattori importanti, che vanno tenuti in considerazione quando ci si confronta sulle scelte da compiere in prospettiva e sulle politiche su cui investire per il futuro.

A luglio 2022, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che concorda con gli obiettivi della Commissione e, tra le altre cose, esorta le autorità regionali e locali a integrare la dimensione dell’economia sociale nelle loro politiche e nei loro programmi.

In Italia, dove le formazioni associative trovano piena legittimità nell’art. 118 della Costituzione che introduce il principio di sussidiarietà, cosiddetta “orizzontale”, per lo svolgimento delle attività di interesse generale, la cornice generale è stata definita dal decreto legislativo n. 117 del 2017, “Codice del Terzo settore” e dai successivi decreti attuativi che hanno quasi completato il quadro legislativo. Uno degli interventi più importanti è stato l’introduzione, nel 2020, del molto discusso “Registro unico nazionale del terzo settore (RUNTS)” che comprende tutti  quei soggetti Organizzazioni di volontariato, le Associazioni di promozione sociale (APS), gli enti filantropici, le fondazioni e tutte le altre  fattispecie di Enti del terzo settore (ETS) previste dall’art. 1 del Decreto legislativo 117/2017. Il RUNTS è stato molto criticato per la complicata procedura di iscrizione che, nonostante risponda ad esigenze di trasparenza e legalità, è considerata da una parte degli enti del terzo settore come un eccesso di burocrazia imposta.

In questo quadro europeo e nazionale, la Regione Emilia-Romagna sta facendo la sua parte per valorizzare e promuovere il Terzo settore a partire dal Patto per il lavoro e per il clima, un progetto condiviso, sottoscritto a dicembre 2020 con tutte le componenti della società emiliano-romagnola e quindi anche con il terzo settore e le associazioni di volontariato, per il rilancio dell’economia regionale attraverso uno sviluppo sostenibile per l’ambiente, l’economia e la società, nell’ottica di contribuire agli obiettivi dell’Agenda 2030.

Tra le iniziative più recenti, a livello regionale, per dare forza e valore alle imprese sociali, ricordo che proprio in questi giorni l’Assemblea legislativa sta esaminando il progetto di legge 6087 di iniziativa consigliare: “Norme per la promozione ed il sostegno del terzo settore, dell’amministrazione condivisa e della cittadinanza attiva” che vede come primo firmatario il consigliere Amico e relatrice di maggioranza la consigliera Maletti.

Lunedì 13, in IV Commissione assembleare “Politiche per la salute e politiche sociali”, si è svolta l’audizione dei principali portatori di interesse che hanno dato il loro prezioso contributo al dibattito e ieri (27 marzo) la IV Commissione ha licenziato il testo che ora passa in Aula per l’approvazione definitiva.

Il progetto di legge, che ha visto l’apporto significativo di ANCI e la stretta collaborazione di Giunta e Assemblea, è anche il frutto di un’ampissima attività di confronto che i consiglieri promotori dell’iniziativa hanno svolto, attraverso più di cento incontri con i territori e con i portatori di interesse. Questa iniziativa legislativa dà attuazione alla riforma del Terzo settore realizzata con il decreto legislativo n. 117/2017, e ha l’obiettivo di dare a livello regionale una legislazione organica in materia, senza introdurre ulteriori appesantimenti burocratici.

Ma è anche un testo ambizioso che tiene conto della complessità della nostra società attuale e mira a valorizzare ogni forma di attivismo civico, attraverso diversi strumenti, – introducendone di nuovi e rafforzandone alcuni già esistenti – tutti tesi a dare ancora maggiore centralità al Terzo settore.

Tra questi cito il “Consiglio regionale del Terzo settore”, luogo di confronto e concertazione degli Enti del Terzo settore con la Giunta regionale, l’“Osservatorio regionale del Terzo settore” che svolge un ruolo conoscitivo, raccoglie informazioni e conduce analisi e approfondimenti,

l’“Assemblea del Terzo settore”, in cui viene presentato il rapporto annuale predisposto dalla Giunta sulla base dell’elaborazioni dell’Osservatorio.

