E’ stato un piacere fare visita al tradizionale appuntamento del Paganello a Rimini

Una Pasquetta all’insegna dello sport all’aria aperta. Al Paganello di Rimini, l’appuntamento riminese primaverile con atleti che arrivano da ogni parte del mondo e spettatori incantati sulla spiaggia.
In tanti a tifare per le finali femminili, maschili e miste. 🥏 🏖️

A Riccione al al Concerto di Primavera con protagonista Stefano Bollani

Al Palazzo dei Congressi di Riccione ho partecipato al fantastico 𝐂𝐨𝐧𝐜𝐞𝐫𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐏𝐫𝐢𝐦𝐚𝐯𝐞𝐫𝐚. Quello di Stefano Bollani è stato uno spettacolo intenso, coinvolgente ed emozionante.
Bravissima anche Valentina Cenni.
Città di Riccione Daniela Angelini Sindaca di Riccione Sandra Villa 𝐂𝐡𝐫𝐢𝐬𝐭𝐢𝐚𝐧 𝐀𝐧𝐝𝐫𝐮𝐜𝐜𝐢𝐨𝐥𝐢 Vincenzo Colla Franca Foronchi 𝐒𝐢𝐦𝐨𝐧𝐞 𝐁𝐫𝐮𝐬𝐜𝐢𝐚

I miei auguri per le festività pasquali e un pensiero sul prossimo futuro

Vorrei augurare a tutte e tutti serene festività pasquali. In Riviera siamo all’alba di una nuova stagione turistica, che vede all’orizzonte tre bellissimi ponti, prima di tuffarci a pieno nell’estate.

Ma sarà un periodo molto impegnativo e importante anche dal punto di vista politico.

In provincia di Rimini l’8 e 9 giugno si voterà in sedici comuni per l’elezione dei sindaci e dei consigli comunali e, come sempre, saremo tutti impegnati a fianco dei candidati del centrosinistra a supporto della loro campagna e di quella del Partito Democratico.

E poi siamo attesi alla grande sfida delle elezioni europee, per far ottenere al Pd un risultato positivo che ci collochi in maniera importante nella grande famiglia del socialismo europeo, in vista di quello che sarà un quinquennio fondamentale per la nostra Europa.

Auguri a tutt* noi!

Sessione Europea in Assemblea Legislativa regionale

Inizia oggi in Assemblea legislativa Regione Emilia-Romagna la 𝗦𝗲𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗲𝘂𝗿𝗼𝗽𝗲𝗮 e l’importante dibattito programmatico per una cooperazione più stretta con le istituzioni europee.

Credo fermamente nella necessità di ricordare i diritti e i valori fondamentali di un’𝗘𝘂𝗿𝗼𝗽𝗮 𝘂𝗻𝗶𝘁𝗮, 𝗶𝗻𝗰𝗹𝘂𝘀𝗶𝘃𝗮 𝗲 𝗴𝗶𝘂𝘀𝘁𝗮: soprattutto in tempi di sfide globali, come quelle ambientali, tecnologiche e sociali è più che mai necessario mettere da parte i nazionalismi e lavorare insieme.
I temi che affronteremo sono la gestione delle IA, il sostegno all’energia eolica e alla transizione ecologica, la resilienza idrica, il potenziamento delle biotecnologie e la tutela dei minori.
Infine, affronteremo temi come l’immigrazione e l’Unione della difesa: è un momento decisivo per scegliere il futuro che vogliamo per l’Europa dei padri fondatori e, anche per questo, auspico un voto consapevole da parte di tutti i cittadini europei il prossimo giugno.

A Rimini la prima edizione del C-Movie Festival, il primo festival del cinema al femminile

Si è chiusa la prima edizione del 𝗖-𝗠𝗼𝘃𝗶𝗲 𝗙𝗲𝘀𝘁𝗶𝘃𝗮𝗹 che ha accompagnato Rimini in questa penultima settimana di marzo. Abbiamo chiuso con Livia Turco parlando di pari opportunità e disparità opportune, per un altro confronto sul ruolo delle donne nella società.
Accompagnare il percorso di questo primo festival del cinema al femminile nella mia città è stato un momento di crescita importante, oltre che un piacere e un onore prenderne parte.
Per me è stata davvero una gioia veder partecipare così tante persone alla settimana del 𝗖-𝗠𝗼𝘃𝗶𝗲 𝗙𝗲𝘀𝘁𝗶𝘃𝗮𝗹, il primo festival del cinema al femminile a Rimini. Un momento importante per la nostra comunità e per la crescita del movimento culturale dei nostri territori: un’occasione per poterci confrontare con intellettuali del calibro di 𝗗𝗮𝗰𝗶𝗮 𝗠𝗮𝗿𝗮𝗶𝗻𝗶 e per guardare oltre i nostri confini.
Grazie davvero a tutte e tutti per gli spunti che abbiamo colto in questa settimana di confronto continuo: ne farò tesoro per continuare il mio lavoro sulle politiche di genere e sulla divulgazione di una cultura e di una propulsività politica sempre più inclusiva