Il Titolo III del progetto di legge è dedicato ai “Rapporti degli enti pubblici con gli Enti del Terzo settore  nell’ambito dell’amministrazione condivisa” che trova il suo caposaldo nella collaborazione per il perseguimento di obiettivi condivisi tra amministrazioni pubbliche ed ETS sulla base di principi comuni: miglioramento della qualità della vita delle persone; non appesantimento del procedimento; accessibilità, equità e qualità dei servizi erogati; la valutazione d’impatto, in alcuni casi; programmazione e pianificazione ed infine tutela dei diritti di lavoratori, soci lavoratori e volontari.

In Emilia-Romagna, stando ai dati ISTAT relativi 2020, ci sono 27.658 istituzioni non profit che operano prevalentemente nel settore delle attività culturali/ricreative e delle attività sportive, ma anche nel settore dell’istruzione e della ricerca, della sanità e dell’ambiente. In totale occupano 82.291 dipendenti e coinvolgono centinaia di migliaia di volontari. Dati molto significativi che danno un’idea di quanto queste realtà siano ricche e diffuse e di quanto sia importante dotarsi di tutti gli strumenti possibili affinché possano esprimere al meglio le loro potenzialità.

Da questo punto di vista ho il piacere di portare anche l’esperienza diretta dell’Assemblea legislativa che ho l’onore di presiedere.

Ricordo, ad esempio, il protocollo d’intesa con gli Istituti storici provinciali con i quali collaboriamo fin dal 2013 e che ha favorito in 10 anni di attività il grande successo del bando Viaggi della Memoria e viaggi attraverso l’Europa. Ogni anno migliaia di ragazze e i ragazzi delle scuole dell’Emilia-Romagna partecipano a progetti dedicati alla Memoria, alla Pace, alla cittadinanza attiva e alla storia dell’integrazione europea, in linea con le finalità delle leggi regionali n. 3 del 2016 “Memoria del Novecento” e n. 16 del 2008 “Partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla formazione e attuazione delle politiche e del diritto dell’Unione europea”.

La Pandemia non ha fermato questo bellissimo percorso che è proseguito anche nel 2021 con la realizzazione di progetti di “viaggi virtuali” che hanno permesso di tenere viva e forte l’attenzione sui temi della Memoria e della cittadinanza europea. Finita l’emergenza pandemica e ripresi i viaggi in presenza, l’Assemblea ha stanziato più di 800 mila euro per l’edizione 2022 che è quella in corso. Scelte che ci hanno ripagato con la straordinaria partecipazione di 94 progetti candidati da tutto il territorio regionale. Proprio in questi mesi tantissimi studenti stanno partendo per visitare i luoghi simbolo del ’900 e dell’Europa, dai lager alle foibe, dai Balcani alla Berlino divisa in due dalla Guerra fredda, dalle sedi delle istituzioni dell’Unione europea ai luoghi che hanno segnato le tappe della sua evoluzione.

Sempre più spesso i docenti che seguono l’attuazione dei progetti ci restituiscono il quadro di un’esperienza formativa molto intensa, precisando che non sarebbe stata possibile senza il contributo economico regionale che aiuta le famiglie dei ragazzi a sostenere i costi di questi percorsi. Tutto ciò si concretizza anche grazie e soprattutto al lavoro capillare sui territori e con le scuole degli Istituti storici provinciali che ci supportano con la loro competenza e che colgo l’occasione per ringraziare.