A San Giovanni in Marignano per una iniziativa pubblica con gli amministratori comunali

Oggi alla Tenuta del Monsignore a San Giovanni in Marignano per una iniziativa pubblica sui temi riguardanti le politiche della Regione Emilia-Romagna in sinergia coi comuni. E’ stata l’occasione per tracciare anche un bilancio di questi anni di lavoro insieme all’amministrazione comunale: Daniele Morelli, 𝐌𝐢𝐜𝐡𝐞𝐥𝐚 𝐁𝐞𝐫𝐭𝐮𝐜𝐜𝐢𝐨𝐥𝐢, 𝐍𝐢𝐜𝐨𝐥𝐚 𝐆𝐚𝐛𝐞𝐥𝐥𝐢𝐧𝐢, Elisa Malpassi e 𝐆𝐢𝐚𝐧𝐥𝐮𝐜𝐚 𝐕𝐚𝐠𝐧𝐢𝐧𝐢.
Un grazie di cuore per l’accoglienza a 𝐒𝐚𝐧𝐝𝐫𝐨 𝐁𝐚𝐜𝐜𝐡𝐢𝐧𝐢, alla sua famiglia e ai suoi collaboratori.

Oggi in regione con Pietro Grasso per due appuntamenti della Settimana della Legalità

Oggi con l’ex procuratore nazionale antimafia e presidente del Senato Pietro Grasso per inaugurare la mostra 𝗨𝗻𝗮 𝘃𝗶𝘁𝗮 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗿𝗼 𝗹𝗮 𝗺𝗮𝗳𝗶𝗮 delle ragazze e dei ragazzi dell’Istituto Superiore Einaudi Molari, in esposizione in Assemblea legislativa Regione Emilia-Romagna. Un confronto su lotta alla criminalità organizzata e sensibilizzazione delle e dei più giovani con una figura emblematica del nostro tempo.

In seguito la presentazione del suo libro Il mio amico Giovanni.

 

IL MIO SALUTO ALLA MOSTRA E L’INTERVENTO ALLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO

Innanzitutto grazie a tutti per essere qui oggi: ai ragazzi dell’Istituto “Einaudi Molari” di Rimini che hanno realizzato la mostra in collaborazione con l’Osservatorio sulla criminalità organizzata della Provincia di Rimini.

Ho avuto la fortuna di vederla già a Riccione dove fu esposta la scorsa estate e devo dire che è un lavoro di grande livello, sia nella sua progettualità che nella realizzazione.

Saluto e do un caloroso benvenuto in Assemblea legislativa al senatore Pietro Grasso, già presidente del Senato della Repubblica dal 2013 al 2018.

Con lui continueremo questa bella mattinata quando dopo l’inaugurazione della mostra ci presenterà il suo libro intitolato ‘Il mio amico Giovanni’

Siamo di fatto al secondo giorno di attività di questa ricchissima Settimana della Legalità, piena di appuntamenti su tutto il territorio regionale (ce ne sono organizzati circa 80, ai quali collaborano sia istituzioni pubbliche che mondo delle associazioni).

La struttura dell’Assemblea legislativa che ho l’onore di presiedere coordina il lavoro di organizzazione di questo importante evento (Settimana della Legalità), un’esperienza che nasce dal Testo Unico per la promozione della legalità e per la valorizzazione della cittadinanza attiva e dell’economia responsabile, che ha istituito la Giornata regionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie e per la promozione della cittadinanza responsabile.

La Giornata regionale è diventata negli ultimi anni la Settimana della Legalità, una serie di incontri, seminari e approfondimenti per parlare appunto di cittadinanza attiva, presentare buone pratiche per riconoscere e contrastare le mafie, per promuovere l’educazione, l’informazione e la sensibilizzazione in materia di legalità su tutto il territorio.

E’ in questo ampio contesto che presentiamo la mostra realizzata dai ragazzi e dalle ragazze dell’istituto superiore “Einaudi-Molari” di Rimini.

Parliamo di un lavoro di ricerca e approfondimento sulla testimonianza di donne e uomini che hanno perso la vita a causa delle mafie.

Ma è anche un interessante lavoro di grafica che è diventato una mostra itinerante e che, assieme all’Osservatorio sulla criminalità organizzata della Provincia di Rimini, abbiamo voluto fortemente portare anche nella sede dell’Assemblea Legislativa.