Tra le collaborazioni in tema di storia e memoria ricordo anche quelle con l’Associazione Familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 e l’Associazione dei Parenti delle vittime della strage di Ustica; sul tema della legalità e diritti abbiamo siglato proprio recentemente, il 10 marzo scorso, il “patto della legalità” con l’Associazione Libera Emilia-Romagna per favorire la consapevolezza sulla prevenzione e sul contrasto della criminalità organizzata e promuovere la cultura della legalità attraverso attività divulgative, con particolare attenzione ai più giovani a cui poi è seguita la Settimana della legalità, dal 20 al 25 marzo 2023.

Poi ci sono le moltissime collaborazioni con le realtà associative o altri soggetti della società civile no-profit che svolgono progetti con le scuole sui temi dei diritti, la legalità e la memoria.

La Pandemia di covid-19 e la guerra in Ucraina ci hanno mostrato che la realtà si evolve molto velocemente e i vecchi schemi, secondo i quali viene impostata la risposta su valori e bisogni, non reggono più. Io penso che la politica in questo particolare momento storico abbia un ruolo decisivo per assicurare la tenuta delle nostre democrazie. Occorre interiorizzare l’idea di una realtà molto più “fluida” che in passato e, fermi restando i valori comunitari e della nostra Costituzione, farne lo sfondo sul quale disegnare le nuove strategie e le nuove azioni.

In questo quadro, l’economia sociale ha un potenziale altissimo, per migliorare il presente e costruire il futuro.

In visita al Tata Innovation Center di New York dalla prof. Silvia Ferrari

Ho incontrato la prof. Silvia Ferrari al Tata Innovation Center di New York, un grandissimo coworking sovvenzionato dalla Cornell University.
Silvia, modenese, vive a NYC dal 1993 ed è a capo del LISC: fa parte di quel 30% di donne che in USA sono occupate nel settore STEM – scienza e tecnologia – e si occupa di sviluppo di reti neurali artificiali applicate all’ingegneria aerospaziale. Al LISC si è occupata anche di creare una sezione dove sviluppa progetti in collaborazione con le università italiane, l’Italian Academic Center.
Si è laureata a Princeton e 𝐚 𝟒𝟒 𝐚𝐧𝐧𝐢 𝐞̀ 𝐮𝐧𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐝𝐨𝐧𝐧𝐞 𝐩𝐢𝐮̀ 𝐢𝐧𝐟𝐥𝐮𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐧𝐞𝐥 𝐜𝐚𝐦𝐩𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐫𝐢𝐜𝐞𝐫𝐜𝐚 𝐬𝐜𝐢𝐞𝐧𝐭𝐢𝐟𝐢𝐜𝐚 𝐚𝐩𝐩𝐥𝐢𝐜𝐚𝐭𝐚 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐦𝐞𝐜𝐜𝐚𝐧𝐢𝐜𝐚.
In Italia, secondo il World Economic Forum, 𝐬𝐨𝐥𝐨 𝐥’𝟖,𝟑% 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐝𝐨𝐧𝐧𝐞 𝐞̀ 𝐢𝐦𝐩𝐢𝐞𝐠𝐚𝐭𝐨 𝐧𝐞𝐥 𝐬𝐞𝐭𝐭𝐨𝐫𝐞 𝐬𝐜𝐢𝐞𝐧𝐭𝐢𝐟𝐢𝐜𝐨.
Ecco, 𝐦𝐢 𝐩𝐢𝐚𝐜𝐞𝐫𝐞𝐛𝐛𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐥𝐞 𝐭𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐒𝐢𝐥𝐯𝐢𝐚 𝐢𝐧 𝐠𝐢𝐫𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐢𝐥 𝐦𝐨𝐧𝐝𝐨 𝐚𝐯𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐨 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐥𝐚 𝐩𝐨𝐬𝐬𝐢𝐛𝐢𝐥𝐢𝐭𝐚̀ 𝐝𝐢 𝐭𝐨𝐫𝐧𝐚𝐫𝐞 𝐢𝐧 𝐈𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚 𝐩𝐞𝐫 𝐜𝐨𝐧𝐝𝐮𝐫𝐫𝐞 𝐥𝐞 𝐥𝐨𝐫𝐨 𝐫𝐢𝐜𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞 𝐞 𝐬𝐯𝐢𝐥𝐮𝐩𝐩𝐚𝐫𝐞 𝐥𝐞 𝐥𝐨𝐫𝐨 𝐢𝐝𝐞𝐞. La legge sui talenti approvata in Assemblea legislativa Regione Emilia-Romagna va esattamente in questa direzione, ed è un lavoro che porteremo avanti con forza.