La mostra e il catalogo sono per noi la rappresentazione visiva di un’importante mission dell’Assemblea legislativa e cioè il mettere in campo un lavoro che tenga insieme l’attenzione alle giovani generazioni con la promozione della legalità, il tutto in un nesso imprescindibile per tutti, ma in special modo per le istituzioni.

Mettere al centro della propria attività politica i giovani  significa a mio avviso attuare politiche pubbliche che guardano al futuro della propria comunità.

Informare e sensibilizzare, educare alla legalità, promuovere una cittadinanza attiva responsabile su tutto il territorio: questi sono i capisaldi fondamentali della nostra attività.

Riprendo anche qui la frase che abbiamo deciso di scrivere sulla Card della legalità, che viene consegnata a tutte le ragazze e a tutti i ragazzi che prendono parte alle iniziative in materia di legalità promosse dall’assemblea legislativa. Quella frase riportata è la seguente: “Fuori le mafie dal nostro futuro!”

Ci tengo a ribadirlo anche oggi a voi.

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Eccoci a questo secondo momento della nostra mattinata, che segue l’inaugurazione della mostra.

Io ringrazio nuovamente il Senatore Pietro Grasso per essere qui oggi con noi a parlare di legalità e a presentare il suo libro intitolato ‘Il mio amico Giovanni’.

Una brevissima sintesi di quella che è stata la carriera del Dott. Grasso.

Diventa magistrato molto giovane e per più di dieci anni procuratore della repubblica a Palermo, fino a diventare nel 1980 titolare dell’inchiesta riguardante l’omicidio del presidente della Regione Sicilia, Piersanti Mattarella, fratello dell’attuale presidente della Repubblica.

Nel 1985 il presidente del tribunale di Palermo lo designa giudice a latere nel primo maxiprocesso a Cosa Nostra, ed è in quell’occasione che iniziò una stretta collaborazione con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino i quali gli fornirono un aiuto essenziale per studiare e comprendere le carte processuali.

Voi ragazzi siete giovanissimi, mi auguro che nel vostro percorso di studi imparerete ad apprendere e conoscere la storia di questi due magistrati, Falcone e Borsellino, assassinati dalla mafia nel 1992.

E con Falcone appunto iniziò anche un’amicizia che sta proprio alla base del racconto contenuto nel libro.

Dal 2005 al 2013 il Dott. Grasso ricoprì l’importantissimo ruolo di Procuratore Nazionale Antimafia, sul quale magari dopo ci racconterà qualcosa e poi, nel 2013, la scelta di dedicarsi alla politica, candidandosi in Parlamento.

Ricordo con emozione quella tornata elettorale perché anche io fui eletta, nel mio caso alla Camera dei Deputati (dove rimasi solo due anni prima di venire in regione), mentre il senatore Grasso al Senato della Repubblica, del quale ne diventò il Presidente e vi assicuro ragazze e ragazzi, fu davvero un ottimo presidente per quei cinque anni di legislatura, tra l’altro non semplici dal punto di vista della governabilità.

Poi dopo altri cinque anni fino alla fine dell’esperienza parlamentare nel settembre 2022.

Ma c’è una cosa che ha sempre rappresentato un filo conduttore nella vita e nella carriera di Pietro Grasso, e cioè il voler coltivare il dialogo con le giovani generazioni, incontrando ragazze e ragazzi in giro per l’Italia, come oggi qui a Bologna. Per raccontare certamente la sua esperienza, ma per spiegare bene cos’è la mafia, come si infiltra e come la si combatte.

Si, perché la mafia non è solo in Sicilia ma ovunque (anche nella nostra terra), e soprattutto perché non la devono combattere solo le forze dell’ordine e i magistrati ma tutti noi, nella nostra vita quotidiana, con le piccole e grandi azioni che possiamo svolgere.

Io non voglio dilungarmi troppo, consentitemi però di dirvi che il libro, scritto insieme ad Alessio Pasquini, merita davvero di essere letto, perché ripercorre le tappe più significative della carriera di magistrato del Dott. Grasso, che coincidono con alcuni tra gli avvenimenti più importanti della storia del nostro Paese, molti di questi purtroppo nefasti, ma altri anche di soddisfazioni professionali e di importantissimi risultati raggiunti nella lotta alla criminalità organizzata.

Ci sono tanti racconti che non sono solo semplici aneddoti ma memoria storica e testimonianza di verità.