In visita alla pizzeria “Kesté Pizza & Vino” di New York

Durante il covid la pizzeria Kesté Pizza & Vino ha sfornato una media di 82 pizze al giorno per gli ospedali di New York, sostenendo chi era particolarmente in difficoltà in quel momento in maniera totalmente gratuita.
Kesté è una delle realtà di Caputo – Il Mulino di Napoli che dal 1924 propone l’eccellenza italiana in Usa, a partire dall’accademia di pizzaioli. Ho incontrato il capo pizzaiolo Roberto Caporuscio, una vera superstar in America lanciata sulla tv via cavo da Guy Fieri, assieme al ministro Gilberto Picchetto Fratin, all’ex ministro e presidente di Fondazione UniVerde Alfonso Pecoraro Scanio e al direttore del H2CU della Sapienza Università di Roma Lucio Ubertini in occasione della Water Conference 2023 delle United Nations 🚰
Tra l’altro la pizza del mese di aprile di Kesté si chiamerà Emilia-Romagna e sarà dedicata alla nostra regione: squacquerone di Romagna DOP, mix di formaggi con pecorino di fossa, funghi porcini importati e culatello di Zibello DOP 🍕 Quasi quasi torno per assaggiarla…

A Rimini al Congresso nazionale della CGIL al dibattito tra i leader dell’opposizione

La nostra Rimini per il Lavoro.
Il Congresso nazionale di CGIL Confederazione Generale Italiana del Lavoro è il primo passo del Partito Democratico e della segretaria Elly Schlein per confrontarsi con tutte le opposizioni su 𝐮𝐧𝐚 𝐩𝐫𝐨𝐩𝐨𝐬𝐭𝐚 𝐜𝐨𝐦𝐮𝐧𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐥𝐚 𝐥𝐞𝐠𝐠𝐞 𝐬𝐮𝐥 𝐬𝐚𝐥𝐚𝐫𝐢𝐨 𝐦𝐢𝐧𝐢𝐦𝐨: non è più ammissibile che 3 milioni di oneste lavoratrici e lavoratori siano poveri!
Elly Schlein ha tenuto il punto sul tema lavoro. Come riporta Ansa “E’ un piacere essere al congresso nazionale della Cgil. Al centro il tema del lavoro, che è stato anche al centro del dibattito di ieri alla Camera, dove abbiamo voluto ricordare che questo è un Paese in cui il lavoro si è impoverito, reso sempre più frammentato e più precario. Noi ci batteremo per un salario minimo perché sotto una certa soglia davvero non si può parlare di lavoro perché è sfruttamento”, ha detto.  “Ci batteremo perché ci sono più di tre milioni di lavoratori che sono poveri anche se lavorano, per questo mi sono sentita di porre il tema ieri all’attenzione del governo e della presidente Giorgia Meloni: non possiamo più accettare, tanto più in una situazione di alta inflazione e rischio di potere d’acquisto delle famiglie, salari così bassi e contratti così precari. Quindi – aggiunge – accanto al salario minimo la battaglia per la legge sulla rappresentanza che spazzi via i contatti pirata e quella per riuscire a limitare finalmente i contratti a termine che condannano alla precarietà moltissimi giovani e donne di questo Paese”. Alla domanda con chi fare questa battaglia, “abbiamo il piacere oggi di confrontarci. Il salario minimo è uno dei temi su cui tutte le opposizioni in Parlamento hanno presentato mozioni e proposte di legge. Quindi ne discuteremo a breve”, risponde. “C’è una battaglia su cui tutte le opposizioni hanno fatto proposte di legge o mozioni su cui spero e auspico che potremo trovare una direzione unitaria e io sono disponibile subito a ragionare di come cambiare la nostra proposta” per trovarla è quella sul salario minimo, per fissare, “accanto a un rafforzamento della contrattazione collettiva una soglia sotto quale si dice che non è lavoro ma sfruttamento”.

Sono intervenuta a RADIO CAP sulla vicenda riguardante Patrick Zaki

Per l’Assemblea legislativa Regione Emilia-Romagna risolvere in maniera positiva la situazione di 𝐏𝐚𝐭𝐫𝐢𝐜𝐤 𝐙𝐚𝐤𝐢 è un dovere istituzionale, e dovrebbe esserlo per tutte le istituzioni, a tutti i livelli.
Abbiamo il dovere di chiedere chiarezza e giustizia per un nostro ragazzo – ricordo solo la cittadinanza onoraria data a Patrick dal Comune di Rimini e dal Comune di Bologna -, ma per chiunque sia in situazioni simili.
Ma non ci scordiamo nemmeno di 𝐆𝐢𝐮𝐥𝐢𝐨 𝐑𝐞𝐠𝐞𝐧𝐢.
𝐃𝐨𝐯𝐞 𝐢 𝐝𝐢𝐫𝐢𝐭𝐭𝐢 𝐯𝐞𝐧𝐠𝐨𝐧𝐨 𝐜𝐚𝐥𝐩𝐞𝐬𝐭𝐚𝐭𝐢 𝐞 𝐥𝐞𝐬𝐢, 𝐥𝐨 𝐒𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐢𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚𝐧𝐨 𝐝𝐞𝐯𝐞 𝐩𝐫𝐞𝐭𝐞𝐧𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐝𝐢 𝐟𝐚𝐫𝐞 𝐜𝐡𝐢𝐚𝐫𝐞𝐳𝐳𝐚.
Vorrei ringraziare Radio CAP per avermi dato la possibilità di intervenire e la sensibilità nel tenere alta l’attenzione sui casi di Patrick e Giulio; grazie anche alla professoressa e consigliera comunale di Bologna Rita Monticelli e alla coordinatrice delle campagne Amnesty International – Italia Tina Marinari per i loro interventi.
Potete trovare qui la puntata di Conversando in podcast 🎙️ https://spoti.fi/42gbdRy