Tra i tanti c’è un passaggio molto bello, dove Pietro Grasso racconta l’inizio del suo lavoro come giudice a latere del maxi processo. Quel passaggio è scritto così:

“Falcone mi portò in una stanza blindata, aprì la porta e mi disse: “ecco, questo è il maxiprocesso”. C’era una stanza con quattro pareti fino al tetto con degli scaffali e 120 faldoni. Si trattava di circa quattrocentomila fogli processuali, tutti da studiare. (…) Provai uno sgomento notevole ma non volli darlo a vedere, non volli deludere Giovanni Falcone che mi osservava, voleva vedere la mia reazione. Gli dissi: “dove è il primo volume?” e lui si aprì in un grande sorriso.” 

“Mentre mi trovavo lì a studiare le carte passò Paolo Borsellino. Mi vide così in difficoltà a raccapezzarmi tra tutte quelle carte, tra tutti quegli episodi e mi fornì le sue famose rubriche, quelle dove con una calligrafia minuta aveva annotato tutti gli omicidi, tutti i delitti e tutte le corrispondenze delle pagine dove si trovavano le dichiarazioni e le accuse per quel tipo di reato. Fu un aiuto eccezionale perché mi fece guadagnare tanto tempo per studiare quelle carte. Mi sentii quasi coccolato come se avessi un fratello maggiore che mi aiutava”.

 E poi, e mi avvio davvero a concludere, il racconto, premonitore letto col senno di poi, della famosa cassaforte dove erano custodite le carte segrete del maxiprocesso le cui chiavi erano in mano a Paolo Borsellino.

E il racconto cita:

 “Un pomeriggio, mentre Paolo e io stavamo prelevando alcuni atti, ci passò accanto falcone che, con il suo tono sarcastico, chiese: ‘Paolo, quella chiave la tieni tu, ma se ti ammazzano come la apriamo la cassaforte?’.

‘Giovanni, tu sei il numero uno. Prima di tutti ammazzeranno te, quindi è bene che la tenga io’, fu la risposta immediata e altrettanto beffarda.

Scoppiammo tutti in una sonora risata, abituati com’eravamo a esorcizzare l’idea della morte scherzandoci sopra”.

Quella morte, barbara, che arrivò terribilmente per entrambi, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, nel 1992, a maggio uno e a luglio l’altro, per mano della mafia.

E credo che a loro vada dedicato il nostro ricordo ma non solo: io direi ai tanti magistrati e servitori dello Stato che hanno perso la vita per mano della criminalità organizzata.

 A noi istituzioni non solo il compito di ricordarli, ma anche quello di mettere in campo tutte le azioni per contrastare ogni tipo di criminalità, e tra queste c’è il lavoro che facciamo per coltivare quella cultura della legalità che è alla base di questa settimana importante di appuntamenti, ma che non vuole però fermarsi alla fine della stessa, perché noi intendiamo continuare ogni giorno dell’anno il lavoro che come Assemblea legislativa abbiamo messo in campo, in particolar modo quello con istituti scolastici, magistrati, giornalisti d’inchiesta e tutti coloro che si occupano di cultura della legalità.

Grazie di nuovo a Pietro Grasso per essere qui con noi oggi, a voi ragazze e ragazze e ai vostri docenti.

 

A Cattolica allo spettacolo ‘Il tempo attorno’ che inaugura la Settimana della Legalità

Pienone al Teatro della Regina di Cattolica per 𝘐𝘭 𝘵𝘦𝘮𝘱𝘰 𝘢𝘵𝘵𝘰𝘳𝘯𝘰, il dramma di 𝗚𝗶𝘂𝗹𝗶𝗮𝗻𝗼 𝗦𝗰𝗮𝗿𝗽𝗶𝗻𝗮𝘁𝗼 che si ispira alla storia vera dei suoi genitori e magistrati antimafia Roberto Scarpinato e Teresa Principato e degli eroici agenti della scorta che li hanno difesi.
Iniziamo così la 𝗦𝗲𝘁𝘁𝗶𝗺𝗮𝗻𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗟𝗲𝗴𝗮𝗹𝗶𝘁𝗮̀!
IL MIO INTERVENTO DI SALUTO

Buonasera a tutte e a tutti,

sono lieta di essere qui oggi per quello che è il primo appuntamento della Settimana della Legalità promossa dall’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna, quest’anno prevista dal 17 al 25 marzo.

Tra l’Assemblea legislativa, che ho l’onore di presiedere, e l’Osservatorio sulla criminalità organizzata della provincia di Rimini, si è creata una speciale collaborazione che fonda le basi sulla volontà di promuovere percorsi di legalità attraverso la narrazione teatrale. C’è poi la preziosa collaborazione con Riccione Teatro e ATER Fondazione.

Grazie a questa sinergia lo spettacolo arriverà anche all’Arena del Sole di Bologna martedì 19 marzo e sarà poi al teatro Asioli di Correggio con due repliche.