A Rimini al convegno su giovani, disagio e microcriminalità

Al convegno 𝐆𝐢𝐨𝐯𝐚𝐧𝐢, 𝐝𝐢𝐬𝐚𝐠𝐢𝐨 𝐞 𝐦𝐢𝐜𝐫𝐨𝐜𝐫𝐢𝐦𝐢𝐧𝐚𝐥𝐢𝐭𝐚̀ di questo pomeriggio è apparso evidente come da parte delle nostre istituzioni 𝐬𝐢𝐚 𝐧𝐞𝐜𝐞𝐬𝐬𝐚𝐫𝐢𝐨 𝐢𝐧𝐯𝐞𝐬𝐭𝐢𝐫𝐞 𝐜𝐨𝐧 𝐟𝐨𝐫𝐳𝐚 𝐬𝐮𝐢 𝐬𝐞𝐫𝐯𝐢𝐳𝐢 𝐞𝐝𝐮𝐜𝐚𝐭𝐢𝐯𝐢 𝐞 𝐬𝐮𝐥𝐥𝐚 𝐟𝐨𝐫𝐦𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐬𝐢𝐬𝐭𝐞𝐦𝐚 𝐝𝐢 𝐩𝐫𝐞𝐯𝐞𝐧𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞: la microcriminalità incide sulla fascia d’età tra i 15 e i 17 anni ed è lì che la Scuola deve dare alternative, così come 𝐢 𝐬𝐞𝐫𝐯𝐢𝐳𝐢 𝐞 𝐥𝐞 𝐬𝐭𝐫𝐮𝐭𝐭𝐮𝐫𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐚𝐢𝐮𝐭𝐢𝐧𝐨 𝐢 𝐠𝐢𝐨𝐯𝐚𝐧𝐢 𝐚 𝐬𝐨𝐜𝐢𝐚𝐥𝐢𝐳𝐳𝐚𝐫𝐞 𝐢𝐧 𝐦𝐚𝐧𝐢𝐞𝐫𝐚 𝐬𝐚𝐧𝐚.
Questo è uno dei tanti impegni che cerco di portare avanti nella mia azione politica giornaliera in Assemblea legislativa Regione Emilia-Romagna.
Ringrazio il Comune di Rimini per aver organizzato questo convegno assieme al Gruppo Giovani Musulmani di #Rimini e avermi invitata.
Grazie anche al sindaco Jamil Sadegholvaad, al vescovo Nicolò Anselmi, alla questora Rosanna Lavezzaro, alla prefetta Rosa Maria Padovano e al presidente dell’Ucoii Yassine Lafram. Grazie inoltre al direttore centrale dell’anticrimine della Polizia Francesco Messina, alla presidente del Tribunale regionale dei minori Gabriella Tomai, al presidente dell’ Aics Prevenzione Cyberbullismo Andrea Bilotto e alla professoressa dell’UniBO Stefania Crocitti per il loro costante impegno sul campo.

Il mio intervento

Buonasera a tutte e tutti,

ringrazio il Gruppo Giovani Musulmani di Rimini e l’assessorato per le politiche giovanili del Comune di Rimini per avermi invitato a questo convegno di importante riflessione sui ragazzi tra vulnerabilità e prospettive con particolare riferimento al disagio giovanile e al fenomeno delle cosiddette baby gang.

Ne approfitto per salutare tutti i presenti tra cui il sindaco di Rimini e presidente della Provincia Jamil Sadegholvaad, il vescovo di Rimini Nicolò Anselmi, la questora di Rimini Rosanna Lavezzaro, la prefetta di Rimini Rosa Maria Padovano e Yassine Lafram, presidente dell’Unione delle Comunità islamiche d’Italia Ucoii.

Ringrazio sin da ora tutti coloro che, lavorando sul campo in questo ambito, come il direttore centrale anticrimine della Polizia di Stato Francesco Messina, la presidente del Tribunale regionale dei minori Gabriella Tomai, il presidente dell’associazione italiana per la prevenzione dal cyber bullismo Andrea Bilotto, e Stefania Crocitti, docente e ricercatrice del dipartimento di scienze giuridiche dell’Università di Bologna, potranno darci spunti e strumenti utilissimi per approcciarci nel migliore dei modi a questa situazione.

Le difficoltà dei ragazzi, il bullismo e il cyberbullismo, i contraccolpi della pandemia sulle relazioni e l’impatto del mondo virtuale sui rapporti reali. Sono solo alcuni degli aspetti di quell’universo complesso che si tende a racchiudere nella definizione di “disagio giovanile”.

Il momento di oggi è estremamente importante perché nasce con l’obiettivo di parlare con gli adulti di oggi degli adulti di domani ed è quindi una particolare opportunità per tutti noi e per insegnanti ed educatori attivi nelle varie realtà dell’associazionismo, per capire meglio come approcciarsi ai giovani, saper leggere i segnali, trovare le chiavi più efficaci per comunicare e per essere di supporto ai soggetti più vulnerabili.

Il Gruppo Giovani Musulmani di Rimini ha deciso di impegnarsi in questo senso dopo la maxi rissa a Peschiera del Garda del 2 giugno scorso e dopo che nel corso dell’estate 2022 anche Rimini e Riccione sono state coinvolte in maniera significativa dal fenomeno delle cosiddette babygang. Un impegno davvero importante e per cui ci tengo a ringraziarli.