Lo spettacolo Il tempo attorno, ispirato al vissuto reale di Giuliano Scarpinato, dei suoi genitori, Roberto Scarpinato e Teresa Principato magistrati antimafia e degli agenti della scorta che li hanno affiancati per anni, racconta gli accadimenti avvenuti dagli anni ’80 in poi: le stragi Falcone e Borsellino, l’omicidio del piccolo Di Matteo, il “processo del secolo” a carico dell’uomo più potente d’Italia, Giulio Andreotti. Tutto questo entra prepotentemente nella casa del protagonista che vede volar via l’amore dei suoi genitori, l’innocenza dell’infanzia e ogni certezza, a partire da quella della vita stessa.

Affrontare temi così importanti attraverso lo spettacolo teatrale di Giuliano Scarpinato è un valore aggiunto che abbiamo voluto cogliere senza esitazioni e ringraziamo tutte le realtà che, insieme all’Assemblea legislativa, ne hanno permesso la realizzazione.

Ci apprestiamo a vivere di sette giorni ricchi di convegni, seminari formativi, incontri con testimoni, percorsi laboratoriali, disseminati su tutto il territorio regionale e rivolti a pubblici diversi: ragazzi e ragazze delle scuole, giovani, cittadini e cittadine, studenti e studentesse universitari/e, associazioni, professionisti.

Nel corso della “Settimana” sono previsti 80 eventi, 33 dei quali realizzati in collaborazione con Libera e 23 all’interno del progetto “Concittadini”, che vedono coinvolti 63 enti pubblici, 47 scuole e numerosi soggetti privati.

Altro appuntamento clou sarà, lunedì 18 marzo alle ore 10 nella sede dell’Assemblea legislativa a Bologna, l’inaugurazione della mostra “Una vita contro la mafia” che sarà inaugurata da Pietro Grasso, già presidente del Senato e già Procuratore nazionale antimafia. Saranno presenti gli studenti dell’istituto comprensivo Einaudi-Molari di Rimini che hanno contribuito a realizzare la mostra.

L’idea di istituire questa Settimana nasce dal Testo Unico regionale che punta a promuovere la legalità, grazie alla legge regionale 18 del 2016 che istituisce, all’art. 43, la “Giornata regionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie e per la promozione della cittadinanza responsabile”, da celebrarsi ogni anno il 21 marzo.

L’obiettivo è promuovere l’educazione, l’informazione e la sensibilizzazione in materia di legalità su tutto il territorio. Assemblea legislativa e Giunta regionale, per la Settimana della legalità, collaborano ogni anno con Anci e Upi Emilia-Romagna.

In questo lavoro capillare sul territorio ci rivolgiamo in particolare agli studenti e alle studentesse per far sì che i semi della conoscenza dei fenomeni criminali e la consapevolezza su come contrastarli possano germogliare in loro creando una cittadinanza sempre più attiva e responsabile.

C’è un motivo se tendiamo spesso a rivolgerci alle scuole nel nostro lavoro.

Il fine infatti è quello di stimolare le giovani generazioni allo studio e alla conoscenza critica del fenomeno mafioso nei suoi vari aspetti e di acquisire autonomia di pensiero e di atteggiamento verso le mafie e fenomeni similari, e questa attività viene svolta in collaborazione con gli istituti superiori, come oggi, ma anche con gli Atenei.

Quando incontriamo i ragazzi c’è un messaggio forte e chiaro che vogliamo che arrivi ed è proprio quello relativo al fatto che la regione è, prima di tutto, il parlamento degli eletti, e quindi il luogo nel quale esercitare la potestà conferita dai cittadini, ma è anche la casa della democrazia aperta alla sua frequentazione e conoscenza, in particolare da parte dei giovani cittadini.

Per questa ragione il nostro consiglio regionale investe nel rapporto con gli studenti, affinché comprendiate l’importanza della responsabilità, che è presidio dei valori civici, del senso di comunità.

Non girare la testa dall’altra parte di fronte ad un sopruso, difendere la capacità di interpretare la realtà per dire la propria opinione, sapere che il proprio contributo lascia un segno all’interno di una collettività, sono gli investimenti che la nostra Assemblea legislativa rivolge ai suoi giovani cittadini, del cui punto di vista e della cui visione del mondo ha bisogno.

Lo facciamo promuovendo appunto la diffusione della cultura della legalità e della cittadinanza attiva partendo ad esempio dal raccontare e dal portare a conoscenza i profili di figure e persone esemplari. Cercando di far imparare a riconoscere i fenomeni mafiosi e corruttivi e ad avere maggiore consapevolezza su come le mafie si siano insediate anche in Emilia-Romagna.

E poi coinvolgendo i giovani in un percorso di conoscenza delle regole e della valorizzazione delle stesse, nei diversi ambiti di vita mettendo in evidenza le migliori esperienze di protagonismo attivo.

Il Testo Unico per la promozione della legalità e per la valorizzazione della cittadinanza e dell’economia responsabili non ha solo finalità di coordinamento e di semplificazione ma ha anche offerto l’opportunità di inserire e disciplinare nuove modalità di prevenzione e di contrasto. Gli ambiti di intervento, la promozione di azioni e iniziative volte a contrastare i fenomeni d’infiltrazione e radicamento di tutte le forme di criminalità organizzata, sono tutte declinate nella prospettiva della prevenzione per agire da freno e da correzione allo sviluppo di tali fenomeni. Nel Testo Unico una particolare attenzione viene dedicata a tutte le iniziative sviluppate d’intesa con i diversi livelli istituzionali. Vi sono inoltre misure specifiche con riguardo:

-al sostegno per il recupero di immobili confiscati ed il loro riutilizzo a fini sociali e per la salvaguardia dei livelli occupazionali delle aziende sequestrate;

-all’assistenza alle vittime dell’usura e del racket ed alle vittime innocenti delle organizzazioni criminali ed iniziative di prevenzione del fenomeno dell’usura;

-alla prevenzione dei fenomeni di corruzione ed illegalità a partire dal settore degli appalti pubblici, ma anche nel settore dell’autotrasporto e facchinaggio, con il potenziamento dell’attività ispettiva e di controllo negli ambiti della logistica, e in quelli del commercio, turismo, agricoltura e della gestione dei rifiuti, anche al fine di contrastare i fenomeni del caporalato e dello sfruttamento della manodopera;

-al contrasto del gioco d’azzardo patologico.

 Dobbiamo sostenere ogni giorno chi si batte per prevenire ed estirpare la presenza e il consolidamento di mafie e criminalità organizzata, ma nella quotidianità questo intento deve essere accompagnato dall’impegno di tutti, istituzioni e cittadini, per il rispetto e la promozione della legalità e del convivere civile.

A Rimini con Alessandro Zan per la presentazione del suo libro ‘E noi splendiamo, invece’

Se il DDL Zan è stato affossato, dalla terra possono nascere i fiori: tanto sentimento e tanto desiderio di battersi e fare una scelta, è questa la sfida del DDL Zan.
Quando questa Legge contro l’omolesbobitransfobia riuscirà ad arrivare in parlamento, lo farà grazie alla grande mobilitazione dal basso creatasi dal basso anche nel nome di Michela Murgia.
Questa sera siamo in tante e tanti alla Feltrinelli di Rimini per parlare di come attivarsi con forza di fronte alla sfida dei diritti civili uniti a quelli sociali assieme ad Alessandro Zan con il suo ultimo libro 𝘌 𝘯𝘰𝘪 𝘴𝘱𝘭𝘦𝘯𝘥𝘪𝘢𝘮𝘰, 𝘪𝘯𝘷𝘦𝘤𝘦 e alla preziosa Vera Bessone.
IL MIO CONTRIBUTO

Avere qui a Rimini Alessandro Zan per la presentazione del suo nuovo libro “E noi splendiamo, invece” è una preziosa occasione di riflessione sui diritti e su quanto sia necessario continuare a battersi per il loro pieno raggiungimento. Essere attenti a questi temi significa scegliere di stare dalla parte di chi, nella società, ha meno tutele e diritti; significa non stare dalla parte del più forte, ma avere la consapevolezza che un aiuto collettivo possa migliorare il benessere della società tutta.

Credo che la nostra attenzione debba partire dalla quotidianità con una particolare sensibilità e cura verso le nuove generazioni. Per questo ho apprezzato molto la scelta del Liceo scientifico e artistico “Alessandro Serpieri” di Rimini che due anni fa, il 17 maggio 2022 nella giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia, ha annunciato di aver adottato la carriera alias, come aveva già fatto una scuola di Ravenna.

Così gli studenti e le studentesse che si riconoscono come transgender o gender variant e decidono di essere riconosciuti e denominati con un genere alternativo rispetto a quello assegnato alla nascita possono farlo. L’istituto superiore è stato tra i primissimi in Italia ad avere approvato un regolamento che introduce la carriera alias a livello di scuola superiore (mentre la prassi è già utilizzata nelle università).

Si tratta di una novità rivoluzionaria perché applicata su ragazzi minorenni e che, in linea con quanto affermato nell’art.3 della nostra Costituzione, si pone come obiettivo la rimozione degli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese” (“È compito della Repubblica…” art.3 della Costituzione Italiana).