Dalla ricerca “Le Gang Giovanili in Italia” (realizzato da Transcrime – Centro di ricerca interuniversitario sulla criminalità transnazionale dell’Università cattolica del Sacro Cuore, dell’Alma Mater Studiorum Università di Bologna e dell’Università degli Studi di Perugia) pubblicata nell’ottobre 2022 in collaborazione con Ministero dell’Interno e Ministero della Giustizia, emerge come le gang giovanili siano presenti nella maggior parte delle regioni italiane, in aumento nell’ultimo triennio in maniera diffusa nel paese, con una leggera prevalenza del Centro Nord rispetto al Sud del paese.

Le gang giovanili rilevate sono principalmente composte da ragazzi di età tra i 15 e i 17 anni e nella maggior parte dei casi sono italiani, mentre gruppi formati in maggioranza da stranieri sono meno frequenti. I crimini più spesso attribuiti alle gang giovanili sono risse, percosse e lesioni, atti di bullismo, atti vandalici. La ricerca individua anche i fattori che spingono i giovani ad aderire ad una gang: rapporti problematici con le famiglie, con i pari o con il sistema scolastico, difficoltà relazionali o di inclusione nel tessuto sociale, il ritrovarsi in un contesto di disagio sociale o economico. Influente è anche l’uso dei social network come strumento per rafforzare le identità di gruppo e generare processi di emulazione o autoassolvimento.

Accanto alle iniziative divulgative come quella di oggi, il Gruppo Giovani Musulmani di Rimini ha deciso di organizzare lungo gli ultimi mesi progetti volti a far socializzare i giovani, a farli incontrare cercando di limitare il più possibile l’abbandono scolastico, che è un’altra problematica insidiosa.

Una problematica che non è scollegata da fenomeni di delinquenza perché parallelamente alle azioni di repressione, alle denunce e agli arresti, non dobbiamo mai dimenticarci di impegnarci fortemente nell’educazione, nell’istruzione e nel costruire solide reti culturali per questi ragazzi.

E questo deve andare a comprendere soprattutto i giovani della seconda generazione affinché riescano a integrarsi a pieno nella nostra società come è naturale che sia e che possano coltivare i loro sogni e le loro ambizioni più alte mettendo a frutto tutti gli strumenti che saremo in grado di offrire loro. Come istituzioni è nostro dovere porci all’ascolto e fare tutto il possibile che questo accada.

Occorre investire nella prevenzione anche del cyberbullismo e del sexting. Questi giovani sono esposti a problematiche nuove che dobbiamo essere in grado di combattere con la stessa velocità con la quale emergono e si diffondono.

È necessario creare reti sociali forti, capillari, che possano far sentire protagonisti attivi questi ragazzi e queste ragazze facendo emergere tutte le loro preziose potenzialità.

Grazie a tutti voi per l’impegno in questo delicato scenario.

A Roma all’Assemblea nazionale del Partito Democratico

Un’emozione vivere l’assemblea nazionale che ha proclamato Elly Schlein segretaria del Pd, la prima donna segretaria nazionale del PD.
Lotta alle disuguaglianze, strategie per l’emergenza climatica, politiche per ridurre la precarietà e rimettere al centro il lavoro. Le scelte per cambiare il PD, per renderlo più aperto, più inclusivo, più partecipato.
Una leadership femminista capace di parlare ad una comunità larga capace di riportare il Pd protagonista nel Paese e alternativo a questa destra.
Buon lavoro ad Elly, a Stefano Bonaccini, eletto presidente e alla nuova direzione nazionale. Grazie ad Elly Schelin per avermi proposta nella direzione nazionale. Un impegno e una responsabilità rinnovati con cui vivrò questa nuova fase politica.
Buon cammino a tutta la comunità del Partito Democratico.