La carriera alias è una procedura di semplice applicazione, che prevede la possibilità di modificare il nome anagrafico con quello di elezione, scelto dalla persona, nel registro elettronico, negli elenchi e nei documenti interni alla scuola aventi valore non ufficiale. È una buona prassi che evita a questi studenti il disagio di continui e forzati coming out e la sofferenza di subire possibili forme di bullismo. La vera novità è che il liceo per assegnare la nuova denominazione non richiede alcuna “certificazione medica/psicologica” perché la varianza di genere non è una malattia ma un’espressione sana delle tante possibilità del genere umano (l’Oms nel 2018 ha rimosso la transessualità dall’elenco delle patologie mentali) quindi la carriera alias è un atto di rispetto, oltre che di tutela della privacy, verso le istanze delle persone.

Il ragionamento alla base del provvedimento condiviso dal Consiglio d’Istituto, dal Dirigente Scolastico Francesco Tafuro e dalla referente Bullismo e Cyberbullismo del Liceo, Prof.ssa Fabiola Perazzini, nasce dal fatto che i ragazzi che chiedono di accedere alla carriera alias hanno già effettuato un percorso psicologico ad hoc nelle strutture preposte, e il compito della scuola “è quello di accogliere e di garantire il benessere dello studente durante il suo percorso”.

Le buone pratiche possono rappresentare occasioni di crescita culturale per la comunità scolastica, se accompagnate dalla traduzione in azioni concrete delle parole chiave quali convivenza consapevole, parità, rispetto delle differenze, prevenzione di tutte le forme di discriminazione, più volte ribadite in sede europea, internazionale e anche nella recente legge di riforma, cosiddetta della ‘Buona scuola’”.

Nella nostra città ci sono altri esempi virtuosi in questo senso come la palestra di arti marziali di Gabriel Corbelli che propone alle persone iscritte il tesseramento alias. Una scuola in cui si pratica il karate, dove la presenza delle donne è massiccia, e dove lo spogliatoio è unico, senza distinzione.

Rimini è sempre stata avanti a cogliere le novità della realtà che ci circonda e credo possa fare la differenza anche sul tema dei diritti.

Sono passati circa tre anni dal naufragio del ddl Zan in Senato e, con il governo più a destra della storia recente italiana, la situazione sul versante dei diritti LGBTQIA+ sta precipitando. I diritti della comunità Lgbt sono più a rischio che mai e la mancanza di leggi adeguate non fa altro che aggravare la situazione.

Un disegno di legge sull’omolesbobitransfobia che non venne accolto, se vi ricordate, fra incresciosi applausi. Applausi che fecero il giro del mondo, mostrando il grave grado di arretratezza di una destra intransigente e anacronistica. Lontana pensino dalle destre europee che, con un orientamento liberale, guardano anche ai diritti arcobaleno.

Il Rainbow Index, l’indice che misura la tutela dei diritti in Europa compilato ogni anno dall’Ilga, la più grande rete europea delle associazioni LGBTQ+, ci dice che, dei 49 Paesi presi in considerazione dal ranking, il nostro Paese si posiziona solo al 34esimo posto sul tema dei diritti, perdendo addirittura una posizione rispetto allo scorso anno.

L’Italia tutela, infatti, solo il 25% (una percentuale addirittura inferiore a quella dell’Ungheria di Orban) dei diritti arcobaleno, e l’incitamento all’odio è rimasto diffuso quest’anno anche da parte dei politici.

Affermazioni come l’omosessualità è un “abominio” e che le coppie di genitori omosessuali non sono normali, dei deputati di Fratelli d’Italia Federico Mollicone e Lucio Malan, riportate nel report di Ilga, non fanno altro che confermare la volontà di retrocede a una dimensione medioevale della società.

Con il Ddl Zan avremmo voluto fare un passo avanti, con una legge che puniva ogni forma di discriminazione e di violenza basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere. Mentre il tema è stato derubricato sostenendo che esistevano già delle leggi in merito, e che un’ulteriore legge sarebbe stata superflua ritenendo, in maniera sconsiderata, che avrebbe tolto la “libertà di pensiero”.

A farsi sentire in questo contesto è, invece, la totale assenza di qualsiasi legge sui crimini e i discorsi d’odio, di cui persino l’Ungheria si è dotata nel 2013.

Una battaglia che non abbiamo intenzione di abbandonare, siamo la forza politica che può creare un argine all’avanzata di una destra sovranista ed arretrata, che sui diritti sociali e civili è tra le più arretrate d’Europa.

Una destra che non sarebbe mai in grado di creare una società inclusiva, aperta e solidale. Valori che invece rappresentano saldamente l’identità del Centrosinistra, un Centrosinistra che crede sopra ogni altra cosa alla dignità e ai diritti di ciascun individuo. Il rischio con questo Governo è di mettere in discussione i diritti già assodati. L’Italia merita di essere un Paese equo, solidale, tollerante, che porti con grande facilità e trasparenza una legge contro i crimini d’odio, invece di continui ostruzionismi.

Riconoscere per legge il diritto delle coppie omogenitoriali

Stiamo invece assistendo ad un altro fatto senza precedenti: il Governo ha bocciato il certificato di filiazione europeo destinato ad assicurare il riconoscimento dei diritti dei figli anche delle coppie gay e l’adozione nei Paesi dell’Unione, bloccando la registrazione dell’atto di nascita per i minori nati da coppie dello stesso sesso.

Restringendo di fatto l’ambito dei diritti. La legge italiana non prevede e quindi non riconosce i figli delle famiglie omogenitoriali. Il loro destino è stato fino ad oggi legato alle mani dei sindaci che sono riusciti a sanare un vuoto legislativo aggrappandosi agli orientamenti dei tribunali, e di fatto riconoscendoli.

Si tratta però di procedimenti onerosi, tempi lunghi e costi economici ed emotivi. Il genitore non biologico, e quindi non riconosciuto, deve sottoporsi ad umilianti e discriminatori controlli di idoneità fatti dagli assistenti sociali, che non tutelano il minore.

Più che altro non c’è una legge che lo preveda, ma solo sentenze. Per questo il PD ha depositato una proposta di legge, che estende tutele e diritti per le famiglie eterosessuali a quelle formate da persone dello stesso sesso: matrimonio, adozioni, aperte anche ai single, il riconoscimento dei figli alla nascita per le donne che ricorrono alla procreazione eterologa, ed ora lavorerà affinché sia presto calendarizzata. Il deputato Alessandro Zan ha collaborato alla stesura del testo, insieme all’Associazione famiglie arcobaleno e ad un pool di giuristi, avvocati e magistrati.

Si tratta di una battaglia di civiltà; sono bambini e bambine che vanno nelle nostre scuole e crescono nelle nostre comunità, come tutti gli altri, non c’è alcuna ragione per negare il loro riconoscimento. Le discriminazioni non hanno mai portato ad un avanzamento della società; una società che non discrimina e non marginalizza è più sicura e non lascia indietro nessuno.

Il tema dei diritti è nel DNA del Partito Democratico. Attraverso la buona politica e la partecipazione dal basso, di cittadini e cittadine che sentono nei nostri valori l’unico modo per concepire il futuro, possiamo creare una rotta che ci appartiene.

A luglio scorso abbiamo assistito invece al primo via libera alla proposta di legge che rende la maternità surrogata un reato universale. L’Aula della Camera ha approvato la pdl firmata dalla deputata di Fratelli d’Italia Carolina Varchi con 166 voti a favore, 109 contrari e quattro astenuti.

Non possiamo rimanere inermi a guardare questo scempio dei diritti.

I diritti sembravano un tema secondario quando i politici che ora sono alla maggioranza erano all’opposizione. Eppure, appena ne hanno avuto la possibilità, sono partiti proprio andando a minare i diritti delle persone e in primo luogo dei bambini.

Dobbiamo renderci conto che non stiamo parlando di proiezioni future, ma di bambini e bambine che sono già parte della nostra comunità. Vanno riconosciuti senza se e senza ma i diritti che spettano loro.

Non è ammissibile che un genitore debba girare con la delega del partner perché in Italia il suo ruolo non è riconosciuto. Che immagine stiamo dando a questi bambini?

Inoltre, tutto si sta focalizzando molto sulle coppie omogenitoriali (che io sostengo sia per la volontà di ricorrere a fecondazione eterologa, sia per quello che riguarda le adozioni), ma è una questione che coinvolge in larga parte coppie eterosessuali.

In questo momento la destra vuole spostare l’attenzione polarizzando gli argomenti e penalizzando il più possibile le famiglie arcobaleno ed è una situazione insostenibile. Oltretutto si tratta di percorsi onerosi e complessi, a testimonianza della grande volontà di chi li intraprende.

Stiamo parlando di persone, bambine e bambini e occorre fare il possibile affinché venga fatta una legge a loro tutela. I sindaci che stanno continuando a registrare i figli di queste coppie all’anagrafe stanno dando un segnale forte che apprezzo molto e auspico il Governo ne tenga conto.

Non è accettabile che la maternità surrogata venga considerata un reato. I reati sono ben altri e non riguardano la decisione di persone che si amano di mettere al mondo dei figli. Quando si tratta di diritti la chiarezza deve essere netta e definita.

 Il Governo continua inoltre a fare tagli al welfare e le donne sono costrette a rinunciare al loro lavoro, al loro talento e alla loro libertà.